Caldo, il livello del Po si abbassa: “Bisogna pianificare i prelievi per fare fronte ad eventuali criticità”

"Convocato per domani, venerdì 5 Luglio, l’Osservatorio sul Fiume Po, i cui livelli stanno vistosamente scendendo"
MeteoWeb

E’ stato convocato per domani, venerdì 5 Luglio, l’Osservatorio sul Fiume Po, i cui livelli stanno vistosamente scendendo: a fronte del perdurare di alte temperature, bisogna pianificare i prelievi per fare fronte ad eventuali criticità“: lo spiega in una nota l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. “L’Italia è ricca d’acqua, in quanto l’afflusso medio annuo, costituito dalle precipitazioni meteoriche, corrisponde a 1.000 millimetri, superiore alla media europea (circa mm. 650 ) ed a quella delle terre emerse (mm. 730 ).
Il problema – ha affermato il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi, aprendo a Roma la seconda giornata dell’Assemblea Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue – è che piove in modo diverso rispetto alle esigenze e con l’alternanza di forti alluvioni nel periodo autunno/inverno e scarsità di precipitazioni in primavera/estate. Tali situazioni sono purtroppo destinate ad aggravarsi nei prossimi anni a causa dello strutturarsi dei cambiamenti climatici e di un consumo del suolo che, nonostante la “bolla” immobiliare, appare colpevolmente inarrestabile. Occorre agire, prevedendo soluzioni contro le precipitazioni eccessive, contestualmente attuando piani di conservazione e tutela della risorsa idrica.
In Italia, in particolare, “l’irrigazione costituisce la condizione fondamentale per un’agricoltura competitiva sui mercati globali. Si calcola che le produzioni irrigue valgano oltre l’85% del valore agricolo complessivo ed è pertanto una risorsa determinante per il reddito del “made in Italy” agroalimentare,” prosegue la nota.
Siamo certi – ha commentato il Presidente di ANBI – di poter sostenere che si può fare agricoltura senza terra, ma non senza acqua!

In base ai dati certificati dall’ISTAT, “il valore della produzione agroalimentare in Italia risulta di circa 270 miliardi di euro (solo l’export vale 45 miliardi) con 3.300.000 occupati.
L’irrigazione collettiva, oltre a fornire reddito alle imprese agricole e competitività sui mercati, consente il mantenimento delle filiere produttive, provvede alla ricarica delle falde sotterranee, assicura il mantenimento delle aree umide, degli agroecosistemi e del paesaggio, riduce la subsidenza e l’intrusione salina nelle falde, assicurando il presidio del territorio,” si spiega nella nota.
Per continuare ad agire sulla produttività – ha proseguito Vincenzi – l’agricoltura deve continuare ad evolversi, puntando sullo sviluppo e lo studio di sistemi che, a partire dall’irrigazione, consentano di ottenere risultati uguali o maggiori, utilizzando la medesima o una minore quantità di risorsa idrica. Questo può avvenire, solo implementando le tecnologie attualmente disponibili. Investire nell’innovazione e nella ricerca risulta quindi imprescindibile.”
Importante, si spiega, “è anche l’opportunità, che riguarda la Direttiva Quadro Acque, la cui riforma costituisce l’occasione per adeguare i contenuti (fino ad oggi rivolti principalmente ai Paesi, ove l’irrigazione costituisce una pratica marginale) anche alle necessità degli Stati mediterranei, dove l’irrigazione è fondamentale per le necessità dell’agricoltura.
Ciò impone all’Italia – ha aggiunto Vincenzi – alleanze con i Paesi dell’Unione Europea con problematiche irrigue simili, oltre alla presenza, a Bruxelles, di un supporto tecnico-operativo, che affianchi i legislatori italiani sulla normativa comunitaria in corso di adeguamento. E’ lo scopo che si prefigge ANBI, che unitamente a FENACORE (Spagna), FENAREG (Portogallo) e IRRIGANTS DE FRANCE (Francia), ha costituito l’associazione Irrigants d’Europe (IE) al fine di promuovere azioni concrete e condivise, tese a trovare soluzioni ai problemi relativi ad acqua, energia, cibo.
Irrigants d’Europe è oggi punto di riferimento tecnico della Commissione Europea per tutta la complessa normativa, che riguarda, oltre alla Direttiva Acque, la Direttiva Alluvioni, il tema del riuso delle acque reflue depurate, il cosiddetto Global Gap che affronta la questione della qualità della risorsa idrica, la riforma della PAC post 2020 i cui vincoli risultano definiti da due elementi: l’effetto Brexit, in termini di riduzione del bilancio comune; la necessità di ridimensionare le politiche tradizionali (PAC e Coesione), in favore di “nuove sfide”: ricerca, giovani, accoglienza e fenomeni migratori, politiche ambientali.
E’ in un tale scenario che, partendo dal documento Hogan – ha concluso il Presidente di ANBI – immaginiamo si possano fare scelte forti nella futura PAC per i territori più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici e per un agroalimentare del made in Italy, che abbia opportunità concrete in termini di innovazione e di infrastrutturazione.

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