Sinisa Mihajlovic modello di prevenzione contro la malattia: l’allenatore del Bologna, 50enne serbo e centrocampista di classe che ha fatto la storia di Stella Rossa, Sampdoria e Lazio (in serie A ha giocato anche nella Roma e nell’Inter), ieri ha annunciato in una conferenza stampa di avere la leucemia. Diagnosticata appena due giorni fa. “Le mie non sono lacrime di paura: io la malattia la rispetto ma la vincerò guardandola negli occhi, affrontandola a petto in fuori. Martedì comincerò le cure e non vedo l’ora, prima si comincia e prima finisco. È una malattia in fase acuta, aggressiva ma attaccabile. Ci vuole un po’ di tempo ma si può guarire e sconfiggere. Come ho spiegato ai miei giocatori nella nostra conference-call: noi dobbiamo giocare per vincere, andare a pressare alti, fare due gol e trionfare. Questa è la tattica che piace a me ed è quella che userò. Così ce la farò: per me, la mia famiglia, tutti“.
Mihajlovic racconta come ha scoperto la malattia: “Il 28 febbraio avevo fatto le analisi: tutto bene. Fino al 27 maggio ho continuato ad allenare, giocavo a padel due ore al giorno, non avevo stanchezza né chiazze rosse. Niente. Io faccio sempre le visite perché mio padre è morto di cancro e se non avessimo fatto queste cose non avremmo scoperto la malattia. Tutti pensano che io grande e grosso non possa avere niente: nessuno è invincibile. L’unica speranza è la prevenzione. In quei momenti la tua vita cambia in un attimo. Ti svegli, pensi che l’incubo finisca, ma capisci che invece è vero“. Nell’era dei no-vax e del populismo dilagante, proprio dal mondo del calcio considerato l’emblema dell’ignoranza arriva invece un esempio di saggezza scientifica.
“Quando mi hanno detto che avevo la leucemia ho preso una bella botta. Sono stato chiuso in stanza due giorni, a piangere, pensare: ti passa tutta la vita davanti. Voglio scusarmi con quei 4-500 a cui non ho risposto per messaggio e ringraziare il Bologna: è una famiglia. Ho pianto molto, ma l’ho fatto quando ho visto certi messaggi: non devo fare pena a nessuno. Vincerò io, e dopo sarò un uomo migliore e più maturo“.
Il dottor Gianni Nanni, responsabile dello staff medico del Bologna, ha spiegato com’è andata: «Tutto è nato praticamente il giorno prima del ritiro. Lui si è presentato con uno strappo muscolare. Dopo una risonanza è emerso un segnale particolare a livello osseo. Il giorno dopo abbiamo avuto subito il risultato midollare, siamo riusciti a capire che si trattava purtroppo di quella problematica. Oggi grazie a quello che si sa e c’è a disposizione si può parlare di futuro, di un allenatore che può allenare. Ci sono terapie assolutamente efficaci per una malattia che si può vincere e combattere in tempi brevi. Sarà ricoverato al Sant’Orsola, i dottori saranno Cavo e Curti: siamo in ottime mani. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà: ma arriveremo in fondo. Vincendo, Sinisa tornerà ancor più la macchina da guerra che è“.