1,1 milioni di firme sono state raccolte in Europa su iniziativa della Coldiretti per spingere la Commissione Ue ad assicurare la trasparenza dell’informazione sui cibi in tutta l’Unione Europea dove con il regolamento 775/2018 rischiano di entrare in vigore nell’aprile 2020 norme fortemente ingannevoli per i consumatori. E’ quanto afferma il presidente della Ettore Prandini nell’esprimere apprezzamento la richiesta del Ministro elle Politiche Agricole Teresa Bellanova di far slittare di un anno l’entrata in vigore della normativa che rappresenterebbe di fatto un pericoloso passo indietro rispetto ai decreti varati in Italia per garantire la trasparenza dell’informazione ai consumatori.
La svolta in atto a livello europeo, che ha visto molti Paesi chiedere una normativa piu’ stringente sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti in etichetta è un successo dell’Italia dove la Coldiretti e Campagna Amica hanno raccolto l’85% delle firme per una petizione che ha avuto in Europa il sostegno di numerose organizzazioni e sindacati di rappresentanza: dalla Fnsea (il maggior sindacato agricolo francese) alla Ocu (la più grande associazione di consumatori spagnola), da Solidarnosc (storico e importante sindacato polacco) alla Upa (l’Unione dei piccoli agricoltori in Spagna), da Slow Food a Fondazione Univerde, a Gaia (associazione degli agricoltori greci) a Green protein (Ong svedese), alle quali se ne sono poi aggiunte molte altre.
Una esigenza di chiarezza – sottolinea la Coldiretti – condivisa dalla stragrande maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani che ritiene necessario superare le attuali politiche comunitarie sull’origine del cibo per contrastare l’inganno dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy.
Grazie al pressing della Coldiretti è in vigore in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.
L’Unione Europea – ricorda Coldiretti – ha avuto sinora un atteggiamento incerto e contradditorio, obbligando a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero. A livello comunitario – conclude la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.