I dati dell’HIV: circa 15mila persone non sanno di essere infette

Negli ultimi 7 anni in Italia è stato registrato un numero stabile di nuove diagnosi di Hiv
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I DATI DELL’HIV – Negli ultimi 7 anni in Italia è stato registrato un numero stabile di nuove diagnosi di Hiv. Le nuove infezioni sono soprattutto a trasmissione sessuale, dovute sia a rapporti eterosessuali che tra maschi che fanno sesso con maschi. Più del 50% delle nuove diagnosi, invece, avviene in condizioni avanzate di malattia, cioè quando il livello di linfociti CD4 è sceso al di sotto delle 350 cellule o addirittura sono comparsi sintomi clinici o manifestazioni cliniche opportunistiche legate alla malattia conclamata. Sono circa 15mila le persone che non sanno di essere infette e quindi ritardano inconsapevolmente la diagnosi non accedendo ad alcun test.

L’IMPORTANZA DELLA CONOSCENZA E DELLA DIAGNOSI PRECOCE – “E’ importante ribadire che questa malattia interessa tutte le fasce di età della popolazione sessualmente attiva – aggiunge il Prof. Andrea Antinori, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, Roma –  La fascia più interessata, in realtà, è quella dei giovani adulti, quella tra i 25 e i 29 anni, dove l’incidenza è quasi tre volte più alta che nella popolazione generale.  Al tempo stesso non possiamo comunque dire che non ci sia un problema di emergenza tra i giovanissimi. E’ lì che avviene il primo approccio, è lì che si può essere più sprovvisti dal punto di vista dell’informazione nell’ambito sessuale. C’è grande impreparazione, disinformazione: molti erroneamente ritengono addirittura che l’infezione non esista più. Confondono il fatto che potendo cronicizzare l’HIV voglia dire che l’HIV non ci sia più, o che non possa più colpire”.

AL MINISTERO DELLA SALUTE POLITICI E SPECIALISTI PER LA GESTIONE DELLA CRONICITA’ DEL PAZIENTE HIV – Si è svolta a Roma, presso il Ministero della Salute, la conferenza stampa dal titolo “HIV – Presente e futuro del paziente cronico” Approccio, Progresso, Prevenzione”. All’incontro, promosso da SIMIT con il supporto non condizionato di Janssen, hanno preso parte diversi esponenti politici membri della 12° Commissione Igiene e Sanità del Senato, oltre al Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, e al mondo del volontariato.

“Emerge forte l’esigenza di conoscere il tema, la necessità di una educazione relazionale e una maggiore consapevolezza sull’uso del preservativo per una prevenzione illuminata”, ha sottolineato la senatrice e medico Maria Domenica Castellone“La scarsa informazione e la lotta allo stigma sociale, oggi ancora forte, si combattono attraverso un’educazione all’affettività, un impegno che deve essere trasversale e che deve vedere tutti i rappresentanti dei partiti uniti senza colori per concorrere ad un unico obiettivo che è di responsabilità sociale e tutela della salute, valore costituzionalmente garantito”, sostiene la senatrice e medico Paola Binetti.  “C’è bisogno di una nuova strategia a livello regionale per una informazione chiara, penetrante, comprensibile”, aggiunge la senatrice Michelina Lunesu, biologa sarda da poco approdata in commissione Sanità che ha portato alcuni esempi della sua regione  – Ad esempio, una strategia per l’emersione del sommerso è quella di individuare i pazienti inconsapevoli tra coloro che si ricoverano in ospedale per altri motivi.

Ad avvalorare questa tesi anche l’intervento del Prof. Sergio Babudieri, Direttore della Clinica Malattie infettive Università degli Studi di Sassari, infettivologo e direttore scientifico della SIMSPe, Società di Medicina e Sanità Penitenziaria:Io conosco l’esperienza dell’Ospedale Universitario di Sassari, che ora si sta avviando anche a Cagliari, dove il progetto prevede di sottoporre a test HIV i pazienti ricoverati in qualsiasi reparto che presentano delle malattie target, quali leuco o pancitopenie, febbre di origine sconosciuta, linfoadenopatie aspecifiche, Herpes zooster, sindromi simil-mononucleosiche ed altre. Nel corso dello scorso anno ben il 4,6% di questi pazienti è risultato HIV positivo e fra questi gli MSM erano solo uno su quattro. Il risultato dell’ indagine mostra come in Sardegna, nel corso del 2018, sia veramente molto probabile che vi sia un numero elevato di eterosessuali inconsapevoli di avere contratto la malattia, e che hanno di fronte a loro non meno di 10 anni di vita senza particolari sintomi di malattia associati ad una vita sessuale attiva e senza alcuna precauzione per impedirne la trasmissione. Il fenomeno non si basa solo sul ragionamento, ma anche su fatti documentati”.

Il senatore Gaspare Marinello, medico siciliano con esperienze in Africa in termini di prevenzione, ha da poco presentato un suo disegno di legge volto ad  abbassare al 10% dal 22% attuale l’Iva sui profilattici per favorirne l’uso. Un costo, considerato ad oggi troppo alto, “per questi strumenti irrinunciabili che non obbediscono solo ad una necessità contraccettiva, ma sono strategici anche contro le malattie sessualmente trasmissibili, Hiv in testa – osserva Marinello – ancora oggi un’emergenza sanitaria. Dobbiamo tutelare soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni, visto che ormai si avvicinano alla sessualità sempre più precocemente. Questi rappresentano la fascia di età molto più esposta allo sviluppo di queste patologie: il 93% dichiara di usare il preservativo per evitare gravidanze, ma appena il 74,5% lo fa per evitare infezioni e malattie a trasmissione sessuale”

LE INIZIATIVE DEL MINISTERO – “Tra gli obiettivi e le campagne messe in atto dal Ministero della Salute – dichiara il Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri – ha particolare importanza il rapporto con le nuove generazioni. E’ per questo che questa settimana è stato inaugurato l’account Instagram del Ministero della Salute, così da instaurare con loro un nuovo canale di comunicazione e, quindi, di informazione. Inoltre l’ufficio legislativo sta lavorando a uno schema di norma per somministrare il test hiv anche ai minori a partire dai 13 anni senza il consenso dei genitori: questo sia perché si possa far emergere il sommerso, sia perchè siamo consci che parlare della sfera sessuale in famiglia può essere fonte di imbarazzo per i più giovani”.

SCARSA L’INFORMAZIONE TRA GIOVANI – Per quanto riguarda i nuovi pazienti nell’era della cronicità, va ricordato che l’impatto della diagnosi può essere molto forte negli eterosessuali, che spesso mantengono un immaginario circoscritto all’associazione di HIV con gli antichi “gruppi a rischio”, incontrando enormi difficoltà ad integrare HIV con la propria identità personale.

“Tra i migranti economici, non sono infrequenti la sopravvalutazione del pericolo di HIV, a volte fino al terrore paralizzante – sottolinea il Prof. Massimo Galli, Presidente SIMIT – Anche in questo caso la diagnosi è tenuta nascosta ai propri contatti sociali. In alcune etnie lo stesso concetto di virus è difficile da accettare e da comprendere. Il percorso di accettazione e assunzione della terapia nei giovani MSM può divenire particolarmente difficile, in caso di infezione, proprio in coloro che hanno affrontato il rischio pensando che ‘in fondo c’è la terapia. L’importanza della PreP, anche come strumento della limitazione del danno, assume in questo contesto una chiara evidenza. Ai fini della prevenzione, va tenuto conto che i giovani, anche quelli che appartengono alle cosiddette popolazioni chiave, ove il rischio di infettarsi è maggiore, come i giovani maschi che fanno sesso con maschi, hanno poca o nessuna esperienza di malattia, propria o altrui, non hanno visto in presa diretta la malattia negli anni bui, funestati da migliaia di decessi, e hanno una percezione molto bassa della gravità potenziale dell’HIV. Nei giovani MSM l’informazione HIV può anche essere alta, ma spesso deriva tutta da forum in internet e non costituisce sempre un ostacolo a comportamenti a rischio”.

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