Quando il paziente affetto da una patologia oculare si rivolge al medico oculista, la malattia spesso è in una fase molto avanzata, con danni irreversibili che hanno già raggiunto una notevole gravità. Questo accade soprattutto nei casi di glaucoma, malattia che non manifesta evidenti segnali iniziali, con il rischio di compromettere fino al 50% delle cellule nervose dell’occhio.
Ma perché le diagnosi arrivano così tardi? Due sono le principali cause: se da un lato il paziente che gode di un apparente benessere non ha motivo di farsi visitare da uno specialista, dall’altro troppo spesso si rivolge a diverse figure, tra cui gli optometristi, non deputate alla prevenzione e alla cura di patologie che sono di esclusiva pertinenza medica. Il tema è stato al centro del corso ‘Etica medica e comunicazione’, coordinato dal dottor Marco Gusmeroli, e organizzato in occasione del 10° Congresso nazionale dell’Associazione Italiana dei Medici Oculisti. L’evento è in corso a Roma, all’Ergife Palace Hotel.
“Oggi è particolarmente evidente la deriva dell’utilizzo di strumentazione destinata alla diagnosi di patologie oculari nei centri ottici e nelle farmacie– ha commentato la dottoressa Alessandra Balestrazzi, addetta alla comunicazione e ai rapporti con la stampa e le istituzioni di AIMO- con il rischio concreto che il cliente possa credere che si tratti di una visita oculistica”. Le visite oculistiche prevedono, oltre all’esame della vista, l’esecuzione di altre prestazioni quali l’esame obiettivo alla lampada a fessura, la misurazione del tono oculare e l’esame del fondo oculare dopo l’instillazione di collirio midriatico.
“Tutte queste prestazioni, necessarie ai fini del corretto inquadramento diagnostico– ha proseguito la dottoressa Balestrazzi- sono di esclusiva competenza del medico oculista laureato in Medicina e Chirurgia con la successiva specializzazione in Oftalmologia, una preparazione che dura complessivamente dai 10 agli 11 anni (a seconda che il corso di specializzazione duri quattro o cinque anni). Solo una visita oculistica effettuata da un medico oculista, insomma, permette di evidenziare o di escludere eventuali patologie spesso silenti ed evidenziabili solo dopo un accurato esame di tutto il bulbo oculare. Esame di competenza, lo ripeto, del solo medico oculista”.
Secondo il dottor Gusmeroli, siamo in un momento “di evoluzione comunicativa tra il paziente e il medico– ha detto- che spesso genera aree di crisi, con una perdita di fiducia nell’operato del medico. Fondamentale diventa la conoscenza di strumenti che possano facilitare questo rapporto e un comportamento etico da parte del medico, in cui il riconoscimento del paziente e della sua patologia venga inserito nel suo vissuto, non limitandosi soltanto alla cura della patologia d’organo. Negli ultimi anni– ha sottolineato poi il dottore- il modello di relazione tra medico e paziente è cambiato fino a diventare simile alla sottoscrizione di un patto. Ebbene: il rispetto di questo patto, da entrambe le parti- ha concluso- può portare ad una vera alleanza terapeutica”.
La sinergia medico oculista-ortottista (assistente di oftalmologia) è infine “fondamentale per la prevenzione, la diagnosi e la riabilitazione visiva in diverse patologie oculari, come lo strabismo e i problemi neurologici- ha sottolineato Danilo Mazzacane, segretario generale di GOAL (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi)- D’altronde ogni fase della vita è interessata da queste problematiche: da quella pediatrica, alla lavorativa, fino alla senile”.
Intanto, per frenare l’abusivismo dilagante “non solo in Italia, ma anche in gran parte d’Europa”, alcuni giorni fa a Madrid, in occasione del 95° Congresso della Società spagnola di Oftalmologia (SEO), gli oftalmologi italiani, francesi, tedeschi, portoghesi e marocchini hanno concordato di fondare una nuova società europea che tuteli “con fermezza e autorità ogni cittadino da ogni forma di abusivismo”. Lo ha annunciato il presidente di AIMO, Luca Menabuoni, nel corso della giornata. “L’abusivismo ha pericolose ripercussioni sulla salute pubblica. Per questo abbiamo ritenuto opportuno fondare questa nuova società. Tra l’altro, con orgoglio, voglio sottolineare che i medici di AIMO rappresenteranno la voce degli oculisti italiani in Europa. Presto saremo tanti e uniti, così la nostra voce dovrà essere ascoltata”.