“Plastic Free sembra diventata la parola d’ordine degli adolescenti nostrani, e l’economia “green” non poteva certo farsi sfuggire tanti lucrosi affari in nome della sostenibilità ambientale. Università, comuni, agenzie pubblicitarie, partiti politici, supermercati, tutti lancia in resta contro la plastica, come se il versatile polimero che ci accompagna dal primo biberon agli ultimi giorni di vita fosse responsabile di tutto l’inquinamento del nostro pianeta, e non invece chi ne fa tanto pessimo uso“.
E’ quanto scrive il geologo dell’università dell’Aquila, Antonio Moretti, postando sulla propria pagina Facebook alcune foto che lo mostrano insieme a due colleghi, mentre sono intenti ad osservare un pezzo di minerale ‘raccolto’ dalle vecchie mineralizzazioni a bauxite di Campo Felice. Gli esperti si interrogano sulla reale sostenibilità ambientale dell’utilizzo di questo materiale in sostituzione della pluricondannata plastica.
“Perciò eccoci tutti e tre qui – prosegue l’esperto –, sulle vecchie mineralizzazioni a bauxite di Campo Felice, mentre osserviamo il rosso minerale di alluminio che sembra destinato a risolvere tutti i mali della nostra società…. Ma sarà poi vero? Fino ai primi anni del 1800 l’alluminio metallico era praticamente sconosciuto, ed ancora a metà del secolo il suo valore era molto superiore a quello dell’oro, tanto che solo Napoleone III poteva vantare un servito da tavola interamente in alluminio. Le cose cambiarono completamente verso la fine del secolo, e con la scoperta di nuove tecniche di produzione il nuovo metallo divenne estremamente economico e diffuso praticamente ovunque. Leggero e resistente, adatto ad usi militari quanto industriali o domestici, sembra il metallo perfetto per ogni evenienza”.
“Ha tuttavia un principale inconveniente: la sua produzione dal minerale naturale, la bauxite (ossidi misti di ferro ed alluminio) richiede grandi quantità di energia. Per questo motivo la sua produzione è condizionata, più che dalla quantità di materia prima (l’alluminio costituisce circa l’8% della crosta terrestre), dalla disponibilità di energia e dal costo della stessa. Per avere un’idea la produzione di 1kg di alluminio dal minerale naturale richiede circa 15 kwh di energia, equivalente alla combustione di 2 litri di petrolio. Alla faccia della sostenibilità ambientale!“, chiosa Moretti.
“Le cose cambiano invece per l’alluminio riciclato – specifica il geologo nel post –, che richiede per la sua fusione meno di 1 kwh/kg, circa 1/20 dell’energia richiesta per la produzione da nuovo minerale”.
“Perciò va benissimo se l’alluminio è l’ecomoda del momento, ma ricordiamoci che si tratta pur sempre di un materiale prezioso tanto quanto la plastica e come questa va conservato, riusato e riciclato accuratamente, per evitare che le nostre buone intenzioni si trasformino alla fine in un ulteriore danno per l’ambiente. Dove? Anche se spesso non è indicato con sufficiente chiarezza, negli stessi bidoni della plastica, quelli gialli, in compagnia delle tanto vituperate bottigliette. Alla fine, qualunque sia il materiale o l’uso che ne facciamo, la parola d’ordine è sempre la stessa. Il nostro pianeta non è infinito, trattiamolo con rispetto”.