Essere giornalisti, al giorno d’oggi, non è così semplice come può sembrare. Il web ha fatto sì che le informazioni, e la comunicazione in generale, diventassero più veloci ed immediati. Un bene, ovviamente, ma anche un male, soprattutto per chi non è in grado di utilizzare nel modo più corretto questo flusso di informazioni al quale siamo giornalmente e costantemente sottoposti. I social, poi, sono stati la goccia che hanno fatto traboccare il vaso. Leggere i titoli, condividere e passare oltre sembra essere lo sport preferito da milioni utenti.
Pochi click e pochi mancati click che sembrano nulla, sembrano prassi, e invece sono un dramma. Poche azioni che hanno creato una situazione catastrofica: tutti sanno, ma nessuno conosce. Ovvero, siamo tutti informati, ma pochi conoscono davvero approfonditamente i fatti. E questo solo perché non c’è voglia di leggere. Molti si giustificano con la mancanza di tempo, ma la verità è che a mancare è solo ed unicamente la volontà. La maggior parte degli articoli messi online dai giornali hanno tempi di lettura di pochissimi minuti, dunque il tempo di prendere un caffè. Leggere, è questo che manca.
E’ di ieri la notizia che gli adolescenti italiani non sappiano leggere, ma siamo sicuri che siano solo gli adolescenti? Anche perché, per chi fa giornalismo online come noi, i commenti sotto ai post sono ben visibili e fatta eccezione per chi indaga, chiede, curiosa, molti di quei commenti sono stucchevoli, privi di fondamenta e che trasudano ignoranza allo stato puro. Insomma, leggete gli articoli e poi commentate. E soprattutto: leggete gli articoli e approfondite. Non date mai nulla per scontato, non prendete mai nulla come oro colato. Un articolo, a prescindere dalla firma che porta, non è la Bibbia, ma può e deve essere uno spunto di riflessione per arrivare a ciò a cui tutti dovremmo aspirare: la conoscenza.