Che la Calabria sia la Regione che ospita ogni anno la più elevata percentuale di nidi di Tartaruga marina rispetto al resto d’Italia, è un fatto ormai accertato, da quando il Dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria, sulla scorta dei primi dati raccolti dal WWF locale sin dagli anni ‘80, avviò uno specifico programma di ricerca per monitorare le coste alla ricerca dei preziosi siti di riproduzione della Caretta caretta. Fu proprio quella ricerca a verificare contemporaneamente l’esistenza di numerosi fattori di criticità in grado di mettere a rischio la sopravvivenza stessa delle covate di uova che le Tartarughe, dalla tarda primavera e durante l’estate, depongono nottetempo sui frequentati lidi calabresi. A cominciare dalle operazioni di pulizia delle spiagge condotte mediante l’ausilio di pesanti mezzi cingolati, al transito di mezzi fuoristrada, fino alla diffusa presenza lungo i litorali di luci che, al momento della schiusa, inducono i neonati a spingersi pericolosamente verso la terraferma piuttosto che verso il mare, per come dovrebbe invece accadere.
Ci sono però dei casi in cui è la stessa presenza dell’uomo a rendere possibile la salvaguardia e la custodia delle preziose covate. E’ quanto accaduto a Capo Colonna, in piena Riserva Marina di Isola di Capo Rizzuto, ad una mamma Tartaruga poco “calcolatrice”. La grossa femmina infatti, dopo essere uscita dall’acqua nella notte di lunedì 15 luglio spinta dall’istinto primordiale di liberarsi del carico di uova, per scavare la caratteristica buca nella sabbia, culla delle future tartarughine, non si è allontanata a più di cinque-sei metri dalla battigia: veramente troppo poco per poter evitare che le onde prima o poi distruggessero l’intero nido, vanificando così l’enorme sforzo sostenuto dalla frettolosa genitrice. La fortuna ha voluto che della presenza della tartaruga si accorgessero dei frequentatori di un lido che hanno subito lanciato l’allarme, raccolto prontamente dal gruppo di volontari e biologi dell’ organizzazione Aggregata del WWF Crotone, che da anni gestisce un campo di educazione ambientale e dalla O.A. WWF di Catanzaro, entrambe operative da settimane nelle aree costiere di competenza. L’equipe di protezionisti è infatti impegnata nelle operazioni di monitoraggio e tutela dei nidi di Caretta caretta, nell’ambito del Progetto “TartAmar del WWF Italia, finanziato con fondi POR FESR FSE 2014/2020 della Regione Calabria. Il progetto ha proprio lo scopo di favorire tutte le condizioni necessarie per il migliore successo riproduttivo di una specie minacciata (e la cui conservazione è considerata prioritaria a livello Europeo), attraverso la ricerca dei nidi, la loro messa in sicurezza ove necessario, e campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui problemi che riguardano la sopravvivenza della Caretta caretta, non ultimo la insostenibile presenza di plastiche nei nostri mari.
Provvidenziale pertanto si è rivelato l’intervento dei volontari del WWF, regolarmente autorizzati dal Ministero dell’Ambiente ad operare sulle Tartarughe, visto che le uova giacevano a una quarantina di cm sotto la sabbia, ma già completamente immerse nell’acqua, fatto che ne avrebbe certamente compromesso lo sviluppo embrionale. Le novantasette uova, una per una, e con estrema delicatezza, sono state perciò prelevate e trasferite con tutti gli accorgimenti che il caso prevede, in un nido “artificiale”, ad una distanza di sicurezza dalle onde. La speranza di tutti è che, ultimato il normale periodo di incubazione, che durerà una sessantina di giorni in media, le tartarughine possano sgusciare tranquillamente e ricevere, questa volta a tempo debito, il loro battesimo del mare.