Antartide, a caccia del clima di 1,5 milioni di anni fa con il progetto Beyond Epica

È importante "accendere i riflettori sul ruolo dell'Italia in Antartide" perché "tra quei ghiacci c'è moltissimo da capire sul futuro del clima"
MeteoWeb

A caccia della storia del clima di un milione e mezzo di anni fa per capire com’era allora la Terra e quali meccanismi entravano in gioco: è questo l’obiettivo ambizioso del progetto Beyond Epica, al nastro di partenza in Antartide e che segna il proseguimento del progetto Epica, concluso nel 2008, che aveva recuperato e studiato una carota di ghiaccio di 800.000 anni fa. “La perforazione potrà cominciare fra uno o due anni“, ha detto all’ANSA il presidente della Commissione Scientifica Nazionale per l’Antartide, Antonio Meloni, a margine dell’evento organizzato dal ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (Miur) in vista dei 60 anni del Trattato Antartico. Il punto in cui è prevista la perforazione si trova sul plateau antartico, nel sito chiamato Little Dome C, a 40 chilometri dalla base italo-francese Concordia. Il progetto è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 ed è coordinato dall’Italia, con Università Ca’ Foscari di Venezia e Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isp). Per l’Italia partecipano inoltre Enea, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e le Università Milano Bicocca, Bologna, Firenze e Siena. Le attività si svolgono nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), gestito dal ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca e attuato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) per la parte scientifica e dall’Enea per la logistica.

Trattato Antartico, Enea: “Italia tra pochissimi programmi autonomi”

Come Enea ci occupiamo della organizzazione logistica in Antartide delle spedizioni e del funzionamento delle due stazioni italiane: una intitolata a Mario Zucchelli, l’altra è la Base Concordia, che cogestiamo con i colleghi del programma nazionale francese e si trova in condizioni veramente proibitive. In particolare sul versante dei trasferimenti da e per l’Antartide, delle operazioni aeree, siamo tra i pochissimi programmi antartici al mondo, al di là di statunitensi, australiani e norvegesi, che riescono a gestire da soli attività autonome aeree“. Lo ha spiegato il responsabile Unità Tecnica dell’Antartide dell’Enea, Vincenzo Cincotti, durante la conferenza stampa in occasione dei 60 anni del Trattato Antartico, che si è svolta al Miur. “Ciò è possibile grazie anche all’aiuto delle Forze Armate italiane, come l’Aeronautica militare italiana che, da sempre, – ha proseguito Cincotti – ci supporta nella gestione della sala operativa e delle previsioni meteo, e, da quest’anno, anche delle operazioni di trasferimento intercontinentale che dalla Nuova Zelanda portano i nostri tecnici e ricercatori in Antartide“.

Antartide, capo spedizione: “Qui i confini sono diversi”

Il motivo per cui siamo qui è fare scienza, ha detto il capo spedizione della base Mario Zucchelli, Gianluca Bianchi Fasani, nella diretta dal ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca. Tanti i ricercatori e i tecnici che hanno partecipato al collegamento, nonostante fosse passata la mezzanotte. Alle cinque del mattino locali è inoltre previsto l’arrivo dalla Nuova Zelanda del volo che porterà altro personale destinato alle due basi, la Mario Zucchelli e la italo-francese Concordia, a 1.200 chilometri di distanza sul plateau antartico. “Stiamo aspettando l’ultimo volo intercontinentale della stagione“, ha aggiunto il capo spedizione. Quello che colpisce di più della vita in Antartide “è l’importanza della collaborazione, sia all’interno della base, sia con le basi degli altri Paesi. Qui i nostri confini sono diversi e noi ci troviamo vicini a Corea, Germania, Cina, Stati Uniti, Germania e Francia“, ha detto ancora, riferendosi alle basi più vicine.

Anche per il sottosegretario del Miur Giuseppe De Cristofaro, che ha recentemente guidato la delegazione italiana in Antartide, la basi Mario Zucchelli e Concordia “sono delle punte di eccellenza, sia per la ricerca sia per la grande organizzazione logistica“. È importante, ha proseguito, “accendere i riflettori sul ruolo dell’Italia in Antartide” perché “tra quei ghiacci c’è moltissimo da capire sul futuro del clima“. L’Antartide è un luogo unico, “per l’atmosfera che si respira sia nelle basi italiane e per il clima di collaborazione con i gruppi di ricerca dei Paesi che sono lì: sembra davvero di essere su un altro pianeta“, ha osservato il presidente dell’Enea, Federico Testa. Sono anche dei laboratori unici al mondo: “Grandi osservatori dell’atmosfera, del campo magnetico della storia del clima, e ancora per l’oceanografia e la biologia marina“, ha rilevato il presidente della Commissione scientifica nazionale per l’Antartide, Antonio Meloni. In dirittura d’arrivo, ha aggiunto, altre ricerche condotte nell’area marina protetta del Mare di Ross e a bordo della nuova nave rompighiaccio “Laura Bassi”, in navigazione verso la base Mario Zucchelli.

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