L’epidemia di Ebola in corso in Congo è stata dichiarata già da qualche giorno una Emergenza Internazionale di Salute Pubblica. E’ quanto deliberato dal Comitato istituito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), riunitosi il 17 luglio a Ginevra per la quarta volta dall’inizio dell’epidemia lo scorso ottobre.
“La dichiarazione – ha precisato il direttore del Comitato Robert Steffen – è una misura che riconosce il possibile aumento del rischio nazionale e regionale, e il bisogno di una azione coordinata e intensificata per gestirlo”. A preoccupare gli esperti è l’espansione geografica dell’epidemia, con i casi che ora coprono un’area di 500 chilometri quadrati. “Nessun paese dovrebbe chiudere i propri confini o porre restrizioni ai viaggi o ai commerci – ha precisato Steffen –. Queste misure sono implementate di solito in base alla paura e non hanno basi scientifiche“.
La risposta, ha sottolineato il direttore generale Oms Thedros Adhanom Ghebreyesus, è stata ritardata anche dalla mancanza di fondi. “E’ tempo che il mondo prenda coscienza e raddoppi gli sforzi – ha affermato –. Dobbiamo lavorare insieme in solidarietà con il Congo per mettere fine all’epidemia e costruire un sistema sanitario migliore. Un lavoro straordinario e’ stato fatto per quasi un anno nelle circostanze più difficili. Dobbiamo a questi operatori un contributo maggiore“.
“I segnali sono chiari: le persone continuano a morire nelle comunità, gli operatori sanitari sono ancora infetti e la trasmissione del virus continua. L’epidemia non e’ sotto controllo e abbiamo bisogno di un cambio di marcia: ma questo non dovrebbe riguardare la restrizione agli spostamenti o l’uso della coercizione sulla popolazione colpita. Le comunita’ e i pazienti devono essere al centro della risposta, devono essere partecipanti attivi“. Lo afferma la dottoressa Joanne Liu, presidente internazionale di Medici senza Frontiere (Msf).
“Medici Senza Frontiere – aggiunge Joanne Liu – ha sperimentato in prima persona quanto sia difficile rispondere a questa epidemia. Dobbiamo fare un bilancio di ciò che funziona e di ciò che non funziona. In un contesto in cui il tracciamento dei contatti non è completamente efficace e tutte le persone colpite non vengono raggiunte, è necessario un approccio su larga scala per la prevenzione, questo significa un migliore accesso alla vaccinazione per la popolazione per ridurre la trasmissione“.
Ma non basta. C’è il rischio “reale” che l’epidemia di Ebola possa diffondersi dalla Repubblica Democratica del Congo ai Paesi vicini, per questo “la comunità internazionale dovrebbe collaborare con urgenza per assicurarsi che ciò non accada”. E’ l’allarme lanciato dal direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore. “Questo – spiega – significa aumentare gli investimenti nella risposta affinché i partner sul campo abbiano le risorse necessarie per curare ogni singolo caso e tracciare ogni singolo contatto. L’Ebola e’ instancabile, dobbiamo esserlo anche noi per fermarne la diffusione, i bambini e le famiglie non meritano niente di meno“.
L’epidemia è scoppiata nell’agosto del 2018 e al 7 luglio scorso si erano verificati 750 contagi fra i bambini, il 31% del totale dei casi, rispetto a circa il 20% dei precedenti casi di epidemie. Dei piccoli colpiti, il 40% ha meno di 5 anni. Questi, a loro volta, stanno contagiando le donne che, fra gli adulti rappresentano il 57% dei casi. Secondo gli ultimi dati, il tasso di mortalità della malattia per i bambini con meno di 5 anni è del 77%, rispetto al 67% di tutti i gruppi di età.
Ebola preoccupa anche l’Italia. A Roma è massima allerta e sono in corso controlli serrati all’aeroporto di Fiumicino per chi arriva dalla Repubblica democratica del Congo. Il ministero della Salute, attraverso il dirigente medico dell’U.T. di Roma Fiumicino, chiede alla direzione aeroportuale del Lazio di convocare una riunione all’Enac con Enav, Enti di Stato, Adr, Alitalia, Aviapartner Aviation Services, Aoc, Comitato Utenti e Ibar, per fare il punto sulla situazione e avviare la macchina dei controlli, dando indicazioni dettagliate su cosa fare in caso di passeggero a rischio virus Ebola.
“Ad oggi – si legge nel documento del ministero della Salute – vengono eseguiti controlli sanitari sugli operatori delle Organizzazioni governative e le Ong che rientrano dalla Repubblica democratica del Congo”. I loro rientri, programmati “sono sempre indiretti, con scalo, di norma in un paese Ue, possono però arrivare anche con voli extra Eu, ad esempio dall’Etiopia“.
RACCOMANDAZIONI PER CHI VIVE O SI RECA NELLE ZONE INFETTE DA MALATTIA DA VIRUS EBOLA
- evitare ogni contatto con pazienti sintomatici, coi loro fluidi corporei e coi corpi o liquidi corporei di persone decedute;
- non consumare carne di selvaggina ed evitare i contatti con animali selvatici vivi o morti;
- lavare e sbucciare (quando appropriato) frutta e verdura prima di consumarle;
- lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone o con prodotti antisettici;
- avere rapporti sessuali protetti.