Disfunzioni ormonali della tiroide, metaboliche e ossee: “Problemi per tutti almeno una volta nella vita”

Le disfunzioni ormonali hanno tanti volti e tutti prima o poi siamo destinati a conoscerne uno: i sintomi, inoltre, sono spesso "sfumati"
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Tiroidee, riproduttive, metaboliche, ossee. Le disfunzioni ormonali hanno tanti volti e tutti prima o poi siamo destinati a conoscerne uno. “La probabilità che ognuno di noi, nel corso della vita, abbia a che fare con un problema ormonale si aggira intorno al 99%“, assicurano infatti gli esperti che segnalano però rischiose lacune nella conoscenza in materia. “Per la salute ormonale c’è ancora molto da fare al fine di colmare il gap di informazioni“, avverte il presidente della Società europea di endocrinologia (Ese) Andrea Giustina, annunciando l’annuale appuntamento con il Cuem, Clinical update in endocrinologia e metabolismo. L’ottava edizione è in programma venerdì 5 luglio, al Centro congressi dell’ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute di Milano.
La centralità del sistema ormonale fa si che l’endocrinologo debba essere uno specialista competente su molteplici aree terapeutiche anche molto lontane tra loro – afferma Giustina – Eppure l’endocrinologia paga il prezzo di una scarsa consapevolezza del ruolo degli ormoni nel mantenimento della salute e in molte malattie anche da parte della classe medica“. Se infatti “i sintomi di un infarto o un ictus sono peculiari e facilmente riconoscibili, gli ormoni agiscono spesso in maniera più sfumata“.
Alla cerimonia inaugurale del Cuem 2019 è annunciata la presenza del sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi. Decine i temi di cui parleranno diversi opinion leader italiani, attesi sul palco di un evento orientato alle più recenti innovazioni terapeutiche dedicate al complesso mosaico delle patologie ormonali: “Dalle diffuse malattie tiroidee ai tumori che possono interessare la ghiandola – elencano i promotori in una nota – dalle terapie per la disfunzione erettile che preoccupa il sesso maschile alle politiche di salute pubblica sulla prevenzione delle malattie ossee in generale e dell’osteoporosi in particolare, sino alle malattie” che gli esperti promettono di trattare “con una dignità che prescinde la legge dei dati epidemiologici e dei dati di incidenza“.
Parleremo di sindromi lipodistrofiche – cita Giustina – che rappresentano un gruppo eterogeneo di malattie croniche molto rare, associate a numerose comorbidità di tipo endocrino-metabolico, cardiovascolare, epatico e pancreatico. A causa della bassa prevalenza e dell’eterogeneità fenotipica, queste patologie molto spesso sono misconosciute e quindi sottodiagnosticate“.
La presenza di lipodistrofia può essere sospettata in soggetti con assenza localizzata o generalizzata di tessuto adiposo, osservata all’esame obiettivo e convalidata da misure antropometriche come la plicometria e/o esami strumentali come l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (Dexa) e la risonanza magnetica total-body (Mri)“, descrive lo specialista. Mentre la sindrome algodistrofica nel suo decorso può associarsi a una serie di manifestazioni locali quali l’edema, le alterazioni vasomotorie, la rigidità articolare e l’osteoporosi, con una possibile evoluzione verso manifestazioni distrofiche e atrofiche.
La mancanza di riferimento alla patologia dell’osso – evidenziano ancora gli endocrinologi – rende anche ragione della creazione dell’acronimo Chronic Regional Pain Syndrome (Crps). Per ciò che attiene alle terapie disponibili, sono i bisfosfonati a farla da padrone grazie a un ottimo profilo di efficacia e sicurezza. Clodronato, pamidronato e alendronato, somministrati a dosaggi elevati, sembrano tutti possedere un considerevole profilo d’efficacia, con riscontri provenienti da studi randomizzati in doppio cieco e confermati dai risultati delle più attendibili metanalisi“.
Il Cuem accenderà i riflettori anche sulla disfunzione erettile, con una metanalisi di 211 review secondo cui “l’uso delle onde d’urto a bassa intensità (Low-intensity shockwave therapy, Liswt) rappresenta la principale novità nel trattamento” della malattia. “Tuttavia – precisano gli esperti – non sono ancora presenti dati di efficacia tali da includere la Liswt fra le terapie raccomandate nella pratica clinica quotidiana. Nuove evidenze di sicurezza ed efficacia sono emerse per i farmaci Pde5-inibitori“, le cosiddette ‘pillole dell’amore’, “con effetti anche sulla plasticità del tessuto adiposo sottocutaneo, sull’omeostasi angiogenica e sulla cardiomiopatia diabetica. La terapia con cellule staminali è stata studiata nei modelli animali, ma le applicazioni sull’uomo sono ancora in dubbio: gli studi condotti sono risultati spesso inconcludenti, oppure gravati da una scarsa numerosità campionaria. Mentre non esistono solide evidenze scientifiche a supporto dell’uso del plasma ricco di piastrine (Prp)“.
Gli specialisti osservano come negli ultimi anni la letteratura endocrinologica abbia mostrato “una rinnovata attenzione alla sfera psicosociale dei pazienti: aspetti di funzionamento cerebrale, neurotossicità e neuroplasticità sono stati studiati in vivo con le nuove tecniche di imaging cerebrale. Il ruolo dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene nella neurotossicità, con particolare attenzione al cortisolo, è stato evidenziato su più fronti e acquisisce un’importanza fondamentale nei processi cerebrali alla base dei disturbi neuropsicologici“.
L’approccio multidisciplinare, con uno psicologo che possa accompagnare la gestione endocrinologica“, viene definito come “importante per una corretta gestione e trattamento dei pazienti con disturbi dell’ipofisi, che sempre di più hanno la necessità di essere presi in carico nella loro totalità“.

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