Esplosione Stromboli, il geologo Ortolani in Senato: “Problemi nei sistemi di allarme, rischio tsunami esiste ma è trascurato” [VIDEO]

Il geologo Franco Ortolani è intervenuto in Senato in merito all'esplosione di Stromboli: "Non si tratta di fare allarmismo ma una corretta e capillare informazione visto che il problema tsunami esiste"
MeteoWeb

Il Senatore Franco Ortolani, esperto geologo, è intervenuto in Senato pochi giorni fa, esprimendosi sulle esplosioni che nei giorni scorsi hanno avuto per protagonista lo Stromboli, mettendo in luce i problemi che riguardano il sistema di allerta della popolazione e il rischio tsunami, che secondo il geologo in Itali esiste ma è trascurato. In fondo all’articolo, il video del suo intervento in Senato.

Nel pomeriggio di mercoledì 3 luglio, a distanza di 15 minuti l’una dall’altra, ci sono state due potentissime esplosioni, non preavvertite, la popolazione non era stata avvisata. È morto un ragazzo a 400m di quota. Ricordiamo che si effettuano escursioni fino a 800m in altezza guidate, però guida o non guida, in questi casi, non serve a niente. Il fenomeno è stato ritenuto uno dei più potenti dopo la grande eruzione del 1930. Noi siamo portati a sottovalutare lo Stromboli perché vediamo un vulcanetto di 800-900 metri che affiora dall’acqua. Però teniamo presente che i 2000 metri di vulcano continuano sotto l’acqua. Praticamente è un vulcano della dimensione dell’Etna, cioè è un vulcano di grandi dimensioni che noi purtroppo trascuriamo.

In seguito alle due esplosioni, il mareografo che è situato sull’isola ha verificato un’oscillazione anomala del mare di circa 40cm, che poi è continuata attenuandosi. 30 minuti dopo, si è registrato un movimento anomalo dell’acqua a 135km di distanza nella zona di Palinuro e Marina di Camerota. Ci ha messo circa 30 minuti di tempo. Questo fenomeno non è nuovo perché nell’eruzione del 2002 nella zona di Palinuro e Marina di Camerota arrivarono onde di maremoto che ebbero 2 metri di runup, cioè l’onda entrò nell’entroterra di 2 metri di altezza. Teniamo presente che allora era inverno, quindi non c’era nessuno sulla spiaggia. Questo fenomeno è sempre stato trascurato finora. Ricordiamo che negli ultimi 900 anni, si sono verificati 18 fenomeni anomali marini e negli anni in cui ancora non era molto attuato il turismo balneare.

Credo che noi dobbiamo fare una riflessione: che cosa ci ha insegnato questo fenomeno? Lo Stromboli è uno dei vulcani più e meglio controllato con i mezzi migliori disponibili. Ciononostante non è stato colto nessun segnale per avvertire la popolazione. Allora ci poniamo questo problema: qualcosa non ha funzionato oppure più di così i sistemi attuali di monitoraggio non possono dare indicazioni? Questa è un’importante riflessione perché teniamo conto che siamo già in stagione balneare e centinaia e centinaia di turisti frequentano l’isola. Dopo l’evento, è stato posto il primo livello di rischio, di attenzione all’isola che prima invece era praticamente ritenuta esente.

L’altro problema che noi dobbiamo considerare è il rischio tsunami. L’Italia non ha nessuna legge che riguardi il rischio tsunami, cioè gli interventi sulla costa sono liberi, non c’è nessuna tutela. Credo che questo vada affrontato al più presto, anche con una didattica ambientale che insegni quali sono i segni che possono essere avvertiti sulle spiagge nel momento in cui si verifica un fenomeno di questo tipo. Ritengo che insieme al fenomeno del 2002, quello di 6 giorni fa rappresentino un cartellino giallo che la natura ci ha proposto, cioè tenete conto che abbiamo un rischio di cui noi non abbiamo ancora nessuna attenzione”.

Questo l’intervento in Senato di Franco Ortolani, che sulla sua pagina Facebook ha aggiunto:

Mesi fa con il collega Senatore F. Castiello abbiamo predisposto una interrogazione per richiamare l’attenzione del Governo su questo, fino ad ora, trascurato problema: il rischio tsunami sulle coste tirreniche. In seguito all’eruzione dello Stromboli del dicembre 2002 si innescò un maremoto che investì le coste tirreniche fino al Cilento dove sono state ricostruite le aree invase dalle onde che raggiunsero il retrospiaggia fino a circa 2 m di altezza. Non si è trattato di onde devastanti; si tenga presente che hanno investito la costa invadendola per varie decine di metri quando sulle spiagge non c’era nessuno.

Non si tratta di fare allarmismo ma una corretta e capillare informazione visto che il problema tsunami esiste. Prima di tutto una adeguata azione di informazione va realizzata nelle scuole e presso le associazioni di cittadini. Tutti devono sapere che se vedono un improvviso ritiro dell’acqua del mare devono immediatamente raggiungere l’entroterra in posizione il più in alto possibile. Interventi pilota vanno progettati e realizzati in spiagge significative. Ricordiamo che dal 1900 ad oggi lo Stromboli ha causato vari maremoti non devastanti perché avvenuti in mesi non estivi e in periodi pre-diffusione del turismo balneare. Almeno 6 eventi principali fino all’ultimo del dicembre 2002, caratterizzati da un runup di alcuni metri.

Circa 20 anni fa eseguii una ricerca sugli effetti dei maremoti che hanno interessato le coste italiane negli ultimi 900 anni. Successivamente gli studi sono stati approfonditi da parte di vari ricercatori. Negli ultimi 900 anni i movimenti anomali del mare sono stati 71 con una media di un evento ogni 12,5 anni; di questi, ben 18 eventi si sono verificati nei mesi estivi (periodo balneare). Si fa presente che fino alla seconda guerra mondiale il turismo balneare non era sviluppato diffusamente nel sud dell’Italia dove maggiore è il rischio tsunami.

Circa il movimento anomalo del mare i ricercatori italiani sono all’avanguardia. Ora sugli studi e ricerche si dovrà basare la messa a punto di sistemi di allarme in tempo reale per allertare istituzioni e cittadini. Dopo una forte esplosione va subito effettuato il rilevamento morfologico di Stromboli per verificare eventuali grandi fenomeni franosi. Naturalmente non si possono verificare immediatamente eventuali frane sottomarine né si può verificare se l’esplosione abbia innescato nuove instabilità sommerse che vanno accertate con adeguate ispezioni. La eventuale e possibile instabilità dei versanti sommersi dopo le esplosioni dello Stromboli è un aspetto preoccupante perché è iniziata la stagione balneare e con essa è incrementato il rischio costiero in relazione a maremoti”.

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