Attentato contro i soldati italiani in Iraq, tre sono gravi: torna il terrore vissuto 13 anni fa a Nassiriya

Attentato a dei soldati italiani in Iraq: cinque feriti, tre sembrano essere in gravi condizioni
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Attentato esplosivo contro un convoglio di militari italiani in Iraq: cinque i feriti, di cui tre in gravi condizioni, ma a quanto si apprende non dovrebbero essere in pericolo di vita. Si attendono ulteriori notizie, ma il terrore di 13 anni fa torna a farsi più vivo che mai.

L’attentato, riferisce lo Stato maggiore della Difesa, è avvenuto in mattinata quando un Ied, un ordigno esplosivo rudimentale, è detonato al passaggio di un team misto di Forze speciali italiane in Iraq. Il team stava svolgendo attività di addestramento (“mentoring and training“) in favore delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta all’Isis. I cinque militari coinvolti dall’esplosione sono stati subito soccorsi, evacuati con elicotteri USA facenti parte della coalizione e trasportati in un ospedale “Role 3” dove stanno ricevendo le cure del caso. Tre dei cinque militari sono in condizioni gravi, ma non sarebbero in pericolo di vita. Le famiglie dei militari sono state informate. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini,è stato prontamente messo al corrente dell’attentato dal capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli, e segue con attenzione – viene sottolineato – l’evolversi della situazione“. Ovviamente, prima di rendere nota la notizia, le famiglie dei militari coinvolti sono state informate sulle condizioni dei propri congiunti.

In base a quanto battuto dalla agenzie di stampa i militari feriti hanno riportato gravi lesioni agli arti inferiori. Lo dicono all’Adnkronos fonti qualificate, secondo cui per uno di loro sarebbe stata necessaria l’amputazione di una parte della gamba.

Iraq, attentato a soldati italiani: indaga la Procura di Roma

Attentato con finalità di terrorismo e lesioni gravissime. Questi i reati per cui la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta in merito all’attentato avvenuto in Iraq nella mattinata e che ha portato al ferimento di 5 soldati italiani. Secondo quanto si è appreso le indagini sul posto saranno seguite dal Ros dei carabinieri. Gli accertamenti sono coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal pm Sergio Colaiocco.

Due Col Moschin dell’Esercito e 3 Comsubin della Marina

Appartengono alle Forze speciali i cinque militari italiani rimasti feriti oggi nell’esplosione di un ordigno nei pressi di Kirkuk. In particolare, apprende l’Adnkronos, due dei feriti sono effettivi al nono reggimento Col Moschin dell’Esercito e tre appartengono al Gruppo operativo incursorsi Comsubin della Marina militare.

13 anni fa l’attentato a Nassiriya

A Nassiriya, in Iraq, erano le 10.40 ora locale, in Italia le 8:40. Mancavano pochi secondi a una delle stragi più tristemente memorabili della storia contemporanea italiana e non solo. Carabinieri e militari dell’esercito di stanza alla base “Maestrale” avevano già iniziato a pieni ritmi un’altra giornata in Iraq, teatro operativo della missione Antica Babilonia, autorizzata proprio quell’anno, che aveva come unico scopo quello di contribuire alla rinascita dell’Iraq, favorendo la sicurezza del popolo iracheno e lo sviluppo della nazione.

I militari, dunque, si apprestavano a iniziare una nuova giornata durante la quale, probabilmente, le attività principali che avrebbero svolto sarebbero state quelle di ricostruzione, di aiuto alla popolazione, soprattutto per quanto riguarda l‘approvvigionamento di cibo e di acqua, di mantenimento dell’ordine pubblico e, non meno importante, di addestramento della nuova polizia locale, affrancata da corruzione e servilismo nei confronti del regime dittatoriale iracheno di Saddam Hussein. Attività che avrebbero dovuto svolgere, dunque, ma alle quali non riuscirono nemmeno a dare inizio. Un camion cisterna pieno di esplosivo, infatti, guidato da 2 kamikaze, scoppiò davanti alla base militare italiana. Il bilancio fu devastante: 28 morti, di cui 19 italiani, e ben 58 feriti. Le successive inchieste hanno stabilito che il camion cisterna conteneva tra i 150 e i 300 kg di tritolo mescolato a liquido infiammabile. Una quantità di miscela esplosiva in grado di fare una vera e propria strage, e così è stato.

Ci si è sempre chiesti se si poteva fare qualcosa per evitarlo. Prima di rispondere a questa domanda c’è un particolare importante da tenere in considerazione: i vertici della base “Maestrale” hanno sempre sostenuto fermamente che non c’erano motivi di preoccupazione, perché la popolazione locale non era assolutamente ostile nei confronti dei militari italiani, considerati un aiuto indispensabile per rialzare le sorti del Paese, e inoltre gli estremisti locali erano attentamente controllati. A confermare quest’ultima ipotesi, il fatto che tutte le piste aperte per capire chi abbia organizzato l’attacco facciano riferimento a personaggi esterni all’area in questione; tra queste, la più accreditata, è quella che coinvolge una cellula terroristica libanese affiliata ad al-Qeida.

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