Mancano pochi e poi il 20 luglio festeggeremo il 50° anniversario del primo sbarco sulla luna. Proprio in questi giorni, si parla della possibilità di rendere l’impronta del Moonboot di Neil Armstrong e la bandiera americana piantata sul satellite patrimonio dell’umanità. In generale, quello a cui si punta è una forma di protezione internazionale dell’”eredità” lasciata dagli astronauti della Nasa sul nostro unico satellite. Basti pensare che Armstrong e Aldrin lasciarono sulla luna un centinaio di oggetti tra cui una porzione del modulo lunare. Cimeli che sono ancora lì, in un sito ribattezzato Tranquillity Base, circondati dalle impronte che segnarono i primi passi dell’umanità in un mondo diverso dalla Terra.
“Ma non c’è nulla che li protegga, nulla che proibisca di guidare sopra le impronte di Armstrong. Non una legge americana, non una convenzione internazionale che stabilisca vincoli di tutela“, fa notare Steve Mirmina, specialista in diritto spaziale alla Georgetown University. Sulla Luna, a differenza della Terra dove leggi nazionali e convenzioni internazionali proteggono il patrimonio storico, artistico e culturale, vige la regola del Trattato ONU sullo spazio interplanetario del 1967 secondo cui i corpi celesti “devono essere liberi per l’esplorazione e l’uso da parte di tutti“. In altre parole, sintetizza il New York Times, chiunque capace di allunare su Tranquillity Base potrebbe impunemente alterare un patrimonio inalienabile dell’umanità analogo ai siti archeologici sulla Terra. “Quegli oggetti sono la testimonianza della storia della presenza umana sulla Luna“, ha detto Michelle Hanlon, avvocatessa spaziale e co-fondatrice della non profit For All Moonkind che sta lavorando a una cornice internazionale per la tutela dei siti lunari.
“C’è molta attenzione da parte dell’amministrazione Usa e se ne continuerà a parlare per parecchio“, hanno dichiarato all’ANSA fonti diplomatiche a conoscenza del problema. E forse non è poi così sbagliato pensarci, considerando la nuova corsa per tornare sulla luna tra governi e privati, tra cui Elon Musk, il fondatore di SpaceX che ha recentemente lanciato una Tesla nello spazio. Cosa ne sarà dei sei siti delle missioni Apollo, o del luogo dell’allunaggio nel 1959 del Luna 2 sovietico o ancora quello dove in gennaio la sonda Chang’e-4 si è posata per la prima volta sul lato “nascosto” del nostro satellite?