Solo il 7 per cento degli over 65 italiani utilizza i social network. Meno della metà rispetto alla media europea. È risultato di uno studio condotto nell’ambito del progetto Ageing in a Networked Society, coordinato da Emanuela Sala, docente del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale di Milano-Bicocca, e sostenuto da Fondazione Cariplo.
I ricercatori hanno analizzato un campione di oltre 32mila europei, tutti over 65 (fonte dati Eurostat Community Statistics on Information Societies). Nel 2016, solo il 7 per cento degli anziani italiani utilizzava i social network, ma con un trend in crescita rispetto al 2013 quando ad accedere ai social network era solo il 3 per cento degli over 65. Ciò nonostante, il cosiddetto grey digital divide, ovvero il divario tra l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte della popolazione anziana rispetto al resto della popolazione, è ancora marcato. Confrontando i dati italiani con quelli europei, è emerso che gli over 65 del nostro Paese che utilizzano le nuove tecnologie sono meno della metà rispetto ai loro omologhi europei (il dato medio sull’utilizzo dei social network in Europa è pari al 16%). Il divario rispetto alle generazioni più giovani in Italia (39%) è in linea con la media europea (38%).
Il 13 gennaio presso il dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca (Edificio U7, Aula Pagani, via Bicocca degli Arcimboldi, 8) si terrà la presentazione dei primi risultati della ricerca e si discuterà del rapporto degli anziani italiani ed europei con le nuove tecnologie. Nel corso dell’incontro, verranno presentati anche i risultati di altri due studi volti a capire quali App preferiscano gli anziani e quanto l’utilizzo dei social incida sulle relazioni sociali.
Quali App e per quanto tempo
Amano WhatsApp, hanno un profilo su Facebook e accedono a Youtube. Per studiare modalità e tempi di utilizzo delle nuove tecnologie, è stata installata una app di monitoraggio ad hoc direttamente sugli smartphone di 30 volontari dell’associazione AUSER di Monza e Brianza di età compresa fra i 65 e 75 anni. L’analisi dei dati così raccolti ha rivelato che ogni partecipante accede allo smartphone 127 volte al giorno per un totale di un’ora ed 8 minuti. Nell’arco di un mese i partecipanti passano sullo smartphone, complessivamente, 35 ore in media; tuttavia il tempo medio di permanenza sul telefono, ogni volta che vi accedono, è di 32 secondi.
L’analisi mostra come l’uso dello smartphone sia abbastanza stabile nell’arco della giornata (nello specifico dalle 8 di mattina fino alle 8 di sera). Tuttavia, si nota una flessione tra l’una e le 5 del mattino ed un picco alle 8 del mattino e alle 8 della sera. Questi dati sembrano suggerire che lo smartphone è la prima cosa che i partecipanti controllano appena svegli e l’ultima prima di andare a dormire.
Dall’indagine è emerso che WhatsApp è l’applicazione social di gran lunga più utilizzata dai partecipanti (52% del tempo totale passato sullo smartphone); seguono Facebook (36%), YouTube (10%), LinkedIn (1%) ed Instagram (1%). I dati mostrano come i partecipanti facciano un largo uso di siti di social network, ed in particolare di piattaforme come WhatsApp e Facebook, che incrementano le possibilità connessione ed interazione sociale tra gli utenti. Curiosamente, non è stato rilevato un uso significativo di applicazioni legate allo shopping ed alla salute.
Nessuna relazione tra utilizzo dei social e riduzione della solitudine
Durante l’evento verranno inoltre presentati i risultati di un esperimento sociale condotto dalla Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso in collaborazione con i ricercatori di Milano-Bicocca. Un esperimento sociale per analizzare l’effetto dell’utilizzo dello smartphone e delle applicazioni Facebook e WhatsApp sulla solitudine e sulle funzioni cognitive degli anziani. I ricercatori hanno studiato quanto l’utilizzo di queste nuove tecnologie possa aiutare a combattere la solitudine e a mantenere integre le funzioni cognitive più di quanto avvenga attraverso le relazioni sociali tradizionali. All’esperimento sociale hanno partecipato quasi 150 anziani. L’analisi preliminare dei dati ha rivelato che chi ha utilizzato lo smartphone per due mesi (la durata dell’esperimento) non ha riportato miglioramenti significativamente diversi da coloro che sono stati impegnati in attività di socializzazione tradizionali.