Accadde oggi: 75 anni fa il generale Rommel morì di infarto. In realtà fu costretto al suicidio da Hitler

“La volpe del deserto” era considerata dai tedeschi una vera e propria leggenda e condannarlo a morte sarebbe stato un suicidio per l’immagine del Führer
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Era il 14 ottobre del 1944 quando uno dei più importanti e controversi generali delle SS, Erwin Rommel, chiamato la ‘volpe del deserto’ grazie alla sua vittoriosa guida dell’Afrikakorps, si suicidò avvelenandosi con il cianuro. Sebbene Hitler e i suoi volessero far credere che il generale avesse avuto un infarto, diversi storici hanno sempre sostenuto che Rommel si fosse suicidato, ma non di sua spontanea volontà, bensì fosse stato costretto dietro minaccia. La causa di questo suicidio pilotato sarebbe stato il coinvolgimento del generale, ancora oggi non del tutto confermato, nel complotto del fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944, organizzato da un gruppo di ufficiali e aristocratici del Terzo Reich e passato alla storia con il nome di Operazione Valchiria. A confermarlo è stato un protocollo della polizia criminale di Colonia che ha parlato di un vero e proprio assassinio di Stato.

rommel3Rommel era uno degli uomini di fiducia di Hitler, ma nel 1944 diversi ufficiali tedeschi avevano già capito che la Germania avrebbe perso la guerra e così iniziarono a cospirare contro il Führer. Secondo i vertici del Terzo Reich anche Rommel entrò a far parte del gruppo di attentatori che decisero di fare fuori Hitler per poi negoziare la pace ed evitare ulteriori danni alla già provata Germania. L’attentato avvenne nella cosiddetta “tana del lupo”, ovvero il quartier generale di Hitler a Rastenburg, in Prussia Orientale, oggi Polonia. Il fallimento fu catastrofico: il cancelliere tedesco se la cavò con poche e lievi ferite. Da quel momento perseguire gli attentatori divenne il suo obiettivo principale e arrivò a far giustiziare duecento ufficiali e altra svariate migliaia di persone coinvolte a vario titolo, secondo la folle logica hitleriana, nel suo tentato omicidio.

Erwin-Rommel-North-AfricaFar giustiziare Rommel, però, sarebbe stato sminuente sia per la capacità di discernimento di Hitler, che lo aveva sempre considerato uno dei suoi migliori uomini, sia per tutto il sistema del Terzo Reich. Inoltre “la volpe del deserto” era considerata dai tedeschi una vera e propria leggenda e condannarlo a morte sarebbe stato un suicidio per l’immagine del Führer. Si decise dunque di metterlo di fronte a una scelta forzata: o un processo di fronte ad tribunale popolare, al termine del quale sarebbe comunque stato condannato a morte con il conseguente arresto di tutta la sua famiglia, o avvelenarsi e salvaguardare l’incolumità della propria famiglia e del proprio onore. Il 14 ottobre 1944 Rommel scelse la seconda opzione. Accostò con la propria auto sul ciglio della strada nei pressi di Herrlingen, dove abitava, e ingoiò una fiala di cianuro. A quel punto Hitler ordinò ai suoi di non far capire a nessuno cosa si nascondeva dietro a quel suicidio. Solo dopo 16 anni il medico Friedrich Breiderhoff, che all’epoca dei fatti era responsabile dell’ospedale da campo di Ulm, dichiarò alla polizia di Colonia che, nonostante Rommel fosse ormai morto, fu portato in ospedale dove vi furono dei finti tentativi di rianimazione. Fu persino ripulito dal vomito che si era formato attorno alla sua bocca a causa degli effetti del veleno. Lo scopo era quello di far passare la causa del morte per infarto.

rommelQuattro giorni dopo la sua morte Rommel ebbe persino i funerali di Stato, come  un eroe nazionale, proprio per nascondere ancora di più l’evidenza. La moglie e il figlio, Manfred Rommel, sapevano la verità sul suicidio forzato e quest’ultimo, militare dell’aviazione tedesca, disertò dopo la morte del padre, arrendendosi ai francesi. Nel dopoguerra divenne un politico e per diversi anni fu anche sindaco di Stoccarda.

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