Caccia, morto uomo di 71 anni: chiesta l’introduzione del reato di omicidio venatorio, “più grave di quello colposo”

“Il cacciatore maneggia un’arma letale, cioè ha maggiore responsabilità, quindi dev’essere punito più duramente di chi commette un “normale” omicidio colposo"
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Davanti ai morti di caccia indigna l’inerzia delle autorità”. Lo dice l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commentando l’incidente nelle campagne di Roma che è costato la vita ad un cacciatore di 71 anni. “Mi dispiace per la persona ed esprimo il mio cordoglio alla sua famiglia – sottolinea l’ex ministro – ma in generale, quando lo Stato mette in mano dei “cannoni” ad anziani tiratori della domenica, non c’è da stupirsi se qualcuno muore. C’è invece da indignarsi perché le autorità, governo e Regioni, o non fanno nulla o se fanno qualcosa, fanno qualche regalo… alle doppiette. Rivolgo ancora un appello al Parlamento perché si riparli di caccia, almeno per limitarla, in attesa di abolirla. Ho depositato alcune proposte di legge in materia: ripartiamo da quelle”.

Le battute di caccia – ricorda la parlamentare – sono veri e propri appuntamenti con la morte, non solo quella degli animali, vittime designate dell’incontenibile “libidine da sparo” degli appassionati, ma anche quella dei cacciatori stessi, come in questo caso, o, peggio ancora, quella di innocenti fungaioli e amanti della natura, che possono ritrovarsi sulla linea di tiro. Ieri è capitato nelle Torbiere della Franciacorta, in provincia di Brescia, ad un gruppo di ecoturisti scampati per miracolo ad una pioggia di pallini. Non è più accettabile che gruppi di cacciatori si impadroniscano di boschi e campagne e terrorizzino i residenti e gli escursionisti, con armi sempre più potenti il cui uso è concesso senza adeguati controlli sulle condizioni piscofisiche degli utilizzatori”.

Occorrono restrizioni più severe. “Ho proposto – spiega l’on. Brambilla – il divieto di cacciare il sabato e la domenica, per tutelare chi nei boschi e nelle campagna va per godersi la natura e non per distruggerla, e alcune misure restrittive. Inoltre vanno sistematicamente raddoppiate le distanze di sicurezza da potenziali bersagli come case, strade, ferrovie, mezzi agricoli o animali domestici, che oggi variano secondo i casi da 50 a 150 metri. Riguardo al porto d’armi: mentre le procedure per le richieste motivate da esigenze di difesa personale sono rigidissime, una licenza per uso sportivo si ottiene più facilmente. Vale cinque anni e il certificato medico di idoneità è necessario solo al momento del rinnovo. Troppo poco, soprattutto perché la maggior parte dei cacciatori ha un’età compresa tra 65 e 78 anni”.

Va infine introdotto il reato di omicidio venatorio. “Il cacciatore – ricorda la deputata – maneggia legittimamente un’arma letale, cioè ha maggiore responsabilità, quindi dev’essere punito più duramente di chi commette un “normale” omicidio colposo. E’ lo stesso principio seguìto per dare vita al reato di omicidio stradale e la pena base che vorrei vedere applicata è la stessa: da due e sette anni di reclusione”.

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