12 trilioni di dollari[1]. E’ questo il costo nascosto che siamo chiamati a sostenere ogni anno a livello globale, a causa dei nostri sistemi agroalimentari, tra danni irreversibili agli ecosistemi (che contribuiscono anche a minare la sicurezza alimentare in alcune regioni) e spese crescenti per la sanità pubblica, dovute principalmente a malattie croniche riconducibili a modelli alimentari poco salutari. Una cifra enorme, che supera di gran lunga i 10 trilioni di dollari di valore di mercato generato dai sistemi agroalimentari, creando un deficit di circa 2 trilioni di dollari. E’ necessaria una rivoluzione per rendere disponibile – entro il 2050 – fino a 1,2 miliardi di ettari di terreni attualmente destinati all’agricoltura e “risparmiare” 10,5 trilioni di costi nascosti1. E’ la fotografia scattata dal report “Growing Better: Ten Critical Transitions to Transform Food and Land Use”, di cui si è discusso in occasione della decima edizione del Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione della Fondazione Barilla.
“A solo 10 anni dal raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU l’urgenza di intervenire sugli attuali sistemi agroalimentari appare evidente, perché quell’idea di sviluppo e progresso, basata sulla convinzione che le risorse del pianeta fossero illimitate, non è più perseguibile. Serve guardare al cibo nella sua dimensione economica, sociale e ambientale, ponendo al centro dell’Agenda di sviluppo tutti gli attori interessati, dal settore privato ai cittadini, per gettare le basi verso un futuro inclusivo, duraturo e prospero”, ha spiegato Guido Barilla dal palco del Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione. Un approccio di questo tipo, secondo lo studio “Growing Better: Ten Critical Transitions to Transform Food and Land Use” presentato al Forum da Jeremy Oppenheim, Systemiq, darebbe anche benefici economici: un investimento nel processo di trasformazione dei sistemi agroalimentari, pari a 300-350 miliardi di dollari l’anno (meno dello 0,3% del PIL globale), genererebbe un ritorno di circa 5,7 trilioni di dollari – più di 15 volte il costo iniziale – creando nuove opportunità commerciali fino a 4,5 trilioni di dollari anno entro il 20301.
La 10ª edizione del Forum è organizzata in collaborazione con World Food Programme Italia, National Geographic Italia, United Nations Sustainable Development Solutions Network (UN SDSN), Center for European Policy Studies (CEPS), il Columbia Center for Sustainable Investment (CCSI), il Santa Chiara Lab – University of Siena (SCL) e la Global Alliance for the Future of Food (GAFF). L’appuntamento vedrà la presenza di alcune delle più importanti personalità al mondo della società civile, del settore privato, della ricerca e della scienza. Sul palco di Milano si alterneranno, tra gli altri, Ertharin Cousin, Distinguished Fellow, Global Food and Agriculture, Chicago Council on Global Affairs, Hilal Elver, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia, Ilaria Capua, Professoressa e Direttrice del One Health Center of Excellence, Juha Heikkila, Head of Unit, Robotics and Artificial Intelligence, DG CNECT A1, European Commission e Paul Winters, Associate Vice – President of the Strategy and Knowledge Department, IFAD. Mai come quest’anno l’impegno sarà quello di chiamare all’azione istituzioni, organizzazioni, ricercatori e cittadini, per intraprendere insieme un nuovo percorso di sviluppo sostenibile, partendo dal cibo.
Ad accogliere i partecipanti del Forum, 17 illustrazioni realizzate da altrettanti artisti internazionali di “Cartooning for Peace”. Ciascuno di loro ha contribuito alla realizzazione di una exhibition unica nel suo genere: raccontare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile attraverso illustrazioni, immagini stilizzate e allegoriche di grande impatto e valore artistico.
[1] Growing Better: Ten Critical Transitions to Transform Food and Land Use, Settembre 2019
“L’ITALIA E IL CIBO”, STUDIO CHE FOTOGRAFA LO STATO DEI SISTEMI ALIMENTARI IN ITALIA IN RELAZIONE AGLI SDGs
Al Forum sarà presentato “L’Italia e il Cibo”, studio che propone un’analisi del sistema agroalimentare italiano rispetto al raggiungimento degli SDGs. Partendo dalle evidenze del Food Sustainability Index (FSI), indice di Fondazione Barilla e The Economist Intelligence Unit, emerge una immagine del nostro Paese a due velocità. L’Italia è al di sotto della media UE per ciò che riguarda le sfide nutrizionali, a causa di una elevata presenza di persone sovrappeso e sedentarie, mentre appare un’eccellenza sul fronte dell’agricoltura, grazie all’avvio di numerosi progetti di ricerca e alla presenza di coperture assicurative legate al cambiamento climatico. Discorso a parte merita la lotta allo spreco di cibo. Se da una parte lo spreco alimentare costa all’Italia oltre 15 miliardi di euro (circa l’1% del nostro Pil), sono innegabili gli sforzi delle istituzioni, dei settori pubblico e privato, nonché del mondo della ricerca per invertire questa tendenza.
“FIXING THE BUSINESS OF FOOD”, LO STUDIO CHE METTE AL CENTRO DEL CAMBIAMENTO IL SETTORE AGROALIMENTARE
La Fondazione Barilla, la Sustainable Development Solutions Network (SDSN), il Columbia Center on Sustainable Investment (CCSI) e Santa Chiara Lab – Università di Siena (SCL) presenteranno nel corso del Forum lo studio dal titolo “Fixing the Business of Food: il settore alimentare e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Dallo studio emergono le azioni da adottare per accelerare il processo di trasformazione del settore agroalimentare e arrivare a una gestione sostenibile del cibo, della terra, dell’acqua e degli oceani. Per raggiungere questo obiettivo, sarà necessario anche un cambiamento nelle pratiche aziendali e negli standard di monitoraggio e rendicontazione, che dovranno essere più armonizzati, sistematici e comparabili per raggiungere la sostenibilità utile a centrare gli SDGs, attraverso:
- formulazione di prodotti che contribuiscano a modelli alimentari sani e sostenibili;
- elaborazione di pratiche di produzione sostenibili;
- creazione di filiere globali sostenibili;
- operare come un “good corporate citizen”;
SU-EATABLE LIFE, RIDURRE L’IMPATTO AMBIENTALE DEL CIBO, PARTENDO DA MENSE AZIENDALI E UNIVERSITA’
Il Forum sarà l’occasione per presentare un primo aggiornamento sul progetto Su-Eatable Life – “Ridurre le emissioni di carbonio e l’impronta idrica nell’UE attraverso diete sostenibili” – che mira a esaminare gli effetti che l’adozione di diete sane e sostenibili hanno sui consumi idrici e sulle emissioni di CO2. Partito a settembre 2019, il progetto è pronto per la fase di sperimentazione (da gennaio 2020) all’interno di mense universitarie e aziendali, in Italia e nel Regno Unito, dove la proposta di menù sostenibili sarà combinata ad attività educative e informative e all’uso di una piattaforma digitale dedicata per coinvolgere gli utenti. Si stima, infatti, che l’adozione di una dieta sostenibile da parte delle persone coinvolte nella sperimentazione porterà ad un risparmio di circa 5.300 tonnellate di CO2 equivalente e circa 2 milioni di metri cubi d’acqua nei tre anni di durata del progetto. Fondazione Barilla sarà capofila dell’iniziativa, alla quale collaborano anche altre realtà partner: greenApes, la Benefit Corporation che fornisce la piattaforma digitale utilizzata per ingaggiare gli utenti nelle mense, la Wageninen University, responsabile dell’elaborazione dei dai raccolti, e la Sustainable Restaurant Association, il partner che supporta lo sviluppo dell’iniziativa nel Regno Unito.
DIGITALIZZARE IL SISTEMA AGROALIMENTARE: L’INNOVAZIONE DIGITALE PER FAVORIRE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Infine, al Forum verrà presentato per la prima volta “Digitising AgriFood: Pathways and Challenges”, lo studio realizzato da Fondazione Barilla in collaborazione con il Centre for European Policy Studies (Ceps), che prova a indagare sullo stato dell’arte e trovare soluzioni concrete su come applicare l’innovazione digitale al settore agroalimentare. La premessa dello studio è che, quando si parla di tecnologia, non si fa riferimento solo a devices o hardware (computer, macchinari, ecc.), ma a un complesso sistema “virtuale” che va dalla rete, alle app fino ad arrivare ai big data e all’internet of things. L’applicazione delle tecnologie digitali ai sistemi agroalimentari può aumentare le rese in agricoltura, ridurre gli sprechi alimentari e favorire il cambiamento di modelli di consumo verso diete più sane per le persone e sostenibili per il Pianeta, contribuendo così all’Agenda 2030. Digitising AgriFood si concentra principalmente su tre aree di ricerca: rivoluzionare l’agricoltura; ridurre gli sprechi alimentari, minimizzando le perdite; informare i consumatori per tutelare la loro salute.
LA PARTECIPAZIONE DEL WORLD FOOD PROGRAMME (WFP)
Durante gli incontri del Forum di quest’anno, il panel dedicato alla promozione della salute delle persone e del pianeta, vedrà la partecipazione di Lauren Landis, Direttrice della Divisione di Nutrizione del WFP, United Nations. Questo prestigioso contributo si inserisce nel quadro della partnership avviata da Fondazione Barilla con il Comitato Italiano per il WFP, l’organizzazione senza scopo di lucro che promuove e sostiene in Italia le attività realizzate dal WFP per combattere la fame nel mondo. “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile sono gli impegni previsti dall’Obiettivo numero 2 degli SDGs e questa è a tutti gli effetti la priorità del World Food Programme. Siamo orogoliosi di collaborare con la Fondazione Barilla, per riflettere su questi temi fondamentali per il nostro futuro”, ha dichiarato Vincenzo Sanasi D’Arpe, presidente del Comitato Italiano per il WFP.
Per scoprire l’agenda e partecipare al Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, è possibile registrarsi al sito www.barillacfn.com. Sarà inoltre possibile assistere al Forum live sul sito della Fondazione, sul canale Youtube e su Twitter seguendo gli hashtag #BCFNforum e #actionforchange o l’account ufficiale @BarillaCFN.
DIETE SOSTENIBILI PER SALVARE IL PIANETA
Che sia necessaria una modifica degli attuali sistemi alimentari e delle nostre scelte a tavola – se vogliamo salvaguardare la nostra salute e quella del Pianeta, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite – è ormai un fatto sempre più evidente. Allo stato attuale, infatti, i sistemi alimentari non riescono a soddisfare le esigenze nutrizionali e a garantire la salute a lungo termine di quasi un terzo della popolazione mondiale. Al contempo, risultano responsabili fino al 37% circa delle emissioni di gas ad effetto serra globali, e sono parimenti intensivi in termini di consumo di acqua, rappresentando in media il 70%[1] del prelievo di acqua dolce. Ciò che scegliamo di mangiare ogni giorno può essere la chiave per attuare l’auspicata inversione di rotta. Basterebbe infatti che le persone adottassero una dieta sostenibile su base quotidiana per apportare benefici sia alla propria salute che a quella del Pianeta. È proprio su queste basi che poggia il progetto europeo SU-EATABLE LIFE, un’iniziativa triennale – suddivisa in varie fasi – la cui sperimentazione è in partenza da gennaio 2020 all’interno di mense universitarie e aziendali, in Italia e nel Regno Unito, dove la proposta di menù sostenibili sarà combinata ad attività educative e informative e all’uso di una piattaforma digitale dedicata per coinvolgere gli utenti attraverso contenuti educativi, sfide individuali e di gruppo. L’obiettivo è che l’adozione di una dieta sostenibile da parte delle persone coinvolte nella sperimentazione porti ad un risparmio di circa 5.300 tonnellate di CO2 equivalente e circa 2 milioni di metri cubi d’acqua nei tre anni di durata del progetto. Di questo e dei primi risultati del progetto si è discusso nel corso della conferenza di medio termine intitolata “SU-EATABLE LIFE – Guidare la transizione verso diete sane e sostenibili”, ospitata all’interno del decimo Forum Internazionale della Fondazione Barilla su Alimentazione e Nutrizione, in programma a Milano il 3 dicembre.
“Questo progetto punta a dimostrare che una dieta sostenibile garantisce benefici non solo per la salute delle persone, ma anche per l’ambiente, con un risparmio concreto di emissioni CO2 equivalenti e acqua. Dopo una fase iniziale di ricerca scientifica, design degli esperimenti, coinvolgimento delle realtà partner, siamo ora pronti a dar vita a una “fase 2”, che prevede l’avvio vero e proprio della sperimentazione nelle mense aziendali e universitarie, in Italia e Gran Bretagna. L’idea alla base di questo progetto è quella generale di ridurre le emissioni di carbonio nell’UE ispirando e coinvolgendo le persone ad adottare diete sostenibili. Ora il progetto è pronto a passare all’azione attraverso la sperimentazione concreta”, spiega il Prof. Riccardo Valentini, coordinatore del progetto. Fondazione Barilla è ente capofila dell’iniziativa, alla quale collaborano anche altre realtà partner: greenApes, la Benefit Corporation che fornisce la piattaforma digitale utilizzata per ingaggiare gli utenti nelle mense, la Wageninen University, responsabile dell’elaborazione dei dai raccolti, e la Sustainable Restaurant Association, il partner che supporta lo sviluppo dell’iniziativa nel Regno Unito.
Al progetto, in partenza nelle mense all’inizio del 2020, hanno già aderito diverse aziende, università e società di catering, fra le quali Artizian Catering, Footitude, University of Worcester e City University in UK ed Università di Parma e ER.GO (Azienda Regionale Emilia-Romagna per il Diritto agli Studi Superiori) in Italia.
“L’adozione di diete salutari e sostenibili rappresenta una strategia chiave per contrastare l’insorgenza di malattie non trasmissibili e il cambiamento climatico. Quindi, interventi volti a migliorare le scelte in termini di salute e sostenibilità nel contesto della ristorazione collettiva (mense scolastiche, universitarie, aziendali, etc.) sono particolarmente rilevanti dato l’elevato numero di utenti giornalieri e la grande quantità di alimenti serviti ogni giorno”, ha dichiarato Francesca Scazzina, Professore Associato di Nutrizione Umana, Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco, Università di Parma.
“ER.GO ha aderito al progetto europeo SU-EATABLE LIFE, allo scopo di promuovere nuovi modelli di alimentazione sana e sostenibile all’interno dei propri servizi ristorativi. Le mense di Parma rappresentano sia per tipologia di offerta, sia per numero di utenti, un laboratorio di grande interesse per mettere a punto buone prassi da estendere a tutta la ristorazione universitaria. In tal senso le azioni previste nel progetto risultano pienamente in armonia con le politiche aziendali che mirano a garantire agli studenti universitari un servizio di qualità elevata e rispettoso dell’ambiente”, ha dichiarato Patrizia Mondin, Direttore ER.GO.
“È fondamentale includere gli studenti, il personale, i decisori politici e la comunità locale nello sviluppo della propria visione. Non è possibile farcela da soli, l’innovazione non si realizza mai in una condizione di isolamento. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo deciso di partecipare al progetto SU-EATABLE LIFE, dando agli studenti e al personale l’opportunità di compiere scelte alimentari sostenibili presso la nostra mensa. L’applicazione greenApes aggiungerà un elemento di divertimento. Quando la sostenibilità e il cibo si incontrano e diventano fonte di ispirazione, più persone possono sentirsi motivate all’azione e al cambiamento del proprio comportamento” ha dichiarato infine Katy Boom, Director of Sustainability, University of Worcester.
SU-EATABLE LIFE punta a dimostrare che è possibile ispirare i cittadini dell’UE ad adottare diete sane e sostenibili, al fine di apportare vantaggi per l’ambiente e la loro salute. Cosa si intende per dieta sostenibile? Parliamo di una proposta prevalentemente su base vegetale, che preveda verdura e frutta a ogni pasto, cereali (es. farro, orzo, riso) o derivati (es. pasta, pane, cous-cous, polenta), meglio se integrali. Olio extra vergine di oliva per condire e cucinare, prediligendo fonti di proteine come legumi, pesce, carne bianca e uova, con un moderato consumo di carne rossa e latticini. Per rendere più appetibili e sani spuntini, insalate, primi piatti e minestre, è consigliata l’aggiunta di semi (es. girasole, sesamo, zucca) e frutta secca (es. noci, nocciole, mandorle, pinoli, pistacchi, arachidi) quali validi alleati per una dieta sana ed equilibrata. Con un occhio sempre attento alla stagionalità degli ingredienti utilizzati e alla riduzione degli sprechi a tavola.
GLI 8 CONSIGLI PER UNA DIETA SANA E SOSTENIBILE
Il progetto ha elaborato 8 consigli utili per migliorare la salute e “pesare” meno sul Pianeta attraverso scelte alimentari sostenibili:
- Mangiare molta verdura, legumi e frutta fresca, introducendo anche frutta secca e cereali integrali.
- Scegliere ingredienti di stagione, varietà locali o della tradizione.
- Mangiare cibo fresco e quanto più possibile preparato naturalmente.
- Bere molta acqua, se possibile del rubinetto, e non sprecarla.
- Ridurre, riusare e riciclare i materiali usa e getta e gli imballaggi.
- Non consumare troppa carne, soprattutto quella rossa, salumi e insaccati.
- Non esagerare con formaggi, burro e latte.
- Non sprecare cibo, mettendo nel piatto solo ciò che serve.
[1] Dato sito FAO http://www.fao.org/aquastat/en/overview/methodology/water-use
DIGITALIZZARE IL SISTEMA AGROALIMENTARE
L’umanità ha coltivato per decenni un’idea di sviluppo e progresso basata sulla convinzione che le risorse del pianeta fossero illimitate, ma così non è e adesso abbiamo poco tempo per invertire questa tendenza, a partire dai nostri sistemi agroalimentari. Perché questi sono sia causa che effetto dei cambiamenti climatici: ben il 26% dell’impronta ecologica globale è da attribuire alla richiesta di cibo[1], il 70% dell’acqua dolce disponibile è “prelevata” dall’agricoltura[2] che, al tempo stesso, contribuisce tra il 21 e il 37% alle emissioni di gas serra[3] e per oltre il 58% alle emissioni di azoto[4] (che è 300 volte più dannoso del carbonio[5]). L’agricoltura, inoltre, rappresenta un fattore determinante per la perdita di biodiversità: 8 su 6.000 specie vegetali forniscono più di 50 % delle nostre calorie giornaliere[6], senza contare che il cibo che produciamo finisce – in una parte consistente – per essere sprecato, generando l’8% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra[7]. Insomma, continuando così non avremo più a disposizione un Pianeta in cui vivere. Quello che serve è una trasformazione dell’attuale sistema che intervenga a tutti i livelli per raggiungere la sostenibilità futura. Un aiuto può arrivare dall’innovazione digitale.
Oggi l’uso della tecnologia digitale sta trasformando l’economia estendendosi gradualmente a tutti i settori. Per provare a indagare sullo stato dell’arte e trovare soluzioni concrete su come applicare l’innovazione digitale al settore agroalimentare, è stato realizzato lo studio “Digitising AgriFood: Pathways and Challenges”, presentato nel corso del Forum Internazionale sull’Alimentazione e la Nutrizione organizzato da Fondazione Barilla a Milano. La premessa è che, quando si parla di tecnologia, non si fa riferimento solo a devices o hardware (computer, macchinari, ecc.), ma a un complesso sistema “virtuale” che va dalla rete, alle app fino ad arrivare ai big data e all’internet of things. L’applicazione delle tecnologie digitali ai sistemi agroalimentari può aumentare le rese in agricoltura, ridurre gli sprechi alimentari e favorire il cambiamento di modelli di consumo verso diete più sane per le persone e sostenibili per il Pianeta, contribuendo così all’Agenda 2030.
“Le tecnologie digitali sono un’enorme opportunità per la filiera agroalimentare, e dunque anche per lo sviluppo sostenibile del Pianeta. Ma non presentano solo vantaggi: ci sono rischi importanti, che richiedono un approccio sistemico alla filiera, nonché una leadership credibile a livello globale. Siamo convinti che solo l’Unione Europea può esercitare questa leadership, ed è per questo che nel nostro rapporto “Digitising AgriFood” dedichiamo molte delle nostre raccomandazioni proprio alla UE e ai suoi stati membri”, ha dichiarato Andrea Renda, Membro del Centro per gli Studi Politici Europei (CEPS).
Digitising AgriFood si concentra principalmente su tre aree di ricerca: rivoluzionare l’agricoltura; ridurre gli sprechi alimentari, minimizzando le perdite; informare i consumatori per tutelare la loro salute. Per ciascuna di queste tematiche è stata fatta un’analisi delle best practices disponibili al momento come HARA, la piattaforma di scambio dati basata su blockchain che fornisce agli agricoltori e ad altri player l’accesso a dati e transazioni affidabili (ad esempio, fornendo ai piccoli proprietari dati agronomici, consulenza online e informazioni di mercato) o Too Good to Go, grazie alla quale le persone possono acquistare cibo prossimo alla scadenza a prezzo scontato direttamente da supermercati, pizzerie e panifici. O, ancora, FarmVR che utilizza la realtà virtuale e aumentata per creare una piattaforma educativa e spiegare da dove proviene il cibo; aumentare l’alfabetizzazione agricola tra i consumatori e orientare i giovani verso le professioni legate all’agricoltura.
Lo studio tiene conto delle sfide che l’applicazione delle tecnologie digitali comporta. Basti pensare alla quantità di energia che serve per alimentare i server, ai rifiuti elettronici o al fatto che l’automazione dei processi comporta una riduzione dei posti di lavoro. O ancora, in campo agroalimentare i piccoli agricoltori potrebbero trovarsi in una nuova situazione di dipendenza economica noleggiando attrezzature digitali da grandi aziende. Conoscere queste sfide consentirebbe a tutti di prendere decisioni ponderate, dando il via a una regolamentazione intelligente in grado di garantire la produzione di valore economico e sociale. Ecco perché, all’interno dello studio Digitising AgriFood, è possibile trovare una serie di raccomandazioni indirizzate ai policy maker che hanno il compito di:
- Garantire a tutti un’adeguata connettività;
- Distribuire le risorse tecnologiche tra tutti i player del settore;
- Promuovere l’imprenditorialità, sviluppare le capacità e facilitare il trasferimento di tecnologie;
- Generare e condividere i dati per una governance distribuita e sostenibile;
- Riequilibrare il potere contrattuale di agricoltori, distributori e responsabili della gestione dei dati;
- Attribuire la responsabilità delle esternalità negative lungo tutta la catena del valore;
- Fornire incentivi per accorciare la catena di approvvigionamento;
- Elaborare delle politiche utili a consentire la riallocazione degli eccessi e la riduzione della perdita e dello spreco di alimenti;
- Realizzare un quadro etico e politico per l’intelligenza artificiale e la gestione dei dati nel business-to-consumer;
- Aumentare le competenze e la consapevolezza degli agricoltori e dei consumatori.
In questo scenario, il ruolo dell’Unione Europea è fondamentale per avviare un percorso di trasformazione e garantire la correttezza dei processi a tutti i livelli. Spetta infatti all’Europa riformare la politica agricola comune per raggiungere la sostenibilità attraverso le tecnologie digitali, creare organizzazioni locali e fornire finanziamenti e supporto non finanziario per lo sviluppo di soluzioni basate sulla comunità. Secondo lo studio Digitising AgriFood, a livello globale, l’UE dovrebbe:
- Aiutare i Paesi in via di sviluppo a superare i problemi legati alla connettività;
- Offrire soluzioni tecnologiche integrate per l’intera catena del valore;
- Stabilire la fiducia nella catena del valore e negli aiuti internazionali attraverso report e analisi
- Dare la priorità alla riduzione della disuguaglianza e del divario di genere e all’aumento del capitale umano.
[1] https://www.overshootday.org/solutions/food/
[2] Water for Sustainable Food and Agriculture. FAO (2017). http://www.fao.org/3/a-i7959e.pdf
[3] Climate Change and Land. IPCC (2019). https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2019/08/Edited-SPM_Approved_Microsite_FINAL.pdf
[4] Smith, P., D. Martino, Z. Cai, D. Gwary, H. Janzen, P. Kumar, B. McCarl, S. Ogle, F. O’Mara, C. Rice, B. Scholes, O. Sirotenko, 2007: Agriculture. In Climate Change 2007: Mitigation. Contribution of Working Group III to the Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [B. Metz, O.R. Davidson, P.R. Bosch, R. Dave, L.A. Meyer (eds)], Cambridge University Press, Cambridge, United Kingdom and New York, NY, USA.
[5] Thompson, R.L., Lassaletta, L., Patra, P.K. et al. Acceleration of global N2O emissions seen from two decades of atmospheric inversion. Nat. Clim. Chang. (2019) doi:10.1038/s41558-019-0613-7
[6] World Food Day. FAO. http://www.fao.org/world-food-day/theme/en/
[7] EC, JRC/PBL, 2012 Emission Database for Global Atmospheric Research, version 4.2
FIXING THE BUSINESS OF FOOD
Abbiamo solo 10 anni per il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU e vogliamo guardare al mondo agroalimentare come a un settore chiave per una rivoluzione necessaria volta a generare il benessere delle persone e del Pianeta. Oggi il 70% del prelievo totale di acqua dolce è destinato all’irrigazione (il 22% va all’industria e l’8% all’uso domestico)[1], mentre l’agricoltura contribuisce tra il 21 e il 37% alle emissioni di gas serra[2]. Insomma, il cibo che mettiamo nel piatto e i nostri modelli alimentari sono alla base delle sfide che siamo chiamati ad affrontare. E il settore agroalimentare è attore di primo piano di un processo di trasformazione verso lo sviluppo sostenibile. Queste le considerazioni alla base dello studio “Fixing the Business of Food: Il settore alimentare e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”, elaborato da Fondazione Barilla – in collaborazione con il Sustainable Development Solutions Network (SDSN), il Columbia Center on Sustainable Investment (CCSI) e il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena – che propone le azioni da adottare, da qui al prossimo futuro, per accelerare il processo di trasformazione del settore per una gestione sostenibile del cibo, della terra, dell’acqua e degli oceani. Presentato al mondo istituzionale in occasione della 74ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, Fixing the Business of Food: Il settore alimentare e gli obiettivi di sviluppo sostenibile è stato al centro del dibattito nel corso del 10° Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione (Milano, 3 dicembre).
“Dallo studio emerge che molte realtà leader del settore alimentare hanno già intrapreso importanti passi verso l’allineamento con gli SDGs. Un buon inizio che da solo, però, non basta. Bisogna intervenire sulle pratiche aziendali per mettere a sistema una vera e propria policy integrata da adottare a livello globale, che garantisca risultati misurabili e confrontabili, utili a capire dove e come intervenire. L’industria alimentare deve stringere nuove partnership con governi, università, società civile e opinion makers, sia a livello locale che lungo la catena di approvvigionamento globale. Perché se è vero che le singole aziende hanno un interesse di business, è anche vero che hanno una responsabilità nei confronti dei propri clienti, dipendenti, fornitori e delle comunità e nazioni in cui operano. Insieme ai fornitori a monte e ai clienti a valle, le imprese sono corresponsabili della sostenibilità ambientale e sociale delle loro catene di approvvigionamento globali”, ha spiegato Anna Ruggerini, Direttore Operativo Fondazione Barilla.
L’obiettivo ambizioso dello studio Fixing the Business of Food: Il settore alimentare e gli obiettivi di sviluppo sostenibile è analizzare lo stato dell’arte degli attuali sistemi agroalimentari e invitare tutti gli operatori del food a una maggiore responsabilità su:
- formulazione di prodotti che contribuiscano a modelli alimentari sani e sostenibili;
- elaborazione di pratiche di produzione sostenibili;
- creazione di filiere globali sostenibili;
- essere “good corporate citizen”.
“Per promuovere la trasformazione verso sistemi alimentari sostenibili, è necessario un cambiamento nelle pratiche aziendali e negli standard di monitoraggio e rendicontazione, che devono essere più armonizzati, sistematici e comparabili. Questo aiuterà le aziende a fissare obiettivi più ambiziosi per le quattro dimensioni del nostro framework e a trasformare i concetti della sostenibilità in comportamenti e soluzioni concrete. Solo in questo modo potremo affrontare le sfide alimentari globali in modo integrato, applicando un’etica della responsabilità lungo l’intera filiera di produzione e distribuzione” – ha dichiarato Angelo Riccaboni, Membro Leadership Council SDSN, Presidente Santa Chiara Lab, Università di Siena.
Sulla base di questo studio, il 2020 sarà un anno cruciale per Fondazione Barilla e i suoi partner, che si impegnano a promuovere una serie di incontri utili a formare un consenso sugli standard di rendicontazione e sul monitoraggio della catena di approvvigionamento per affrontare le aree di interesse rilevate nel rapporto pubblicato. Un aggiornamento sul progetto insieme a nuove raccomandazioni, saranno resi disponibili al pubblico e agli stakeholder del settore in occasione della 75ma Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2020.
[1] FAO 2017, UNWATER 2017. https://www.unwater.org/water-facts/quality-and-wastewater/
[2] Climate Change and Land. IPCC (2019). https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2019/08/Edited-SPM_Approved_Microsite_FINAL.pdf
LA CULTURA DELLA SOSTENIBILITA’ MOTORE PER TRASFORMARE GLI ATTUALI SISTEMI ALIMENTARI
Una mostra interattiva per parlare di sostenibilità dei nostri sistemi agroalimentari e delle nostre scelte alimentari a 360°. Perché se vogliamo tutelare la nostra salute e salvare il Pianeta, dobbiamo iniziare dal modo in cui produciamo, consumiamo e distribuiamo il cibo. E in questo processo di trasformazione è proprio la cultura che gioca un ruolo centrale. È questa, in sintesi, la mostra promossa da Fondazione Barilla dal titolo: “Noi, il cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile” che, a partire dall’11 gennaio 2020 e fino al 13 Aprile, in occasione di Parma 2020 – Capitale Italiana della Cultura, si svolgerà all’interno della Galleria San Ludovico di Parma e, continuerà sotto i Portici del Grano con una esposizione fotografica di grande impatto.
La città emiliana ospiterà il percorso multimediale studiato per far nascere nelle giovani generazioni e in tutti i visitatori un senso di cittadinanza attiva e una crescente consapevolezza verso un futuro sostenibile, attraverso la comprensione dei nostri sistemi alimentari. L’obiettivo è mostrare come, dal campo alla tavola, quello che mettiamo nel piatto ogni giorno sia strettamente interconnesso coi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dall’Agenda 2030 dell’ONU.
Sviluppata, tra gli altri, in collaborazione con National Geographic Italia, Sustainable Development Solutions Network Mediterranean (SDSN Med), la mostra è stata sviluppata con un comitato scientifico multidisciplinare e la curatela di Codice Edizioni. Sarà visitabile gratuitamente 7 giorni su 7. Per le scuole, previa iscrizione, sono previste visite guidate giornaliere, dal lunedì al venerdì e percorsi di apprendimento laboratoriali personalizzati secondo il livello scolastico di appartenenza.
“Da anni la Fondazione Barilla lavora a stretto contatto con opinion leader, stakeholder, esperti e società civile per diffondere una consapevolezza del cibo che vada oltre la tavola e guardi al sistema agroalimentare come a un complesso sistema in grado di influire sulla nostra salute e su quella del Pianeta. Adesso è arrivato il momento di essere parte integrante del cambiamento auspicato, per contrastare il riscaldamento globale e agire positivamente verso lo sviluppo sostenibile per noi e per le future generazioni. Ed ecco perché è importante sensibilizzare tutte le persone. La soluzione è nella cultura. Per questo ci impegniamo a far crescere una maggiore comprensione del concetto di sostenibilità e del senso di urgenza che deve spingere ad affrontare i paradossi globali del cibo”, ha dichiarato Anna Ruggerini, Direttore Operativo della Fondazione Barilla.
La mostra, inserita nel palinsesto delle celebrazioni di Parma Capitale Italiana della Cultura, intende sottolineare il ruolo fondamentale che la cultura del cibo riveste nella rapida evoluzione della nostra società, attraverso un percorso di comprensione e consapevolezza (che va dai paradossi alimentari ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030) tra exhibit interattivi e immersivi. Per questo motivo – e per rendere più immediato il messaggio – la mostra offrirà molteplici occasioni di dialogo con conferenze tematiche, laboratori e workshop.
Questo percorso multimediale arricchisce inoltre il programma educativo “Noi, il cibo, il nostro Pianeta”, inserito in un protocollo d’intesa col MIUR, che si rivolge a docenti di ogni ordine e grado scolastico fornendo loro materiali di aggiornamento e insegnamento per far comprendere il rapporto imprescindibile tra ciò che mangiamo e il mondo che ci circonda.
Per le prenotazioni e altri dettagli, visitare il sito: www.noiilciboilpianeta.it/parma2020