Disastro ambientale in Brasile, macchie di petrolio lungo le coste: inquinata anche la barriera corallina [FOTO]

Il petrolio ha contaminato spiagge paradisiache e località turistiche conosciute in tutto il mondo: danno inestimabile per gli effetti sulla barriera corallina
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Numerose chiazze di petrolio hanno raggiunto la costa e si sono depositate su molte spiagge del litorale nord orientale del Brasile nel corso dell’ultima settimana. Secondo quanto riferisce il portale “G1”, almeno un terzo delle 280 località inquinate dall’inizio della crisi ambientale, iniziata alla fine dello scorso agosto, sono state interessate dall’arrivo di chiazze di greggio in diversi momenti, anche dopo la rimozione di residui di petrolio dalla costa. Complessivamente, 83 spiagge, il 29,5 per cento delle località, hanno ripresentato la contaminazione. I dati fanno parte di uno studio realizzato da “G1” e basato sull’analisi dei 23 i rapporti pubblicati dall’Istituto brasiliano per l’ambiente e le risorse rinnovabili (Ibama) dall’inizio del disastro ambientale.

Secondo gli esperti dell’Ibama, la contaminazione da petrolio di un così ampio settore della costa brasiliana rappresenta il disastro ambientale più grave che si sia registrato in mare nella storia del paese. Secondo il rapporto dell’Ibama, il primo luogo in cui è stata segnalata la contaminazione, è stata Praia Bela, nel municipio di Pitimbu nello stato di Paraiba, dove i frammenti di petrolio sono stati avvistati il 30 agosto. Da allora in poi, fino al 31 ottobre, la sostanza si è diffusa sui territori di 280 località in 83 comuni di tutti e 9 gli stati della regione (Alagoas, Bahia, Cearà, Maranhao, Paraiba, Pernambuco, Piaui, Rio Grande do Norte e Sergipe).

Nel periodo compreso tra il 2 settembre e il 31 ottobre, sono state raccolte oltre 800 tonnellate di rifiuti dalle spiagge della costa nord-orientale, lungo i 2.250 chilometri. Il petrolio ha contaminato spiagge paradisiache e località turistiche conosciute in tutto il mondo. Anche le spiagge di Jaburu, Tairu e Cacha Pregos nei municipi di Vera Cruz e Isola di Itaparica, nello stato di Bahia, sono state contaminare causando un danno ambientale inestimabile, avendo inquinato la barriera corallina, mettendone a rischio la sopravvivenza. Il governo degli stati di Bahia e Sergipe hanno dichiarato lo stato di emergenza lo scorso 15 ottobre.

La polizia federale, la marina militare e le agenzie ambientali brasiliane stanno cercando, senza esito, di chiarire come il materiale abbia raggiunto le acque territoriali brasiliane e inquinato i tratti della costa nord-orientale. Secondo il ministro dell’Ambiente Ricardo Salles, tra le ipotesi c’è una possibile perdita accidentale in qualsiasi nave petroliera in transito non identificata oppure uno sversamento volontario criminale di materiale o l’eventuale pulizia della stiva di una nave. Tra le possibilità vagliate, anche quella che il petrolio venisse direttamente da un giacimento petrolifero pre-sal. Nel corso di un’audizione pubblica presso la Camera dei rappresentanti, il presidente di Petrobras, Roberto Castello Branco, ha affermato che le analisi di laboratorio hanno confermato che la sostanza non proveniva dalla produzione della compagnia petrolifera statale.

Lo scorso 14 ottobre, la compagnia petrolifera Shell Brasil aveva dichiarato che sebbene i fusti con residui di petrolio recuperati sulle spiagge dello stato di Sergipe conservino il logo della società, la Shell non aveva alcuna relazione con il greggio finito sulle spiagge nell’ultimo mese. Secondo la ricostruzione fornita dalla compagnia, i fusti sono stati utilizzati a febbraio da Shell solo per il trasporto di un lubrificante la cui composizione è molto differente, e che probabilmente sono stati riutilizzati successivamente da terzi, sconosciuti alla compagnia, per trasportare petrolio. La compagnia aveva diffuso la nota stampa dopo che il ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles, il 12 ottobre, aveva chiesto all’Ibama di sollecitare la compagnia petrolifera nel fornire informazioni in merito al ritrovamento sulle spiagge di Sergipe.

A partire dallo scorso 22 ottobre, per disposizione del vicepresidente brasiliano, Antonio Hamilton Mourao, sulle spiagge operano anche alcune brigate dell’esercito per un totale di circa 5000 uomini. I militari collaborano nelle attività di rimozione delle chiazze di greggio. In occasione dell’annuncio dell’invio dell’esercito Mourao, aveva affermato che le misure per contenere la diffusione delle chiazze di petrolio sono difficili da adottare dal momento che la fonte del greggio non è ancora stata rintracciata e non è quindi prevedibile il percorso del petrolio. “Siamo di fronte a un caso unico al mondo. Le stesse misure di contenimento sono complicate, il meglio che possiamo fare oggi è avere persone in grado di raccogliere questo petrolio che raggiunga le spiagge ed è quello che stiamo facendo“, aveva detto Mourao lasciando il palazzo presidenziale a Brasilia.

L’Ibama ha precisato che l’uso di barriere galleggianti di contenimento per trattenere il petrolio, istallate lo scorso 12 ottobre, potrebbe “non raggiungere la sua efficacia prevista“. Questo perché il petrolio greggio che sta raggiungendo la regione, a causa della sua composizione (la sostanza ha densità inferiore a quella dell’acqua), si concentra sotto lo strato superficiale mentre le barriere contengono solo il petrolio che galleggia di superficie. A causa delle caratteristiche di densità del greggio che sta contaminando la costa brasiliana, le chiazze non sono visibili nelle immagini satellitari e nei sorvoli di monitoraggio del rilevamento del petrolio.

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