Le qualità del pesce ‘povero’: ecco quali sono i pesci più utilizzati che sarebbe meglio non consumare

Ecco i pesci che sarebbe preferibile non consumassimo, perché sono in via di estinzione o perché sono frutto di pratiche di pesca o allevamento non sostenibili
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Esperti dell’Area Marina Protetta “Punta Campanella” e dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno” a tavola per spiegare ai cittadini le qualità del pesce “povero”.

In Campania il successo di BlueFish 2019 realizzato dalle due Aree Marine Protette con Slow Food.

“I pesci che sarebbe preferibile non consumassimo, perché sono in via di estinzione o perché sono frutto di pratiche di pesca o allevamento non sostenibili sono: salmone, il tonno rosso, i bianchetti, la corvina, la magnosa, il pangasio, il merluzzo, la cernia bruna. Da non consumare mai i datteri di mare la cui vendita è illegale. Le specie che invece sarebbe preferibile consumare sono quelle eccedentarie, le cui popolazioni vivono in abbondanza nei mari italiani e del mondo. Ad esempio sarebbe preferibile consumare il pesce azzurro che può vantare preziose qualità nutrizionali. Sarebbe preferibile consumare: l’aguglia, lo sgombro, il sugarello, la palamita, lo zerro, il pagello, la lampuga, il pesce pilota, il pesce serra, il tonno alletterato. Anche il pesce ha una sua stagionalità e scegliere il pesce di stagione significa mangiare pesce locale e non congelato. In queste 20 cene, in 20 ristoranti diversi della Campania, abbiamo spiegato tutto questo ai cittadini, stando con loro e cenando con loro. Il tutto rientra nel progetto BlueFish 2019 finanziato dalla Regione Campania nell’ambito del FEAMP Regione Campania 2014/2020 Misura 5.68. e realizzato dall’Area Marina Protetta Punta Campanella, dall’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno”in collaborazione con Slow Food. La finalità era quella di dialogare con i consumatori, ai quali non abbiamo voluto dire che non bisogna mangiare il pesce ma che bisogna tener conto di quelle che sono le problematiche del mare, di essere molto consapevoli di quello che è lo stato del mare”. Lo ha affermato Carmela Guidone, Coordinatrice del Centro di Educazione Ambientale dell’Area Marina Protetta “Punta Campanella”, a margine dei briefing stampa svoltisi in vari ristoranti della Campania che hanno aderito al progetto “BlueFish” 2019.

Da evitare anche l’Acquacoltura intensiva.

“L’acquacoltura intensiva – ha proseguito Guidone – viene integrata con la somministrazione di mangimi calibrati e farmaci. Dunque è da evitare l’acquacoltura intensiva che contamina l’ambiente naturale. Nell’acquacoltura estensiva, invece il gestore si limita solo alla predisposizione dei bacini di allevamento senza intervenire sull’alimentazione del pesce e senza introdurre farmaci. Infine bisogna tutelare la biodiversità. Per limitare il nostro impatto sul mare possiamo riscoprire alcune specie dimenticate di pesce azzurro. Ci sono specie la cui sostenibilità dipende da più fattori che vanno valutati al momento dell’acquisto come ad esempio la taglia, la stagionalità, la tipologia degli allevamenti di provenienza. Tutto questo consente un futuro alla nostra Terra e ai nostri Oceani”.

A Somma Vesuviana presente Alberto Capasso, Legale Rappresentante di Slow Food Campania.

“Ben l’80% della plastica prodotta finisce in mare ed il nostro impegno è costante nell’informare – ha dichiarato Alberto Capasso – siamo impegnati da anni nella difesa della biodiversità, dunque del mare. Questo progetto, BlueFish, connette il cittadino comune al mondo della ristorazione. Sono 60 milioni le persone che nel mondo lavorano nel settore della pesca e dell’acquacoltura, 17.000 le specie che compongono la biodiversità marina del mar Mediterraneo ma il 33.1% delle specie sono pescate al di là del loro limite biologico sostenibile. A questa situazione, già di per sé allarmante, dobbiamo aggiungere che dagli anni ’50 a oggi si sono prodotti 8,3 miliardi di tonnellate di plastica, di cui 6,3 miliardi sono diventati rifiuti. Si stima che nel 2050 negli oceani ci saranno, in peso, più rifiuti plastici che pesci.

I nostri ospiti sono testimoni. Quello che vedono, quello che sentono, quello che toccano, diventa un argomento con il quale diffondere un nuovo modo di alimentarsi, un approccio diverso alla sostenibilità e al consumo di risorse in un Pianeta che in questo momento sta mostrando grandissime difficoltà”.

Puntare sul pescato locale del giorno abbinandolo ai prodotti del territorio.

“E’ fondamentale il pescato del giorno e noi lo proponiamo secondo anche la cucina basata sulla filosofia del buono, pulito e giusto – ha dichiarato la chef, Consiglia Russo – e ci atteniamo anche ad una tradizione culinaria forte di decenni di esperienza. In occasione di BlueFish 2019, abbiamo preparato una polpetta di palamita che è un pesce azzurro dei nostri mari con salsetta di cipolle di Tropea, poi i polipetti con il pomodorino il piennolo del Vesuvio. La tutela della biodiversità inizia anche dalla tavola”.

Obiettivo delle due giornate era far conoscere ai consumatori le specie ittiche eccedenti, il cosiddetto “pesce povero” e imparare così a riconoscere quei prodotti della pesca che siano “buoni puliti e giusti” evitando accuratamente di acquistare pesci sotto taglia e prediligendo il pescato locale.

Tutti hanno ricevuto un decimetro per misurare i pesci di piccola taglia illegali e comprare dunque solo quelli “giusti”, ma anche bottigliette in alluminio per ridurre l’uso della plastica.

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