La stipsi, o stitichezza, è un disturbo che colpisce due persone su dieci quando gli incontri con la toilette sono meno di 3 in una settimana. Non tutti quelli che pensano di soffrire di questo problema però lo hanno veramente. Per capire quali sono realmente i sintomi della stitichezza e imparare a combatterla con alcuni accorgimenti, Humanitas Salute si è rivolta al Prof. Silvio Danese, Responsabile del Centro per le malattie croniche intestinali dell’Istituto Humanitas di Milano e docente di Humanitas University.
“La prima indicazione è sempre quella volta a cambiare le abitudini alimentari, aumentando l’introduzione di fibre con la dieta fino a 20-35 grammi al giorno – ha spiegato il dottor Danese -, soprattutto se parliamo di un soggetto che ha meno di 3 evacuazioni a settimana a cui in genere si associano sforzo durante la defecazione, feci dure oppure sensazione di evacuazione incompleta”.
Fra le cause più comuni della stitichezza ci sono anche la mancanza di idratazione, l’assunzione di alcuni farmaci, tra cui antidepressivi, ferro, oppioidi o i cambiamenti provvisori di abitudini alimentari e di vita.
La dieta ha un ruolo fondamentale della genesi come nella cura di questa problematica. Troppi grassi animali, zuccheri e un apporto di fibre inadeguato stimola la stipsi.
Anche l’abuso di lassativi che finiscono per causare dipendenza possono portare l’intestino a smette di funzionare correttamente e a sviluppare la stipsi.
Variazioni ormonali durante la gravidanza, prima del ciclo mestruale e in menopausa possono causare stitichezza, così come la presenza di malattie come l’ipotiroidismo, il Lupus, la sclerosi multipla e il morbo di Parkinson e tutte le stenosi post-infiammatorie nella malattia di Crohn. In presenza di tumori del colon e della sindrome del colon irritabile la stitichezza si alterna spesso alla diarrea.
Reprimere lo stimolo della defecazione quando si presenta, nel tempo può portare a un rallentamento del transito intestinale e alla stitichezza. La funzione principale del colon infatti è quella di riassorbire l’acqua presente al suo interno. Un eccessivo riassorbimento di acqua, provoca un indurimento delle feci e un minor numero di evacuazioni.
Stitichezza (stipsi) acuta e cronica: sintomi, rimedi e prevenzione
La stitichezza o stipsi – si legge in un approfondimento dell’Humanitas Research Hospital, un ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario – viene comunemente definita come una difficoltosa o infrequente evacuazione con sensazione di incompleto svuotamento intestinale. La stipsi acuta si distingue da quella cronica (che ha durata maggiore di 6 mesi) per la transitorietà del disturbo che può conseguire a diverse cause (ad esempio: interventi chirurgici, malattie acute, o semplicemente si può manifestare dopo un viaggio). In genere, superata la fase “critica”, la stipsi si risolve in breve tempo.
Il termine “stipsi” deriva dal greco styphein (stretto) ed indica una difficoltà nell’espletamento della funzione intestinale che può impattare notevolmente sulla qualità di vita. È una problematica molto frequente che interessa circa il 15% della popolazione. Interessa maggiormente i soggetti di sesso femminile ed aumenta con l’avanzare dell’età. È più frequente in chi è depresso o sottoposto a stress psicologici.
La normale frequenza di defecazione varia da persona a persona, ed indicativamente dovrebbe essere da tre evacuazioni al giorno a tre alla settimana.
La stipsi transitoria è frequente durante la gravidanza, nei cambi di luogo ed abitudini alimentari (es. viaggi), in persone sedentarie che non si idratano in maniera sufficiente, nel periodo che segue interventi chirurgici e dopo l’utilizzo di antibiotici.
La stipsi cronica invece può essere causata da vere e proprie disfunzioni motorie intestinali e/o anorettali oppure da patologie come la diverticolosi, le malattia infiammatorie croniche intestinali, il tumore del colon-retto. Fra le malattie croniche che spesso si accompagnano a stipsi, vi sono il Morbo di Parkinson, il Diabete e malattie neurologiche.
Anche alcuni farmaci (es. anestetici, analgesici, antiacidi, anticolinergici, antidepressivi) possono rallentare il transito delle feci lungo l’intestino.
I sintomi riferiti dai pazienti con stipsi sono generalmente:
- ridotta frequenza di evacuazioni (meno di tre alla settimana)
- presenza di feci dure (“caprine”)
- sforzo eccessivo e prolungato durante la defecazione
- senso di ostruzione o blocco anale
- sensazione di evacuazione incompleta
- ricorso a manovre manuali o ausili tipo clisteri e supposte
La stipsi può ridurre notevolmente la qualità di vita delle persone. Le feci dure ed i continui sforzi inoltre possono provocare, non solo un rialzo della pressione sanguigna (con possibili emorragie congiuntivali), ma anche irritazioni e prolasso delle emorroidi. Generalmente la stipsi è una condizione benigna, ma se compare improvvisamente in persone adulte con una familiarità di tumori intestinali, se c’è sangue nelle feci, se si dimagrisce, se si diventa anemici, bisogna rivolgersi al medico curante per eseguire gli esami del sangue e strumentali. La complicanza più temibile della stipsi è l’occlusione intestinale dovuta alla presenza del cosiddetto “fecaloma” che è un accumulo di feci che si può fermare in qualsiasi tratto del colon che, se non adeguatamente trattato, può portare (in rari casi) ad ischemia rettale (ovvero mancanza di apporto sanguigno).
In molti casi sono sufficienti cambiamenti nell’alimentazione, idratazione e nello stile di vita per alleviare i sintomi e gestire la stipsi.
- Regolarità negli orari dei pasti: la regolarità nell’alimentazione aiuta il benessere intestinale
- Dieta con fibre: è consigliato il consumo di almeno 20-35 grammi di fibre giornaliere. Tra le fibre, utili ci sono sia quelle solubili (mucillagini di psillio o glucomannano) che insolubili (metilcellulosa, crusca)
- Esercizio regolare: l’attività fisica facilita l’attività intestinale.
- Adeguato apporto di liquidi: bere acqua aiuta a mantenere un buon transito delle feci che sono più morbide.
- Dedicare il giusto tempo per le funzioni intestinali: il momento migliore è al mattino dopo la prima colazione e non bisogna ignorare lo stimolo.
- Lassativi: vi si ricorre quando i cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita non sono sufficienti. Ve ne sono di diversi tipi:
- Integratori di fibre o lassativi di massa: richiamano acqua nell’intestino ed ammorbidiscono le feci facilitandone l’espulsione.
- Da contatto/Stimolanti: sono dei potenti attivatori della motilità intestinale, ma possono causare crampi addominali.
- Emollienti delle feci: lubrificano le feci e ne aiutano il passaggio.
- Osmotici: agiscono trattenendo e richiamando liquidi nell’intestino con un meccanismo osmotico o modificando la distribuzione dell’acqua nel materiale fecale.
- Lassativi salini: richiamano acqua nel colon. Vengono speso utilizzati nella preparazione per le procedure endoscopiche.
- Procinetici
- Agonisti serotoninergici (Prucalopride): questi agenti stimolano il rilascio di aceticolina che è un neurotrasmettitore che aumenta le contrazioni peristaltiche del colon.
Come prevenire il disturbo:
- Dieta con adeguato apporto di fibre (frutta, verdure, cereali integrali) e povera di grassi e di zuccheri.
- Adeguata idratazione
- Esercizio fisico (come camminare, andare in bicicletta o nuotare)
- Dedicare il giusto tempo per le proprie funzioni fisiologiche