L’artrite reumatoide è una patologia che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, interessa oltre il 17% della popolazione italiana ed è destinata ad aumentare: è stato messo a punto un composto molecolare “intelligente” che promette di essere efficace per il trattamento della malattia. E’ stato sviluppato e impiegato in via sperimentale, su modelli animali, da un gruppo coordinato da Fabrizio Carta e Claudiu Supuran dell’Università di Firenze. I risultati dello studio sono stati illustrati sul “Journal of Medicinal Chemistry“. Il lavoro è frutto di una collaborazione tra il Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino e quello di Chimica “Ugo Schiff” dell’Ateneo fiorentino.
“Lo studio si inserisce in un ambito di ricerca, quello dell’utilizzo a scopi terapeutici del monossido di carbonio, che solo recentemente ha suscitato grande interesse da parte della comunità scientifica,” spiegano Carta e Supuran. Noto per la sua tossicità, il monossido di carbonio è stato recentemente riabilitato per il suo importante ruolo di mediatore cellulare. ”Diversi studi clinici, alcuni ancora in corso hanno dimostrato come a basse concentrazioni questo gas abbia effetti positivi nel trattamento di diverse patologie, tra le più studiate quelle di natura infiammatoria. Tuttavia, essendo privo di selettività verso i tessuti bersaglio, la sua somministrazione in maniera sicura e controllata resta un problema irrisolto”.
Il team fiorentino ha realizzato molecole in grado di svolgere una doppia azione: liberare da una parte monossido di carbonio all’interno dell’organismo e inibire dall’altra gli enzimi di anidrasi carbonica correlati al processo infiammatorio e al decorso dell’artrite reumatoide. Lo studio ha richiesto due anni di attività e si è basato su risultati raggiunti in precedenza dallo stesso gruppo di lavoro. “Questi ibridi così strutturati – proseguono i due esperti – hanno prodotto effetti terapeutici superiori a quelli ottenuti dalle singole entità molecolari somministrate separatamente. Il risultato è riconducibile all’inibizione selettiva delle anidrasi carboniche coinvolte nella patologia, congiuntamente al rilascio controllato di unità di monossido di carbonio nel tessuto bersaglio“.
I dati preliminari pongono solide basi alla somministrazione controllata di monossido di carbonio a fini terapeutici.
Il prossimo obiettivo dei ricercatori è di rendere i composti ancora più efficaci e selettivi nella capacità di inibire le anidrasi carboniche coinvolte nel processo infiammatorio ed allo stesso tempo di confinare il rilascio controllato di monossido di carbonio esclusivamente nei tessuti di interesse.