Urban Nature: 22 proposte del WWF per il buon governo della natura in città

"Dal nostro ultimo report sulla biodiversità nelle aree urbane emerge chiaramente che città e natura non devono essere considerate come entità separate"
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Il buon governo condiviso della natura in città è possibile, lo dimostra il fatto che in tutti i capoluoghi delle nostre 14 aree metropolitane l’apporto di reti e comitati civici alla tutela e alla gestione del verde urbano è apprezzato e riconosciuto dalle amministrazioni comunali e che sono previsti in occasione della giornata di “Urban Nature 2019 – La Festa della natura in città”, promossa dal WWF, oggi domenica 6 ottobre.

Urban Nature sta crescendo e si apre a decine di comitati e reti di cittadini (che gestiscono parchi urbani e giardini condivisi, orti sociali, attività di apicoltura) che hanno contribuito alla rilevazione dell’Ecoscreening sulle politiche a tutela della biodiversità nei capoluoghi dei 14 capoluoghi delle aree metropolitane e hanno condiviso “Il Manifesto per il buon governo del verde in città”, con oltre 20 proposte per cambiare il volto verde delle nostre città, contenuti nel nuovo Report Urban Nature 2019 sulla biodiversità urbana pubblicato alla vigilia degli eventi di Urban Nature.
Passare dal grigio al verde nelle nostre città è possibile basta volerlo”: lo dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che spiega: “Dal nostro ultimo report sulla biodiversità nelle aree urbane emerge chiaramente che città e natura non devono essere considerate come entità separate, ma parti integrate in un unico un organismo vivente in cui la biodiversità è indispensabile per garantire la qualità della vita, la salute, il benessere e la sicurezza delle popolazioni urbane e il verde è un bene comune”.
Proprio per dare una lettura complessiva dell’ambiente urbano e della vita che lo popola a fianco del WWF  in occasione della terza edizione di “Urban Nature”, nel report troviamo i contributi di urbanisti, di  architetti paesaggisti e di giuristi che fanno riferimento a IASLA (Società Scientifica Italiana di Architettura del paesaggio), a LABSUS (Laboratorio della sussidiarietà che lavora sull’amministrazione condivisa dei beni comuni), al Gruppo di ricerca di urbanisti dell’Università dell’Aquila, uno dei laboratori più avanzati in  Italia sul tema del consumo del suolo, che da anni collabora col WWF.
Il Report WWF apre una finestra sul mondo su come ci siano degli esempi concreti su come costruire una nuova alleanza tra città e natura. Oltreoceano si ricordano le esperienze avanzate di Vancouver (considerata la punta di diamante su scala mondiale tra le green cities) e di New York ( con il suo piano di infrastrutture verdi. Ma restando in Europa sono da evidenziare le esperienze della Germania che, con il programma Sta?dte wagen Wildnis (Città che osano la selvaticità) ha avviato un piano di intervento nazionale per favorire il ritorno alla natura e alla vita selvatica nelle nostre città e di Londra, la prima città al mondo ad essere dichiarata National Park City (NPC) in coerenza con quanto dichiarato nella Universal Charter of National Park Cities.
È nelle città come terra di frontiera, dove il fitto sistema di relazioni può favorire l’innovazione, che si può vincere la scommessa della sostenibilità ambientale. Infatti, ricorda il WWF nel Report che se negli anni ‘50 la popolazione urbana sul nostro pianeta ammontava a 745 milioni di persone, nel 2050 avremo 6,5 miliardi di persone che affolleranno le nostre città (sui 9,7 miliardi che allora popoleranno la Terra), mentre in Europa due terzi della popolazione (500 milioni di persone) già oggi vive nelle città. Secondo l’ultima rilevazione ISTAT che si riferisce al 2016, i Comuni italiani con un’alta urbanizzazione rappresentano meno del 5% del territorio ma accolgono più del 33% delle persone.
Gli studi condotti nel nostro Paese dal Gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila, prodotti per il Report WWF,  rilevano che le 14 aree/città metropolitane (Torino, Milano, Venezia-Mestre, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Cagliari, Bari, Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo), pur interessando solo l’1,2% del territorio nazionale, ospitano, attualmente, ben il 16% della popolazione italiana (9 milioni e mezzo di persone: delle quali rispettivamente 2 milioni e 800 mila e 1 milione e 300 mila, concentrate solo a Roma e Milano). E il patrimonio di verde (pubblico e privato) progettato o inglobato nelle 14 Città Metropolitane ammonta complessivamente a circa 1.200 chilometri quadrati, un’estensione equivalente a quella di Roma, la più estesa area urbana italiana (con 465 chilometri quadrati Roma e Milano costituiscono da sole più del 35% delle aree verdi urbane). La copertura media considerata su scala nazionale del verde urbano (pubblico e privato) nelle Città Metropolitane è quindi del 30% della struttura urbana, ma le singole realtà urbane sono molto differenziate: si passa dal 42% di Bologna al 9% di Cagliari.

Come viene amministrato il verde nelle 14 aree metropolitane? 

Dalla 4 domande poste nell’Ecoscreening pubblicato nel Report WWF e prodotto grazie all’apporto di 40 realtà locali attive nelle 14 Città Metropolitane emerge che:

  • La legge un albero per ogni figlio (nato o adottato) concepita inizialmente nel 1992 e perfezionata con la legge n. 10/2013 è stata applicata in questi 26 anni a macchia di leopardo nelle 14 Città Metropolitane: sono ben 7 i capoluoghi delle Città Metropolitane dove sinora non è stata svolta alcuna iniziativa, senza differenze tra Nord e Sud. Mancano ancora all’appello a tutt’oggi: Bari, Catania, Genova, Messina, Napoli, Reggio Calabria, Torino.
  • Regolamenti del verde e Piani del Verde – Regolamenti del verde, strumenti consolidati, esistono in 68 capoluoghi delle Città Metropolitane: Milano, Venezia, Torino, Genova, Bologna, Bari, Reggio Calabria e Palermo; 4 Città Metropolitana non li hanno Firenze, Napoli, Bari, Messina; mentre Roma e Catania sono stati adottati dalla Giunta ma non ancora approvati dalle assemblee consiliari. I Piani del Verde, strumenti più avanzati, sono incardinati in altri strumenti consolidati (come i PUC per Roma e Cagliari e la variante urbanistica per Palermo) o innovativi (come il recentissimo Piano Clima del Comune di Milano) o, infine, previsti ad hoc (Messina).
  • Gestione civica di spazi verdi, giardini condivisi, orti sociali – L’Ecoscreening WWF restituisce anche la gradita sorpresa che il coinvolgimento delle realtà civiche nella tutela e gestione degli spazi verdi e dei beni naturali è diffusa in tutte le nostre città più importanti: in tutti i Comuni capoluogo delle 14 Città Metropolitane esistono strumenti amministrativi per l’affidamento delle aree verdi ad associazioni, comitati o gruppi di cittadini.
  • Green infrastructure, Reti ecologiche, Piani di adattamento – Si registrano primi segnali di attenzione ad iniziative più avanzate: Bologna ha approvato il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, Milano e Palermo stanno lavorando sulle infrastrutture verdi, Roma e Palermo hanno inserito le reti ecologiche nei piani urbanistici, mentre negli altri 9 capoluoghi delle CM si registrano interventi mirati alla valorizzazione di aree esistenti o alla rinaturalizzazione di aree ex industriali o ex caserme.

Una situazione che ha indotto il WWF, con la collaborazione di 40 realtà locali e di due organizzazioni nazionali (Federbio e Federerazione Pro Natura) a redigere il “Manifesto del Buon Governo della Natura in Città”, che si articola in 6 diversi filoni e suggerisce 22 azioni da sottoporre alle amministrazioni comunali nella loro integrità o anche parzialmente, a seconda del grado di maturità del Comune con cui si avvia l’interlocuzione. Ecco qui di seguito una sintesi dei contenuti salienti del Manifesto:

  1. Strumenti urbanistici e adattamento climatico Integrare la nuova pianificazione urbanistico-territoriale comunale con la individuazione e regolamentazione delle green and blue infrastructure e con i Piani Urbani di Adattamento Climatico.
  2. Linee Guida nazionali Definire (come indicato nelle Linee guida nazonali) “Piani comunali del Verde” a tutela delle aree seminaturali, agro-selvicolturali e di importanza ecologica e paesaggistica e per l’individuazione di “cinture verdi” periurbane.
  3. Legge n. 10/2013 Verificare la reale attuazione della legge n. 10/2013, nonché, rendicontare e valorizzare gli interventi predisposti o realizzati per la messa a dimora di alberi per ognuno dei bambini nati o adottati nel territorio comunale, privilegiando gli interventi coordinati su area vasta e la cura delle nuove alberature impiantate.
  4. Patti di collaborazione Promuovere la cittadinanza attiva adottando, laddove non sia stato ancora fatto, i “Regolamenti, per la collaborazione dei cittadini con le amministrazioni per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani” e i “Patti di collaborazione amministrazione e cittadini attivi” da questi previsti.
  5. Gestione civica Accompagnare e favorire le esperienze civiche dei “giardini condivisi” e degli “orti sociali”, dei parchi urbani con: Delibere quadro che definiscano meglio gli obiettivi generali su scala cittadina; razionalizzare e semplificare le procedure e gli atti di affidamento.
  6. Manutenzione della biodiversità Favorire la diffusione di apposite Ordinanze e/o Regolamenti comunali (quali quelli approvati già da almeno 65 Comuni) per la gestione della biodiversità in città con metodi biologici, e che vietino, nel contempo, l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi (fitofarmaci e biocidi) nella gestione del verde urbano.
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