Quando sono iniziati i primi voli spaziali commerciali, razzi e aeroplani hanno condiviso i cieli senza alcun problema. Il lancio di satelliti era infatti un evento molto raro, se paragonato alle migliaia di voli di linea in partenza ogni giorno: per questo il traffico aereo e quello spaziale non erano in conflitto. Le cose però – spiega Giulia Bonelli su Global Science – stanno rapidamente cambiando.
Il nostro secolo sta vedendo una nuova corsa allo spazio dove le aziende private sono sempre più in prima linea, con un’alleanza crescente tra settore spaziale pubblico e privato. Dal 1957, quando il razzo Sputnik 8k dell’Unione Sovietica ha portato in orbita il primo satellite artificiale Sputnik 1, si sono susseguiti 62 anni di rapidissimo sviluppo tecnologico. Questo ha reso il lancio di razzi un’operazione di routine: negli ultimi 5 anni abbiamo raggiunto una media di circa 90 voli all’anno tra missioni con e senza equipaggio – il che significa quasi due lanci a settimana.
Questo aumento esponenziale ha posto un problema prima inesistente: come conciliare la partenza di razzi e aeroplani? Ogni volta che un vettore vola nello spazio, deve passare attraverso lo spazio aereo, rendendo molto spesso necessaria una riprogrammazione delle partenze di diversi velivoli. E con l’avvento dei razzi riutilizzabili, il problema potenzialmente raddoppia: i piloti aerei devono lasciare spazio anche ai rientri dei vettori, con conseguente aumento del traffico aerospaziale.
Per affrontare queste difficoltà, qualche mese fa la Federal Aviation Administration (Faa) degli Stati Uniti ha proposto una riforma della regolamentazione dei voli spaziali commerciali. I punti principali della riforma, ancora in bozza, riguardano la sicurezza del trasporto aerospaziale, le procedure per l’approvazione di nuovi lanci e la normativa che ne regola tutte le fasi dal decollo all’eventuale rientro.
La Faa aveva posto ieri, 30 luglio, come scadenza per raccogliere commenti sulla riforma da parte dei soggetti interessati. Eppure i feedback, accessibili liberamente online, sono stati talmente tanti e controversi da indurre gli esperti Faa ad approvare un rinvio. Sarà ora possibile continuare a inviare commenti fino al 19 agosto, giorno in cui la riforma sarà nuovamente ridiscussa in sede ufficiale.
Uno dei punti contestati al testo della riforma è la sua scarsa portata innovativa. “Invece di un grande balzo in avanti, la Faa sembra aver fatto solo un mezzo passo cauto verso la regolamentazione resa necessaria dai nuovi fornitori di servizi spaziali” ha commentato ad esempio Eric Stallmer, presidente della Commercial Spaceflight Federation, durante un’audizione lo scorso 25 luglio allo House Science Committee. In quest’ottica, la riforma aggiungerebbe vincoli e costi eccessivi alle aziende, senza riuscire a istituire un metodo di valutazione basato sulle reali prestazioni.
Non mancano poi le richieste di chiarimenti puntuali e le critiche da parte di alcune aziende, tra cui Blue Origin, SpaceX, Relativity, Rocket Lab, Vector e Virgin Orbit. Molto dure le parole di Bob Smith, amministratore delegato di Blue Origin: “La Faa ha cercato di semplificare le norme di lancio per raggiungere gli obiettivi della leadership statunitense rispetto alla sicurezza pubblica e nazionale. Ma la riforma non raggiunge nessuno di questi obiettivi. E, cosa più importante, alcune delle normative proposte dalla Faa soffocano l’innovazione che porterà a progetti e operazioni più sicuri.”
Sembra dunque che ci sia ancora parecchia strada da fare prima di raggiungere un accordo per una nuova regolamentazione dei voli commerciali, in modo da rispondere alle esigenze di un mercato sempre più in evoluzione come quello del settore spaziale.