Paura nei cieli egiziani: dopo British Airways e Lufthansa anche i piloti Alitalia non vogliono volare verso il Cairo

Le compagnie aeree boicottano l'Egitto e il presidente egiziano, intanto, prolungo lo stato d'emergenza: è allarme terrorismo
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E’ ancora allarme terrorismo sulle rotte aeree da e verso il Cairo. British Airways ha confermato lo stop di tutti i suoi collegamenti con la capitale egiziana per una settimana. Lufthansa, che ieri aveva seguito a stretto giro la compagnia britannica, ha limitato a un solo giorno la misura cautelare motivata da generiche “precauzioni di sicurezza“. Se oggi anche l’Associazione Nazionale Piloti ha fatto richiesta ad Alitalia ed Enac di sospendere immediatamente tutti i voli verso il Cairo. Il vettore tedesco ha annunciato oggi la ripresa delle partenze dei suoi aerei in decollo da Francoforte o da Monaco in direzione dello scalo cairota, precisando che le verifiche sulla sicurezza continueranno a essere aggiornate di ora in ora.

Mentre da Londra la sospensione dei voli è prevista almeno fino a domenica prossima, con buona pace delle autorità egiziane che cercano di tranquillizzare le compagnie, e tra mille disagi per i passeggeri che avevano prenotato i voli ormai da tempo. “Noi riesaminiamo costantemente gli accorgimenti sulla sicurezza dei nostri aeroporti in giro per il mondo e abbiamo sospeso i collegamenti con il Cairo per sette giorni a scopo precauzionale, in modo da consentirci ulteriori valutazioni“, è stata la spiegazione fornita da un portavoce della British alla Bbc, che ha precisato come “La tutela e la protezione dei passeggeri e degli equipaggi sono sempre una priorita’ per noi e non non faremmo mai volare un aereo a meno che non sia sicuro“.

Il sito web del Foreign Office, d’altronde, è stato chiaro, emettendo un’allerta sugli “accresciuti rischi di terrorismo contro l’aviazione” e relative “misure di sicurezza addizionali sui voli in partenza” dall’Egitto verso il Regno Unito. Alla base di tutto ci sono le tensioni in Medio Oriente fra Iran e Usa e Iran e Occidente, innescata tra l’altro dalla ‘guerra delle petroliere‘ con il sequestro del cargo britannico Stena Impero appena compiuto dai Pasdaran nello Stretto di Hormuz, in risposta a quello della nave iraniana Grace 1 avvenuto 15 giorni fa ad opera dei Royal Marines al largo di Gibilterra.

AFP/LaPresse

E intanto il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi ha prolungato lo stato di emergenza a livello nazionale per la nona volta dall’aprile del 2017, quando due attentati nella domenica delle Palme provocarono almeno 44 morti. La disposizione avrà effetto da giovedì, 25 luglio, per tre mesi. Lo stato di emergenza consente al governo di intercettare e monitorare tutte le forme di comunicazione, imporre la censura e confiscare pubblicazioni, imporre un coprifuoco o ordinare la chiusura di esercizi commerciali, nonché designare aree per l’evacuazione. Permette inoltre alle forze di sicurezza di detenere le persone per qualsiasi periodo di tempo senza fornire una motivazione in quanto è considerato un “problema di sicurezza“.

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