Sequestrati allevamenti di bufale nel casertano: gravi carenze igieniche e inquinamento ambientale

Oltre alle gravi carenze igieniche, tre delle aziende sequestrate riversavano i liquami nei Regi Lagni dai quali finivano nel Tirreno
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Un’azienda zootecnica della Provincia di Caserta è stata sottoposta a sequestro sanitario dal NAS di Caserta per gravi carenze igieniche e per la presenza di capi sprovvisti di marchi auricolari. Il provvedimento ha interessato 344 capi bufalini e 2 bovini per un valore complessivo di oltre 1milione di euro. Il titolare, un casertano 34enne, è stato segnalato alle Autorità amministrative e sanitarie.

E sempre nei giorni scorsi i Carabinieri della Forestale di Marcianise (CE), unitamente ai militari delle limitrofe Stazioni Carabinieri Forestale di Pietramelara e di Roccamonfina, hanno dato esecuzione all’Ordinanza di sequestro preventivo relativo a tre aziende zootecniche, ubicate nel comune di San Tammaro (CE), con nomina ed immissione nel possesso delle stesse ad un Amministratore Giudiziario, emessa, su richiesta della Procura della Repubblica, dal GIP presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, come di seguito riportato:

  • allevamento bufalino di circa 438 capi riconducibile a A.S. di Lusciano (CE);
  • allevamento bufalino di circa 484 capi riconducibile a A.D.M. di Gricignano d’Aversa (CE);
  • allevamento bufalino di circa 250 capi riconducibile a C.P. di Caserta.

Le attività investigative dei militari dell’Arma, coordinate dalla Procura, erano finalizzate a contrastare l’inquinamento del Canale dei Regi Lagni che si riverbera nel mare Tirreno attraverso la foce dislocata nel comune di Castel Volturno. Sono così state individuate le tre aziende zootecniche le quali, in spregio alle normative ambientali, smaltivano illecitamente i reflui prodotti dai loro allevamenti direttamente sui nudi terreni e da questi, per percolazione, ruscellamento e lisciviazione, nei limitrofi canali di scolo affluenti del Canale Apramo tributario dei Regi Lagni.

Le attività di controllo svolte congiuntamente al personale dell’ARPAC– Dipartimento Provinciale di Caserta hanno permesso di stabilire che la condotta tenuta dai responsabili delle tre aziende, dislocate tutte alla località “Selvetelle”, in un raggio di circa 500 metri, per effetto dei citati reiterati e perduranti smaltimenti illeciti di liquami zootecnici e delle acque reflue di lavaggio dei macchinari, ha comportato un deterioramento significativo e misurabile della porzione estesa di suolo e delle acque del Canale Apramo, integrando in tal modo il delitto di cui all’articolo 452 bis c.p. “Inquinamento ambientale”.

Quest’ultima ipotesi delittuosa è punita severamente con la pena fino a sei anni di reclusione e con la multa fino a 100.000 euro, la quale, per la prima volta in Italia, viene contestata e riconosciuta in relazione alla illecita gestione dei reflui zootecnici che fino ad oggi erano perseguite con un’ipotesi di reato contravvenzionale molto più blanda, prevedente una pena molto più tenue.

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