Nel mondo si registrano ogni giorno oltre 3 milioni di casi di infezioni sessualmente trasmissibili: secondo gli ultimi dati dell’OMS, relativi al 2018, sono stati 357 milioni i casi registrati di origine batterica, e più del doppio, 745 milioni, quelli virali. In particolare si tratta di: clamidia (131 milioni), gonorrea (78), sifilide (6,5) e tricomoniasi (143).
Si stima inoltre che oltre 410 milioni di persone abbiano contratto un’infezione genitale da virus dell’herpes simplex (Hsv) e più di 290 milioni di donne un’infezione da papillomavirus umano (Hpv).
A fornire i dati è stato Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto Irccs “San Gallicano” di Roma, definendoli “piuttosto allarmanti“, a margine del convegno medico di alta formazione “Le malattie sessualmente trasmissibili nel nuovo millennio: percorsi avanzati di prevenzione, diagnosi e terapie”.
“Nel 2018, 988 mila donne incinte hanno contratto la sifilide, infezione che, senza un trattamento precoce ed efficace nella madre, si può trasmettere al bambino non ancora nato. In questo caso parliamo di ‘sifilide congenita’ ed è spesso fatale. Non a caso, le nuove stime del 2019, diffuse dall’Oms, evidenziano circa 661 mila casi di sifilide congenita nel 2016, che hanno causato oltre 200.000 morti neonatali,” ha riferito Morrone. “Questa malattia, però, va sottolineato rappresenta la seconda tipologia di ‘morte prevenibile’, a livello globale, preceduta solo dalla malaria. La sifilide congenita è infatti facilmente curabile, con rischio minimo di esito avverso per il feto, se una donna incinta riceve i test e un trattamento adeguato con i farmaci, all’inizio della gravidanza, idealmente prima del secondo trimestre. Insomma, basterebbe poco per evitare una continua strage di innocenti“.