Nella giornata di ieri, mercoledì 24 luglio, i Carabinieri del NAS di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Il provvedimento ha riguardato 6 persone, delle quali: una in carcere, due agli arresti domiciliari, due raggiunte dalla misura interdittiva dei rapporti con la Pubblica Amministrazione, un’altra, infine, dall’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.
I sei indagati destinatari dei provvedimenti cautelari sono coinvolti, a vario titolo e con molteplici altri soggetti deferiti in stato di libertà, in un’associazione per delinquere dedita alla commissione di svariate truffe a danno del Servizio Sanitario Nazionale.
I reati accertati dagli investigatori del NAS, riconducibile all’arco temporale 2015–2017, sono: associazione per delinquere aggravata finalizzata alla commissione di fatti di peculato, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e truffa aggravata.
La complessa attività investigativa si è concentrata dapprima sul primario di un reparto di Patologia Clinica di un ospedale campano. L’uomo, infatti, aveva sopperito alle esigenze del laboratorio privato di analisi di proprietà della moglie mediante la struttura sanitaria pubblica ove lavorava. Difatti, l’indagato distraeva indebitamente beni strumentali in dotazione della struttura sanitaria pubblica (strutture, macchinari, personale e reagenti chimici), destinandoli alla struttura della consorte.
Entrambi i coniugi sono stati posti agli arresti domiciliari per il delitto di associazione per delinquere e per svariati episodi di peculato.
L’articolata indagine degli uomini del NAS di Caserta, espletata anche mediante intercettazioni telefoniche, perquisizioni, pedinamenti e l’acquisizione di copiosa documentazione contabile/amministrativa, ha portato alla luce:
- un sodalizio criminale costituito da alcuni dipendenti ospedalieri i quali eseguivano una serie indeterminata di esami clinici su campioni prelevati ai clienti del laboratorio privato, struttura che, accreditata con il Servizio Sanitario regionale, provvedeva poi a richiedere anche il rimborso delle relative ricette di prescrizione alla competente ASL;
- la condotta illecita di due rappresentanti di una ditta fornitrice, che offrivano al primario, e alla sua collaboratrice più stretta, compensi in denaro o soggiorni nelle isole partenopee, in cambio dell’indebita attribuzione di forniture di beni strumentali e diagnostici per l’ospedale. Le richieste di approvvigionamento, infatti, non erano legate al reale fabbisogno della struttura ospedaliera, ma decise dagli stessi rappresentanti della ditta fornitrice che articolavano gli ordini adeguandoli alle richieste effettuate dai due dipendenti pubblici corrotti. Per questo motivo, i due fornitori sono stati destinatari di un provvedimento interdittivo dei rapporti con la Pubblica Amministrazione;
- la corruzione di un pubblico ufficiale finalizzata ad ottenere il superamento di una procedura concorsuale, che ha portato all’emissione della misura dell’obbligo di presentazione alla P.G. a carico di un militare dell’Esercito Italiano avente promosso l’illecita mediazione;
- il furto di farmaci e reagenti vari commessi da diversi dipendenti dell’Azienda Ospedaliera;
- numerose analisi di laboratorio eseguite per fare “piaceri” a parenti, amici e conoscenti da parte di numerosi dipendenti ospedalieri, senza pagamento del ticket e prenotazione, in dispregio di ogni minima norma di buon andamento della Pubblica Amministrazione.
- il caso di un infermiere che, dopo aver eseguito gli illeciti accertamenti diagnostici utilizzando impropriamente strumentazione e reagenti del laboratorio ospedaliero, riceveva un compenso in danaro per la “prestazione” fornita;
- una serie di illegittimi allontanamenti dal servizio di una dipendente che, adottando una serie di artifizi, dopo aver timbrato l’ingresso in servizio si allontanava dalla struttura ospedaliera per dedicarsi a faccende private o, a volte, addirittura non si presentava, apponendo a giustificazione dell’assenza false certificazioni mediche, a seguito delle quali si recava in ferie presso località balneari e, in un caso specifico, ad assistere a un incontro di calcio internazionale.
L’intero compendio investigativo ha dunque consentito di portare alla luce la scandalosa gestione di un intero Reparto Ospedaliero, asservito a scopi strettamente personali e privatistici, ormai nettamente preminenti rispetto all’attività istituzionale, relegata, purtroppo, ad essere espletata nei ritagli di tempo.
Le perizie tecniche effettuate e gli accertamenti documentali eseguiti dai Carabinieri del NAS, hanno permesso di dimostrare che almeno il 10% degli esami eseguiti durante le indagini non risultavano essere collegati ad alcuna attività istituzionale, ma erano riconducibili ad illeciti.
Il danno erariale stimato per difetto è di 1.800.000 euro annui.