E’ previsto domani mattina, venerdì 27 settembre, alle 5:54 (ora italiana), il passaggio ravvicinato di 2006 QV89, l’asteroide che ha ‘preso in giro’ per anni gli scienziati: sfuggito ai telescopi per 13 anni, aveva fatto credere di poter colpire la Terra lo scorso 9 settembre. In realtà si avvicinerà al nostro pianeta domani a una distanza di tutta sicurezza (quasi 7 milioni di chilometri, oltre 18 volte la distanza Terra-Luna), come calcolato nelle ultime ore dagli esperti dell’Agenzia spaziale europea (Esa).
“Questo piccolo asteroide, del diametro di 27 metri, passerà a una velocità di 9,4 chilometri al secondo rimanendo ben al di fuori della zona di rischio“, spiega Luca Conversi, manager del Neo Coordination Centre dell’Esa a Frascati. Scoperto nell’agosto del 2006 dal progetto di ricerca Catalina Sky Survey, l’asteroide QV89 aveva fatto perdere le proprie tracce dopo soli dieci giorni. I software usati per il calcolo delle orbite e la previsione del rischio di impatto avevano previsto che avrebbe avuto una probabilità su 7.000 di colpire la Terra il 9 settembre 2019, “ma il livello di incertezza della previsione era davvero molto elevato“, sottolinea Conversi.
Gli astronomi non avevano dunque potuto monitorarlo: “la zona del cielo in cui cercarlo era troppo ampia“, spiega ancora l’esperto Esa. “Pur non conoscendo la sua esatta traiettoria, però, sapevamo in che punto del cielo si sarebbe dovuto trovare se fosse stato realmente in rotta di collisione con la Terra: così il 4 e 5 luglio scorso lo abbiamo cercato in una regione precisa del cielo con il Very Large telescope (Vlt) dell’Osservatorio europeo meridionale (Eso) in Cile, e non lo abbiamo trovato”. Grazie a questa “osservazione negativa“, i ricercatori hanno potuto escludere il rischio di impatto. “Infine, ad agosto, un gruppo di ricercatori americani in collaborazione con Marco Micheli del Neo Coordination Centre è riuscito a ritrovare l’asteroide e le nuove misure – conclude Conversi – ci hanno permesso di raffinare le previsioni per domani”.