Alla luce dell’ondata di incendi che infuria in Australia, il premier Scott Morrison ha difeso le sue politiche sui cambiamenti climatici, respingendo le richieste di chi, “in preda al panico“, vorrebbe misure più drastiche.
Da settembre i roghi hanno bruciato almeno 3 milioni di ettari, l’equivalente dell’area del Belgio: la situazione è critica anche nei pressi di Sydney.
“E’ il momento di essere comprensivi gli uni con gli altri, non è il momento delle divisioni né di mettere i voti,” ha affermato il premier. “Il governo ed io abbiamo sempre riconosciuto la connessione tra eventi meteorologici e incendi con l’impatto dei cambiamenti climatici globali“, ma, secondo Morrison, il cambiamento climatico è solo uno tra i fattori che hanno causato gli incendi insieme alla siccità, ai fuochi controllati, a quelli intenzionali e ha respinto le richieste di modificare le sue politiche. L’Australia “si assume il proprio onere” nella lotta contro il riscaldamento globale e il governo rispetterà l’impegno di ridurre le emissioni di gas inquinanti del 26% nel 2030 rispetto al 2005: “Ciò che non faremo è agire precipitosamente o in preda alla crisi o al panico. Un approccio e una risposta basati sul panico non aiutano. Mette le persone in pericolo“.