Le sperimentazioni condotte dalla Fondazione Edmund Mach nel comparto frutticolo sono al centro delle porte aperte che si sono svolte oggi a Maso delle Part, a Mezzolombardo. L’azienda ha ospitato il consueto incontro annuale di presentazione dei principali risultati delle prove nella frutticoltura di fondovalle. Massiccia anche quest’anno la partecipazione con oltre 350 frutticoltori presenti.
Difesa, forme di allevamento, portinnesti, distribuzione ottimale degli agrofarmaci, innovazione varietale, sono i temi chiave dell’incontro che, come tradizione vuole, si è svolto con la formula dei gruppi tematici in visita alle parcelle sperimentali, guidati dai tecnologi del Centro Trasferimento Tecnologico. Domani l’appuntamento è a Denno, alle 8.30, nel nuovo impianto dimostrativo dove si potranno osservare alcune delle forme in parete più recenti applicate su una scala aziendale, ma anche tecnologie e tecniche innovative per la distribuzione dei prodotti fitosanitari: due tematiche al centro del progetto MePs condotto in collaborazione con APOT e Consorzio Innovazione Frutta.
“E’ una giornata importante che si inserisce in un ricco calendario di appuntamenti per il mondo agricolo – ha sottolineato in apertura il direttore generale, Sergio Menapace, intervenuto con il dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Claudio Ioriatti- nella quale si presentano le attività di sperimentazione della Fondazione Mach su aspetti e tematiche finalizzati a fornire agli agricoltori un pacchetto di informazioni e indicazioni tecniche da attuare in un’ottica di frutteto moderno e sostenibile”.
Difesa. In tema di difesa Luisa Mattedi ha spiegato ai frutticoltori che due ettari di melo a Maso Part vengono gestiti con il metodo dell’agricoltura biologica già dal 2008. A fine 2018 è stata evidenziata una presenza, spesso importante, di germogli colpiti di ticchiolatura, segno di un inoculo interessante per il 2019. Nella primavera 2019, in Val d’Adige, sono state osservate tre infezioni primarie caratterizzate da lunghe bagnature, dilavamenti e la contemporanea comparsa di primaria e secondaria durante le piogge del 24 – 28 di aprile. Per i fitofagi si è parlato della situazione e dinamica di sviluppo nel 2019 di afide cenerognolo, lanigero, cimice asiatica e carpocapsa. Per gli scopazzi è stato presentato il monitoraggio 2018 a Maso Part e le battiture eseguite nel corso del 2019 con un breve confronto storico.
Allevamento in parete stretta e reti multifunzionali. Alberto Dorigoni e Franco Micheli hanno presentato ai frutticoltori diversi modelli di frutteto in parete illustrando le diverse fasi di studio del frutteto in parete dallo spindle del 2005 ad oggi. Si va dai vecchi impianti alti ottenuti col tradizionale Bibaum a 3.5 metri tra le file, che richiedono l’uso dei carri raccolta ai più moderni e stretti multi-asse a 2.5 metri tra le file, fino al Guyot singolo e doppio, ancora più stretti, che offrono la possibilità di abbandonare le forme di allevamento tradizionali in favore di un frutteto che assomiglia ad un moderno vigneto gestibile interamente da terra. Su questa tipologia di impianti ultra-stretti, i frutticoltori potranno constatare che anche il concetto astratto di “frutticoltura di precisione” diventa una tecnica concretamente applicabile. Infatti già in potatura si può determinare facilmente sia la lunghezza del legno produttivo che il numero di gemme da lasciare in pianta cosi come, dopo il diradamento, il numero di frutti da lasciare per ettaro.
Portainnesti e sistemi d’impianto. Davide Jachemet ha spiegato che la problematica legata al fenomeno della stanchezza dei terreni, connessa alla successione degli impianti negli anni della stessa specie, ha portato alla ricerca di portainnesti tolleranti al reimpianto. Alcuni di questi genotipi, inoltre, rivestono un’ulteriore importanza, e interesse, perché resistenti a diversi patogeni e avversità atmosferiche. Attualmente, presso la Fondazione Edmund Mach, si stanno testando e studiando circa cinquanta genotipi provenienti da diversi istituti nazionali e internazionali. I portainnesti G11 e G41, utilizzati su diverse varietà e forme d’allevamento, hanno dimostrato un’ottima performance produttiva; simile, se non superiore a M9, mentre il G969 sta risultando interessante per le cultivar deboli (Red spur) data la maggior vigoria. La scelta del tipo di pianta è determinante per ottenere una rapida entrata produttiva degli impianti intensivi ai fini di ottenere un frutteto economicamente sostenibile.
Tecnologie e tecniche innovative per la distribuzione dei prodotti fitosanitari. Daniel Bondesan e Claudio Rizzi si sono concentrati sulla possibilità di riduzione dei fenomeni di deriva da prodotti fitosanitari, una tematica che è al centro del progetto MEPS in collaborazione APOT e Consorzio CIF. Nei frutteti in parete stretta le irroratrici a tunnel possono rappresentare una prima opzione, che però in alcuni areali di coltivazione dell’arco alpino, può scontrarsi con le ridotte dimensioni aziendali e le forti pendenze degli appezzamenti. Ecco dunque un’alternativa, al vaglio da alcuni anni, rappresentata dall’impiego di sistemi di applicazione sovrachioma, adatti ad impianti allevati in parete stretta, grazie ad erogatori in grado di localizzare la miscela fitosanitaria sulla fila, riducendo le dispersioni sull’interfila e le perdite per deriva. Ulteriore opzione offerta da queste forme di allevamento è quella di trattare senza l’ausilio dell’aria ricorrendo ad attrezzature a getto mirato o a vere e proprie barre verticali montate sull’atomizzatore e regolabili anche riguardo alla distanza dalla parete vegetativa. L’impiego di ugelli anti-deriva ad inclusione d’aria, insieme ad una corretta regolazione dei parametri di esercizio, può favorire una qualità dei depositi ed un controllo della deriva soddisfacenti. Altra tecnica volta a mitigare l’impatto dei trattamenti anche verso gli insetti utili oltre che la deriva, è quella delle applicazioni localizzate al colletto per razionalizzare l’impiego degli insetticidi, riducendo i dosaggi.
Nuove varietà e miglioramento genetico del melo. Pierluigi Magnago ha illustrato i risultati raggiunti dal progetto di miglioramento genetico con la visione di alcune delle selezioni più performanti e migliorative. Il programma di miglioramento genetico del melo di FEM è iniziato nel 1999 e adotta la tecnica classica supportata nella selezione di alcuni caratteri da tecniche molecolari. Un semenzale su cento supera la griglia di valutazione. La fase d’incrocio anticipa il debutto in commercio della nuova varietà di non meno di 20 anni. Questo rende necessario prevedere quali saranno le esigenze future del settore e quali potrebbero essere i caratteri distintivi e determinanti per il successo di una nuova varietà. Per abbreviare i tempi di selezione, anche presso FEM, vengono adottate tecniche di laboratorio con l’impiego di marcatori molecolari. L’analisi in laboratorio di piccole porzioni di vegetale permette di identificare i semenzali con il gene d’interesse, fino dai primi stadi di germogliamento del seme. Attualmente solo per pochi caratteri è possibile effettuare la selezione genetica; non sono infrequenti incongruenze fra analisi genetiche e risposte fenotipiche.