Quante sono le cavità nel sottosuolo delle nostre città? Chi le ha scavate, quando e perché? Oltre a essere un patrimonio culturale con testimonianze storiche e artistiche e documentare un rapporto stretto tra territorio e uso del suolo, meglio del sottosuolo, queste cavità possono essere pericolose per il tessuto urbano?
A queste domande si cercherà di dare risposta il 22 gennaio, durante la giornata di studio organizzata a Roma dal titolo “Cavità sotterranee nascoste o scomparse sotto il tessuto urbano”.
La tematica affrontata in questa giornata di studio verterà sui numerosi vuoti sotterranei ancora presenti sotto le città italiane e in particolare delle aree metropolitane, come Roma, Napoli, Cagliari e Palermo.
“Conoscere l’effettiva presenza ed estensione dei vuoti sotterranei del territorio italiano è importante sia dal punto di vista storico e del patrimonio culturale italiano sia per questioni di rischio. In molte città le cavità sotterranee rappresentano un pericolo per la popolazione – ha dichiarato Stefania Nisio dell’ISPRA – e i dati raccolti dall’ISPRA mostrano che è sempre in aumento il numero delle voragini che si aprono quotidianamente sulle nostre strade. In città grandi, come Roma, contiamo mediamente ormai circa 100 voragini l’anno“.
La giornata è la terza del ciclo “Giornate di studio di Geologia e Storia”, appuntamenti organizzati dal Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia – ISPRA, dalla Società Geografica Italiana e dalla Sigea per fare il punto sull’attuale stato delle conoscenze riguardo l’importanza delle fonti storiche e cartografiche per lo studio dei fenomeni geologici e degli eventi catastrofici naturali.
“La presenza di ipogei di origine antropica in aree urbane determina condizioni di rischio per le persone e per le infrastrutture di superfici – ha affermato Maurizio Lanzini, Presidente della SIGEA Lazio – a seguito di fenomeni di subsidenza e di voragine; tale rischio presenta le maggiori problematiche in aree urbane. Tale rischio, rispetto ai rischi determinati da frane, alluvioni e terremoti, è spesso sottovalutato e oggetto di pochi studi di modellazione e valutazione del rischio di crollo, anche per l’incompleta conoscenza della presenza e degli andamenti reti caveali ipogee“.
Le cavità sotterranee dimenticate sotto il tessuto urbano sono molte, caratterizzate a volte da grande estensione e appartenenti a differenti tipologie: catacombe, cunicoli idraulici, ipogei di vario titolo, cave per estrazione di materiali da costruzione. Molti ipogei, un tempo noti, sono stati cercati per secoli e mai più ritrovati perché ormai coperti dalle strutture urbane.
La Giornata di studio sulle cavità sotterranee sarà occasione per confrontarsi con il mondo scientifico e soffermarsi sull’importanza della multidisciplinarità delle ricerche nonché sull’importanza della ricerca storica e cartografica da affiancare a quella geologica al fine di individuare aree sotterranee dimenticate, fonti di potenziale pericolo di crollo e sprofondamento.
“La Sigea da anni pone il tema delle cavità sotterranee al centro del dibattito scientifico – ha concluso Antonello Fiore, Presidente Nazionale della SIGEA – istituzionale e professionale. Sono diverse le regioni italiane (come Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna, Umbria e Liguria) che vedono la presenza diffusa di cavità di origine antropica che spesso destano grande preoccupazione per la pubblica e privata incolumità. La ricerca scientifica e gli studi storico culturali suggeriscono l’adozione di politiche di valorizzazione e utilizzo con ricadute socio economiche importanti. Un utilizzo che non deve trascurare gli aspetti della sicurezza.
Su questo tema, come sugli altri argomenti d’interesse multidisciplinare, si deve partire dalle conoscenze acquisite storico-culturali e tecnico-scientifi che possono garantire una valorizzazione degli ambienti ipogei nel rispetto dei principi di sicurezza degli addetti ai lavori e dei visitatori. Sono molte le cavità di origine antropica che, rivestendo un interesse culturale, storico/religioso, paesaggistico/turistico (chiese rupestri, santuari, catacombe, frantoi ipogei, cantine ecc.), rappresentano un potenziale da tutelare e valorizzare“.
Interverranno tra gli altri: Claudio Campobasso, Capo Dipartimento del Servizio Geologico d’Italia – ISPRA; Claudio Cerreti, Presidente della Società Geografica Italiana.