Sappiamo cosa mangiamo? Ovviamente no. Siamo nel 2019 e sapere cosa mandiamo giù quando mangiamo sia in casa che fuori è spesso un’illusione. Gli alimenti industriali vanno per la maggiore, sulle tavole di molti, e così accade che per un semplice biscotto o per un semplice panino vengano utilizzati talmente tanti ingredienti da chiedersi: ma a che serve tutta ‘sta roba?
McDonald’s, da questo punto di vista, è uno dei maggiori imputati nel lungo ‘processo’ morale contro i venditori di junkfood. E forse i suoi haters non hanno tutti i torti. In Islanda l’ultimo punto vendita della nota catena di fast food è stato chiuso 10 anni fa e uno dei suoi più grandi fan del luogo, tale Hjortur Samarason, ha deciso di conservare l’ultimo panino e le ultime patatine acquistate. L’uomo aveva sentito dire che gli alimenti venduti nel fast food avevano la tendenza a non decomporsi e ha voluto provarlo. Ora, dopo dieci anni, ha postato le foto (che potete vedere nella gallery a corredo di questo articolo) sulla pagina Facebook di Snotra House, struttura ricettiva islandese. Ebbene, l’hamburger non è per niente marcito, non ha prodotto muffe e non si è decomposto. Sembra quasi buono per essere mangiato.
Il panino, ovviamente, è diventato una sorta di attrazione, tanto da essere stato riposto in una teca nella vetrina dello Snotra House. Siggi Sigurdur, proprietario dell’ostello, ha spiegato che, sebbene in apparenza la faccenda sembri simpatica, dovrebbe far riflettere su ciò che si sta mangiando, visto che l’unica cosa ad essere invecchiata nel corso dei dieci anni trascorsi è l’involucro di carta. E questo nonostante Samarason abbia tenuto l’hamburger in un sacchetto di plastica in garage. In base a quanto riferito dai gestori dell’ostello, i visitatori che ogni anno arrivano da tutto il mondo per vedere l’hamburger sono tantissimi e il sito web, con la live streaming, registra fino a 400.000 visite ogni giorno.
Cosa mangiamo, dunque? Difficile rispondere. Diventerà una di quelle domande esistenziali tipo “chi siamo” e “da dove veniamo”. Forse qualcuno risponderà tra centinaia di anni. E chissà se quel panino e quelle patatine saranno ancora lì.