Il premio Nobel per la Medicina 2019 è stato assegnato oggi a a William G. Kaelin Jr, Sir Peter J. Ratcliffe e Gregg L. Semenza: si tratta di “un riconoscimento a un percorso di ricerca di base lungo, a studi noti che hanno ricostruito il meccanismo e le modalità attraverso i quali le cellule ‘respirano’. Una conoscenza basilare consolidata, ma che ha ancora molto da dare in termini di applicazioni pratiche. Sapere come la cellula si adatta all’ambiente e si approvvigiona d’ossigeno ci può consentire, infatti, di agire per esempio per bloccare la degenerazione, come può avvenire in malattie neurodegenerative o nei tumori“, spiega all’Adnkronos Salute Alberto Ferri, dell’Istituto di farmacologia traslazionale del Cnr a Roma. “La cellula per respirare utilizza il mitocondrio. Non tutte però lo fanno. Per esempio non lo fanno alcune cellule tumorali. Abbiamo imparato che le cellule tumorali che respirano male sono più aggressive. Sappiamo anche, però, che il meccanismo è alterato in alcune leucemie, nonostante l’utilizzo dei mitocondri“. In pratica “esiste una plasticità nel modo in cui le cellule si adattano alla presenza di ossigeno. E il meccanismo e la modalità in cui ciò avviene, comportano differenze tra le cellule stesse“, aggiunge Ferri sottolineando l’importanza per future terapie – in particolare per i tumori e nelle neurodegenerazioni – di “conoscere il sistema di approvvigionamento dell’ossigeno e capirne la vulnerabilità“.