Il coronavirus fa paura. L’Oms, però, non ha dichiarato per il momento lo stato di emergenza globale, considerando che per ora la diffusione del virus sembra circoscritta, benché si contino quasi mille contagiati e almeno 26 morti. Resta sotto scacco Wuhan, cittadina cinese con oltre 11 milioni di abitanti, dalla quale è partito il focolaio dell’epidemia: mancano le mascherine per evitare il contagio e i dispositivi medici, per i quali è stata avviata una produzione massiccia. Ma non basta. Visto che le autorità hanno imposto il ricovero per chiunque presenti sintomi che possano essere riconducibili al coronavirus, si è deciso di costruire un nuovo ospedale in città, perché il nosocomio esistente non è sufficiente.
La costruzione, con decine di mezzi già al lavoro, avverrà in tempi record: mille posti letto in meno di dieci giorni. La struttura sarà un enorme prefabbricato il cui completamento è previsto per il 3 febbraio.
La capacità dei cinesi di correre ai ripari a quasi pari a quella che hanno di far diffondere un virus. Nel 2003, infatti, accadde qualcosa di simile anche a Pechino, dove l’ospedale Xiaotangshan venne realizzato in piena emergenza Sars in soli sei giorni. Proprio come accade in Italia. O no?