Nobel per la Pace, tutti parlano di Greta Thunberg ma la libertà di stampa e l’immigrazione potrebbero vincere sui cambiamenti climatici

I bookmaker indicano Greta come favorita alla vittoria di quello che è uno dei premi più prestigiosi al mondo, ma alcuni esperti sono più cauti
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I bookmaker sembrano sicuri che l’attivista svedese Greta Thunberg abbia la vittoria in pugno per il Nobel per la Pace di quest’anno (che sarà assegnato domani), ma alcuni esperti sono più cauti. La 16enne di Stoccolma ha già ricevuto il più alto riconoscimento da Amnesty International e il Right Livelihood Award, a volte considerato “il Nobel alternativo”. I siti di scommesse online la indicano come favorita alla vittoria di quello che è uno dei premi più prestigiosi al mondo. In un’intervista con l’emittente svizzera RTS nel mese di agosto, Greta ha sottolineato che mentre il premio sarebbe “un riconoscimento per questo movimento”, lei e i suoi sostenitori non lo stanno “facendo per ricevere premi”.

Greta-ThunbergNel mese di agosto dello scorso anno, Greta ha iniziato a sedersi da sola davanti al parlamento svedese ogni venerdì con un cartello che recitava “sciopero scolastico per il clima”. In poco più di un anno, milioni di giovani in tutto il mondo hanno iniziato a prendere parte alle dimostrazioni per protestare con il pericolo dei cambiamenti climatici e chiedere ai governi azioni decise e immediate. Con il suo intervento al summit dell’ONU a fine settembre è finita sulle prime pagine dei giornali del mondo, dopo aver accusato i potenti, trattenendo a stento le lacrime, di averle “rubato i sogni e l’infanzia” con le loro “parole vuote” sul clima. Ma il suo intervento sarà riuscito a farle guadagnare il Nobel per la Pace?

Estremamente improbabile”, ha detto Henrik Urdal, direttore del Peace Research Institute di Oslo, citando due ragioni per il suo scetticismo. Ha sostenuto che mentre alcuni dicono che i cambiamenti climatici potrebbero aggravare i conflitti, secondo lui, non esiste un consenso sul fatto che siano davvero la causa di conflitti armati. Ha anche parlato della sua giovane età, che potrebbe rendere il premio più un onere che un riconoscimento. “L’unico modo in cui potrei vedere che succede è se lei facesse parte di un premio condiviso, come Malala”, ha detto Urdal, riferendosi all’attivista pakistana Malala Yousafzai, che ha condiviso il premio del 2014, all’età di 17 anni, con l’attivista indiano per i diritti dei bambini Kailash Satyarthi. Alcune delle affermazioni di Greta, poi, sono considerate eccessive o controverse, specie sulla “vergogna” di usare i voli aerei o sull’”inizio di una estinzione di massa”.

Roberto Monaldo/LaPresse

Anche Asle Sveen, storico norvegese, segue la stessa linea: “Naturalmente, lei ora è una star internazionale, in conflitto con Donald Trump, e ha messo i riflettori sui cambiamenti climatici meglio di chiunque altro. Quello che va contro di lei è che ha solo 16 anni”, aggiungendo che sarebbe “molto sorpreso” se ricevesse il premio. Ma Dan Smith, direttore dello Stockholm International Peace Research Institute, crede che Greta debba essere considerate una “seria candidata” e che i cambiamenti climatici siano collegati ai conflitti. “Prima di tutto, credo che quello che lei ha fatto nell’ultimo anno sia straordinario. Penso che i cambiamenti climatici siano un problema che è fortemente correlato alla sicurezza e alla pace”, ha detto.

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Ma altri esperti credono un candidato più probabile sia il primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, che ha trovato la pace con il duro nemico Eritrea. “Abiy Ahmed sarebbe un buon candidato, poiché il suo mandato ha avuto effetti che hanno portato alla pace nel Paese e nell’area”, ha detto Peter Wallensteen, professore di ricerca sulla pace e i conflitti della Uppsala University, in Svezia.

bufala fake newsPrevedere il vincitore è sempre difficile, con un totale di 301 personalità e organizzazioni nominate quest’anno. Gli esperti suggeriscono anche che la commissione potrebbe concentrarsi sulla libertà di espressione e informazione in un momento in cui queste libertà sono sotto pressione sia nelle democrazie che nei regimi autoritari. “Nell’era delle fake news e dell’eccesso di informazioni e della mancanza di trasparenza, la mancanza di affidabilità in molti processi politici, questo è qualcosa che spero la commissione possa prendere molto sul serio e in considerazione”, ha affermato Urdal. Le associazioni di stampa, come Reporters Without Borders e il Comitato per la protezione dei giornalisti, potrebbero quindi essere possibili vincitori.

Con la crisi migratoria che continua a dominare l’agenda politica, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati dell’ONU e il suo commissario, Filippo Grandi, ma anche l’organizzazione SOS Mediterranée, sono visti come potenziali vincitori. Nonostante sia ampiamente considerata un’ipotesi azzardata, anche il Presidente statunitense Donald Trump è stato menzionato per i suoi sforzi per sanare le vecchie ferite con il leader nordcoreano Kim Jong Un.

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Il vincitore 2019 sarà svelato domani mattina al Nobel Institute di Oslo. Lo scorso anno, il premio – una medaglia d’oro, un diploma e 920.000 dollari – sono andati a Denis Mukwege, ginecologo congolese, e Nadia Murad, attivista yazida, che hanno lottato contro la violenza sessuale.

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