Entro 6 mesi il Mose sarà in grado di funzionare per le emergenze e, a breve, il commissario Elisabetta Spitz si è impegnata a presentare il cronoprogramma dei lavori dell’opera di ingegneria civile ideata per la difesa della città di Venezia. Dopo l’acqua alta record dello scorso novembre, con un picco di 154 centimetri a metà del mese, vertice in prefettura per trattare alcuni dei temi più sentiti. “A me interessa di vedere se giorno per giorno i lavori andranno avanti per arrivare a questo risultato. Dobbiamo marcarli stretti, come cittadini siamo realmente preoccupati“, confessa il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, al termine della riunione. Seduti intorno al tavolo il commissario per il Mose, Elisabetta Spitz, il provveditore interregionale per le opere pubbliche del Triveneto, Cinzia Zincone, i commissari del consorzio ‘Venezia Nuova’, il primo cittadino della città lagunare, l’assessore regionale Roberto Marcato. Ma c’erano anche il commissario per il porto, la capitaneria di porto e i vigili del fuoco di Venezia, oltre ai sindaci della gronda lagunare e ai rappresentanti del ministero per i Beni culturali e il turismo e della Soprintendenza.
Questo passo avanti per il Mose, però, “non significa che l’opera sarà completata entro luglio, ma che le barriere mobili potranno essere messe in funzione per le emergenze“, spiega Marcato, secondo cui “l’altra notizia di rilievo è l’impegno del commissario Spitz a presentare a breve il cronoprogramma dei lavori del Mose. Nell’arco di una decina di giorni verrà convocata in prefettura la cabina di regia, per valutare il piano“. E, a detta di Brugnaro, “c’è la concordia generale sull’idea che il cittadino deve essere al centro. L’obiettivo è dare tranquillità ai cittadini, perché qualcuno sta lavorando per loro”. Resta ancora in sospeso, invece, il protocollo fanghi, la cui firma “è ferma al ministero dell’Ambiente, in quanto manca ancora il parere dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr). Fa sorridere – sottolinea l’assessore – questa giustificazione“. Intanto, secondo quanto emerso, al tavolo si è parlato anche della gestione futura del Mose e l’assessore Marcato ha chiarito: “Vista la complessità delle diverse gestioni commissariali che insistono sull’opera e la mancata chiarezza dei ruoli, appare ancora più evidente che questa è un’opera dello Stato e che dovrà essere lo Stato a gestirla“.