Nell’era delle fake news contro i vaccini c’è chi, con un’attenta e corretta attività di comunicazione finalizzata a contrastare le notizie false diffuse in rete, si rivolge alla popolazione e agli operatori sanitari con un linguaggio semplice e innovativo. E così la “Campagna di comunicazione per la vaccinazione antinfluenzale della Aou di Sassari”, avviata lo scorso anno per sensibilizzare medici, infermieri, operatori socio-sanitari alla vaccinazione in ospedale è stata riconosciuta come il miglior progetto di comunicazione vaccinale in Italia. Un riconoscimento che arriva nell’ambito del contest #PerchéSì, organizzato dalla Sanofi Pasteur. Il premio è stato assegnato nei giorni scorsi a Roma.
In lizza per il primo premio c’erano 10 finalisti che hanno partecipato, insieme a trenta giovani creativi e comunicatori in veste di mentor scientifici. I vincitori sono stati scelti tra 54 progetti, 31 per la categoria “Asl e distretti sociosanitari” (vinta dall’Ats Milano Città Metropolitana, che ha usato il linguaggio universale dello sport per raccontare il valore della vaccinazione) e 23 per la categoria “Università, Società Scientifiche, Ospedali, Associazioni e Fondazioni”, in cui si inseriva anche il progetto dell’Azienda ospedaliero universitaria.
«L’idea e le scelte adottate sono state vincenti – afferma il direttore generale Nicolò Orrù – e abbiamo colto nel segno. Il personale sanitario rappresenta, infatti, una popolazione particolarmente esposta al rischio di sviluppare la patologia durante la stagione influenzale e di trasmetterla anche ai pazienti, molti dei quali presentano serie condizioni di base che aumentano il rischio di complicanze. La protezione della salute dei nostri pazienti quindi passa prima di tutto dalla protezione di quella dei nostri operatori».
A ritirare la targa premio, è stato il direttore della struttura di Igiene e controllo delle infezioni ospedaliere dell’Aou di Sassari, il professor Paolo Castiglia, che guida anche il team di Vaccinarsinsardegna.org. Ed è stato proprio questo gruppo, formato dai dottori Antonella Arghittu, Marco Dettori e Andrea Cossu, a ideare la campagna vaccinale: “Gli operatori sanitari dell’Aou di Sassari in campo per la vaccinazione”. Per l’occasione è stato scelto un testimonial d’eccellenza rappresentato dalla Dinamo Basket. A essere interessati dalla vaccinazione sono stati circa 2000 dipendenti dell’Aou, tra medici, infermieri e altro personale sanitario in prima linea e a contatto con i pazienti. Perché l’obiettivo era quello di “proteggere” tanto gli operatori quanto i degenti. L’attività vaccinale del personale è stata preceduta da una campagna di comunicazione, partita con una indagine conoscitiva, indispensabile per la valutazione dei bisogni formativi, quindi con una serie di incontri. È stato predisposto materiale divulgativo di supporto, come poster, roll-up, calendari, spille, segnalibri e locandine con i quali si ricordava che:“La Dinamo e l’Aou di Sassari insieme per le vaccinazioni”. Alla campagna è stato legato l’hashtag “#iomivaccino”. La campagna ha visto la stretta collaborazione della Direzione medica di presidio, del medico competente, del Dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e sperimentali e della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università degli studi di Sassari.
Gli operatori sanitari sono stati chiamati a dare il buon esempio che nasce in virtù di una delle attività previste dal piano di prevenzione regionale 2014-2018 della Regione Sardegna. Tra i tanti programmi del piano, infatti, è dedicata un’ampia sezione allo sviluppo e potenziamento delle vaccinazioni. Un potenziamento che va al di là delle mura dell’ospedale. «L’idea di allargare il progetto a tutta la popolazione e non solo agli operatori sanitari – commenta Paolo Castiglia – deriva dal fatto che oggi abbiamo a disposizione diversi vaccini e siamo soliti fare campagne specifiche rivolte alle singole vaccinazioni. Quello che il progetto Vaccinarsinsardegna ha avuto l’idea di lanciare è, invece, una campagna globale sulle vaccinazioni, partendo dagli operatori della salute, passando per l’età adulta e quella anziana e arrivando, in ultimo, sino ai giovanissimi, con il fine ultimo di migliorare la cultura delle vaccinazioni».