Un team di ricercatori del Max Planck Institute in Germania, specializzato in biologia dell’invecchiamento, ha messo a punto un esame del sangue in grado di stabilire “quanto una persona possa essere vulnerabile ai principali fattori di rischio per la mortalità“, come si legge sul Time e sul The Daily Mirror. Quello elaborato in Germania è uno studio – pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications – ancora in fase sperimentale e si basa su biomarcatori presenti nel nostro sangue, in particolare quattordici di questi biomarcatori, tra cui il sesso della persona, l’immunità, i grassi in circolazione, l’infiammazione o il controllo del glucosio, sarebbero associati ad un aumentato rischio di morte prematura.
Come spiegano gli stessi studiosi: “Abbiamo dimostrato che l’accuratezza della previsione della mortalità entro cinque-dieci anni, basata su un modello contenente i biomarcatori e il sesso identificati, era migliore di quella di un modello contenente i fattori di rischio convenzionali di mortalità”. “I ricercatori hanno tuttavia specificato che sarà necessario approfondire la ricerca prima di impostare un test clinico vero e proprio“.
“Sebbene questo studio dimostri che questo tipo di profilazione può essere utile, è necessario continuare a lavorare per sviluppare un punteggio individuale che potrebbe essere utile nelle situazioni della vita reale“, precisa Amanda Heslegrave, ricercatrice presso il Dementia Research Institute, nel Regno Unito.