Sindrome di Sjögren: una malattia dall’origine ignota, identificati i geni che regolano le manifestazioni cliniche

La Sindrome di Sjögren è una malattia autoimmune, la cui origine è ancora ignota: dipende dalla combinazione di fattori ambientali, genetici, epigenetici
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Due studi effettuati dai ricercatori dell’Università di Genova e dell’Università di Verona, guidati rispettivamente dal Prof. Antonio Puccetti e dal Prof Claudio Lunardi e dalla Prof.ssa Marzia Dolcino, in collaborazione con la Dottoressa Nicoletta Del Papa dell’Istituto Gaetano Pini-CTO di Milano e con il Dottor Claudio Vitali dell’Ospedale Humanitas di Castellanza e pubblicati sulle prestigiose riviste “Journal of Clinical Medicine” e “ACR Open Rheumatology”, hanno rilevato che esistono fattori genetici ed epigenetici che regolano l’insorgenza e lo sviluppo delle diverse manifestazioni cliniche della Sindrome di Sjögren.

La Sindrome di Sjögren è caratterizzata da secchezza degli occhi e della bocca provocati da un’infiammazione cronica delle ghiandole salivari e lacrimali, da stanchezza, da artromialgie e, in una percentuale variabile di pazienti, dal coinvolgimento di organi interni (rene, polmone, sistema nervoso centrale e peroferico). Inoltre, in una bassa percentuale di pazienti si può verificare un’evoluzione verso il linfoma B.

La Sindrome di Sjögren è una malattia autoimmune, la cui origine è ancora ignota, ma che dipende dalla combinazione di fattori ambientali, genetici, epigenetici.

L’epigenetica – spiega la Prof.ssa Dolcino – è l’insieme di fattori che modificano l’espressione dei geni che vendono trascritti in proteine (geni codificanti) e che non alterano le sequenze nucleotidiche dei geni codificanti. I meccanismi epigenetici rappresentano un ponte fra i fattori genetici ed ambientali e hanno un ruolo importante nel determinare tutti i tipi di malattia. Gli studi di genetica convenzionali (analisi dei geni codificanti, o trascritti) anche se eseguiti con tecnologie molto sofisticate, non sono riusciti a chiarire l’origine delle malattie autoimmuni/neoplastiche.”

Nel primo lavoro abbiamo deciso di studiare il ruolo di queste molecole regolatrici, nella Sindrome di Sjögren – continua il Prof Puccetti – attraverso l’analisi di circa 540.000 geni noti, di cui almeno 50.000 “long non coding RNAs” (cioè RNA che non serve per fare proteine) e abbiamo potuto identificare 3 long non coding RNA, (CTD-2020K17.1, LINC00511, and LINC00657) che sono in grado di controllare geni codificanti coinvolti nei diversi aspetti della malattia: l’infiammazione ghiandolare, l’impegno dei vari organi bersaglio e l’eventuale evoluzione verso linfoma che può  svilupparsi nei pazienti affetti da Sindrome di Sjögren.”

Questo studio è molto importante – conclude il Prof. Lunardi – perché dimostra che parte del nostro genoma non codificante, è in grado di modificare l’espressione di geni importanti per l’insorgenza e le manifestazioni cliniche della Sindrome di Sjögren e apre interessanti prospettive per l’individuazione di nuovi bersagli terapeutici”.

In un secondo lavoro il team di ricerca è riuscito ad identificare i meccanismi genetici che determinano, nei soggetti affetti da Sindrome di Sjögren, la comparsa di due differenti fenotipi clinici caratterizzati da una diversa percezione del dolore. Sono stati infatti identificati i segnali molecolari responsabili di una maggiore componente dolorosa/fibromialgica, presente in un ampio gruppo di pazienti affetti da Sindrome di Sjögren.

Lo studio ha dimostrato quindi, che i geni attivati nei pazienti in cui prevale la componente dolorosa/fibromialgica, sono diversi da quelli attivati nei pazienti con manifestazioni sistemiche.

La scoperta mette in evidenza la necessità di studiare approfonditamente questi meccanismi genetici per poter mettere a punto terapie personalizzate adeguate alla tipologia del paziente che si rivelino più efficaci di quelle attuali.

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