Scocca il 22 dicembre il Solstizio d’Inverno 2019: alle ore 04:19 UTC (05:19 ora italiana) inizia ufficialmente l’inverno astronomico. L’evento è celebrato da Google con un doodle (immagine in alto): si riferisce ovviamente all’emisfero boreale e ritrae la Terra e un pupazzo di neve posizionato sul Polo Nord del pianeta.
Il Sole si trova alla sua massima distanza al di sotto dell’equatore celeste, ed è minimo l’arco apparente da sudest a sudovest, cosa che lo rende il giorno più corto dell’anno. Successivamente il Sole comincerà a risalire verso l’equatore celeste e le ore di luce aumenteranno gradualmente fino a raggiungere il culmine fra sei mesi, nel solstizio d’estate.
Cos’è il solstizio d’inverno
Il termine solstizio, derivante dal latino “sol” (sole) e “sistere” (fermarsi).
Significa, quindi, “sole stazionario”, e in astronomia, il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima, rispettivamente nel mese di giugno (20/21 giugno) e dicembre (21/22 dicembre). Il solstizio ritarda ogni anno circa 6 ore rispetto all’anno precedente, più precisamente di 5 ore 48 minuti e 46 secondi, e si riallinea forzosamente ogni 4 anni, in corrispondenza dell’anno bisestile, introdotto per evitare la progressiva divergenza delle stagioni con il calendario.
Nel giorno del solstizio d’inverno, i raggi del Sole arrivano a noi fortemente inclinati e “indeboliti”, l’insolazione è minima, e le ore di luce sono poche. Il motivo va ricercato nell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano di rivoluzione terrestre. Intorno al 21 dicembre, l’inclinazione rispetto a questo piano è massima, e l’emisfero boreale riceve meno irraggiamento. Quanto più ci si sposta verso nord, partendo dall’equatore, quanto più sarà corta la durata del giorno.
Il solstizio d’inverno è anche il giorno in cui si ha la maggior differenza fra la durata del dì e della notte. Nell’emisfero australe, accade esattamente l’opposto: a quelle latitudini è il solstizio d’estate.