Un’attesa di “circa un’ora” prima dell’arrivo dell’ambulanza del 118, chiamata dai familiari di una ragazza di San Giorgio a Cremano di 19 anni colpita da arresto cardiaco improvviso che ne ha determinato la morte. A denunciare l’accaduto è lo stesso presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118 (Sis 118) Mario Balzanelli, sottolineando come “proprio la carenza di mezzi sul territorio sia la causa di questo episodio“, segno dell’urgenza “ormai improcrastinabile” di una riforma del Sistema del 118 in Italia.
L’ambulanza, spiega Balzanelli, “è arrivata dopo circa un’ora, come affermato dai familiari, intorno alle 11.30 del 4 gennaio, invece che nell’arco di pochi minuti, non certo a causa di una direzione inadeguata del sistema o di un disimpegno da parte degli operatori, che danno costantemente il meglio, ma a causa della carenza di mezzi operativi sul territorio. Infatti, in questo caso, l’ambulanza giunta a San Giorgio a Cremano è partita dall’area di Nola proprio perché gli altri mezzi di soccorso nell’area erano impegnati. Il punto è che il numero di ambulanze è inadeguato rispetto alle necessità di quest’area territoriale”. Ma “al di là delle tempistiche riferite dai parenti, con un tempo di arrivo dell’ambulanza del 118 di 1 ora dalla prima chiamata alla Centrale Operativa, e delle doverose verifiche che ad essa seguiranno nelle sedi opportune – sottolinea Balzanelli – ed al di là delle possibilità concrete di sopravvivenza rispetto alla natura e all’entità dell’evento, rimane che in caso di codice rosso l’arrivo presso il paziente di un mezzo di soccorso del 118 con a bordo personale sanitario in grado di fare diagnosi e terapia di emergenza potenzialmente salvavita deve essere immediato, entro pochi minuti, definiti peraltro molto chiaramente dal legislatore: 8 minuti dalla chiamata in Centrale Operativa, in area urbana, e 20 minuti dalla chiamata in area extraurbana“.
Ma tali parametri temporali sarebbero stati, afferma, “più che ampiamente disattesi“. Da qui “l’invocata riforma legislativa del 118, perché si evitino i morti evitabili. Ma ancora una volta – denuncia il presidente Sis – pare che il Sistema di Emergenza Territoriale non sia riuscito in tale obiettivo perché oggettivamente non in grado”. Un problema, quello della carenza di mezzi di soccorso, che riguarda molte Regioni dal nord al sud: “Il decreto ministeriale 70 del 2015 – precisa Balzanelli – prevede la presenza di un’ambulanza ogni 60mila abitanti, con equipaggio medico e infermieristico a bordo, ma questo parametro è largamente disatteso dalla maggioranza delle Regioni“. Dunque, afferma, “sollecitiamo una riforma che assicuri l’organico medico e infermieristico per il 118, mentre oggi spesso l’ambulanza giunge solo con a bordo gli autisti soccorritori anche per i codici rossi. Altre richieste sono che il numero totale di mezzi sia calcolato sulla base dei tempi di percorrenza, che il 118 sia riorganizzato sulla base di dipartimenti sanitari provinciali e regionali e che l’introduzione del numero unico di emergenza 112 non impedisca agli italiani di chiamare direttamente il 118. Ciò proprio per evitare perdite di tempo in casi di urgenza”. “Faccia riflettere, questo ennesimo episodio, il governo ed il ministro della salute – conclude il presidente del SIS 118 – sulla necessità assoluta ed improcrastinabile della riforma e sui suoi contenuti”.