Il Procuratore della Repubblica di Rimini, Elisabetta Melotti, è stata sentita oggi dalla Commissione Antimafia e ha detto che il caso della morte di Marco Pantani è chiuso, senza verità celate. “Sulla causa di morte di Marco Pantani, rispetto a ciò che ha già valutato il giudice, non ci sono elementi nuovi di nessun genere: ogni aspetto è stato esaminato dal giudice“, ha tagliato corto il magistrato. Secca la replica della famiglia: “Non è così. Marco fu ucciso“. L’audizione segue di alcuni mesi ed è una risposta a quella dell’ex generale della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, consulente della famiglia Pantani, che ha invece ha evidenziato una serie di “incongruenze e contraddizioni” nelle indagini e chiesto la riapertura dell’inchiesta, già archiviata in via definitiva come morte solitaria dovuta a un’overdose. Rapetto, in un dossier di 56 pagine, ha sostenuto che Pantani “non era solo nella camera quando morì: qualcuno ha spostato il corpo“, come si evincerebbe dalla posizione di un braccio. Inoltre, nella stanza c’era un bastone con cui è stato sfondato il controsoffitto, “come se qualcuno cercasse qualcosa. Anche le bocchette di areazione sono state rimosse: qualcuno è entrato, forse dal garage che era incustodito, cercava qualcosa. Chi era? Cosa cercava? Perchè?“.
Rapetto è anche tornato a sollevare dubbi sull’accusa di doping che costò al campione la vittoria al Giro del 1999 (“Pantani non era così stupido da esporsi a un rischio tanto grande“) e ipotizzato che la camorra possa aver voluto la morte del Pirata per motivi legati alla sua squalifica e alle scommesse clandestine. Tutti aspetti che sono stati vagliati nell’inchiesta, ma che non hanno portato a niente, ha assicurato oggi il procuratore capo Melotti. Si è parlato di una “alterazione della scena del crimine: non è una accusa da poco, ma non si sa bene chi l’avrebbe fatto, ne’ quando, ne’ come. Sotto questo aspetto c’è una prospettazione illogica“. Riguardo alla criminalità organizzata, poi, “erano passati 5 anni (dalla squalifica per doping – ndr) e non si capisce quale interesse potesse esserci“: “secondo il generale Rapetto c’è invece un collegamento tra il 1999 e il 2004. “Ma non c’è un movente, non c’è nulla“. Insomma, ha aggiunto il procuratore, “sono stati valutati tutti gli elementi riproposti e non sono emerse novità, neppure rispetto all’ipotesi che ci fossero altre persone in camera. Si può essere d’accordo o no, ma è così. Si chiede una rivisitazione degli stessi elementi. A distanza di 15 anni è oggettivamente difficile avere elementi originali“.
Sul “caso Pantani” la procura di Rimini ha condotto due inchieste: “la prima ha stabilito che la morte è avvenuta per intossicazione acuta di cocaina e che la causa è stata accidentale. Le indagini hanno portato a escludere l’azione di terzi ed individuato le persone che hanno ceduto la droga“. La seconda indagine nel 2014, in seguito all’esposto della famiglia: “All’esito di varie indagini – ha ricordato il procuratore – il pm ha chiesto l’archiviazione e il gip, in un articolato decreto, ha concluso per l’archiviazione evidenziando che l’ipotesi omicidiaria era sostanzialmente ‘fantasiosa‘”. Secondo il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra (M5s) “l’audizione di oggi è stata dettagliata e apprezzata. Personalmente sono soddisfatto“. Non altrettanto il legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis: “restiamo convinti che le carte e le dichiarazioni rese da esponenti di spicco della camorra dell’epoca indicano che a Campiglio furono alterate le provette per le analisi del sangue. E riteniamo che Marco Pantani fu ucciso. La Commissione dovrebbe convocarci perché ci sono spunti importanti che sono stati trascurati nella seconda indagine e testimoni non considerati“.