Imprese e deforestazione, c’è ancora da lavorare

La deforestazione continua ad un ritmo di 5 milioni di ettari all'anno (equivalenti a 15 campi da calcio ogni minuto)
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Il 70% delle grandi aziende non comunica in modo trasparente l’impatto delle loro attività sulla deforestazione globale, oltre a non adottare misure adeguate a favore della salvaguardia delle foreste. Questo è quanto emerge dal nuovo report pubblicato oggi da Cdp, la piattaforma globale di rendicontazione ambientale che ogni anno raccoglie dati ambientali da oltre 7.000 aziende. I dati rivelano che sono oltre 1.500 le aziende che hanno un impatto significativo sulla deforestazione o che possono incorrere nel rischio di deforestazione ambientale e che nel 2018 sono state invitate da investitori e grandi organizzazioni di acquisto per comunicare informazioni circa l’attenzione alle foreste attraverso la piattaforma di reporting di Cdp.
Ciò nonostante, il 70% non l’ha fatto, rifiutando di fornire maggiori dettagli sui principali elementi responsabili della deforestazione: legno, olio di palma, allevamenti di bestiame e soia. Il nuovo rapporto di Cdp rivela che la trasparenza aziendale sulla deforestazione (con un tasso di divulgazione del 30% nel 2018) è in netto ritardo rispetto ad altre questioni ambientali come il cambiamento climatico e la sicurezza idrica (entrambe stabili al 43%). L’importanza di preservare le foreste non è fondamentale solo per scongiurare danni di business a livello aziendale, bensì anche come strumento risolutivo per combattere il cambiamento climatico e rassicurare le crescenti preoccupazioni di investitori, acquirenti e consumatori.
Attualmente, afferma Morgan Gillespy, global director of forests at Cdp, “la preoccupazione per l’ambiente è ai massimi livelli e le aziende hanno il dovere di essere trasparenti e intraprendere azioni decisive per la salvaguardia delle foreste. Di pari passo, i consumatori si mostrano sempre più sensibili a questo tema e desiderosi di sincerarsi che nel loro carrello non ci siano prodotti responsabili della deforestazione dell’Amazzonia, dell’estinzione degli oranghi e del cambiamento climatico“.
“Le aziende che mirano a mantenere una quota di mercato devono ascoltare i loro clienti, investitori e consumatori, così da non rischiare di incappare in situazioni sfavorevoli” conclude Gillespy. Nel 2018 un totale di 306 aziende ha collaborato con Cdp condividendo i propri rapporti di sostenibilità fornendo dettagli sulla provenienza di legno, olio di palma, bestiame e / o soia, indicando le misure intraprese per combattere la deforestazione all’interno delle loro catene di approvvigionamento.
Analizzando le risposte di queste aziende, il report rivela che le iniziative sono insufficienti per risolvere il problema della deforestazione. Tuttavia, è interessante osservare come il danno reputazionale del brand derivante dalla deforestazione sia indicato come il rischio di gran lunga più frequente. Circa un quarto (24%) delle società non intraprende affatto o adotta misure circoscritte per combattere la deforestazione, ad esempio concentrandosi su una singola categoria merceologica senza rendere più sostenibile le altre merci che attraversano la propria catena di approvvigionamento.
I dati confermano, inoltre, che oltre un terzo delle aziende non sta lavorando con i propri fornitori al fine di ridurre il proprio impatto ambientale sulle foreste. Complessivamente, le aziende riportano perdite potenziali per un valore di 30,4 miliardi di dollari dovute all’impatto dei rischi da deforestazione, tra cui danni reputazionali, cambiamenti normativi e catastrofi naturali come incendi e cattivi raccolti. Eppure, tutto ciò è solo la punta dell’iceberg, in quanto circa un quarto delle aziende prevede una stima quantitativa delle potenziali perdite.
Inoltre, i dati mostrano che quasi un terzo delle aziende non include le problematiche relative alla deforestazione nel processo di valutazione del rischio. Tuttavia, tra le aziende che ne prendono atto, quasi tutte (92%) confermano rischi sostanziali, suggerendo che il rischio aziendale e l’impatto finanziario associati alla deforestazione siano sottostimati. Sono quasi 450 le aziende e più di 50 i governi che si sono impegnati a porre fine alla deforestazione entro il 2020, ma l’azione del settore fino ad oggi non è stata sufficiente nel raggiungimento di questo obiettivo, con realtà che già hanno dichiarato pubblicamente l’impossibilità di rispettare questa deadline. La deforestazione continua ad un ritmo di 5 milioni di ettari all’anno (equivalenti a 15 campi da calcio ogni minuto).
Un altro dato che emerge dal rapporto di Cdp è che ci sono alcune aziende all’avanguardia che promuovono diverse iniziative a sostegno delle foreste grazie ad un’intensa collaborazione con i propri fornitori. Ad esempio, il colosso mondiale della bellezza L’Oréal e il produttore tedesco di beni di consumo Beiersdorf AG sono leader nell’approvvigionamento sostenibile dell’olio di palma. Per incoraggiare i propri fornitori a gestire l’impronta forestale, L’Oréal ha sviluppato Sustainable Palm Index con l’obiettivo valutare l’impegno e i risultati ottenuti dai fornitori nella lotta alla deforestazione.
Infine, i dati di Cdp mostrano che per le aziende disposte a prestare maggiore attenzione alla salvaguardia delle foreste ci sono maggiori possibilità di crescita: 76 aziende hanno infatti segnalato opportunità di business come l’aumento del valore del marchio e l’innovazione di prodotto, valutate per un totale di 26,8 miliardi di dollari, di cui la metà di questo valore è dato come altamente probabile o, addirittura, certo.

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