Alla ricerca di risposte alle domande sulla formazione dei primi buchi neri, alcuni astronomi ne hanno rintracciato 13 in galassie nane a meno di un miliardo di anni luce dalla Terra. La scoperta proviene dall’osservatorio di radioastronomia Karl G. Jansky Very Large Array (VLA) della National Science Foundation ed è stata annunciata durante la conferenza American Astronomical Society ad Honolulu, da Amy Reines, docente presso la Montana State University. Queste galassie nane, oltre 100 volte meno massicce della nostra Via Lattea, sono tra le più piccole conosciute a ospitare enormi buchi neri. Gli scienziati si aspettano che i buchi neri in queste galassie più piccole abbiano una media di circa 400.000 volte la massa del nostro Sole.
“Speriamo che studiare questi buchi neri e le loro galassie ci fornirà informazioni su come simili buchi neri si siano formati e sviluppati nell’Universo primordiale, attraverso fusioni galattiche per miliardi di anni, producendo i buchi neri supermassicci che vediamo oggi nelle galassie più grandi, con masse di molti milioni o miliardi di volte quella del Sole“, afferma Amy Reines.
La ricercatrice e i suoi collaboratori hanno usato il VLA per scoprire il primo enorme buco nero in una galassia nana starburst nel 2011. Quella scoperta è stata una sorpresa per gli astronomi e ha stimolato a proseguire nell’analisi dei segnali radio. Gli scienziati hanno iniziato selezionando un campione di galassie dalla NASA-Sloan Atlas, un “catalogo” di galassie realizzato con telescopi a luce visibile. Dopo aver selezionato le galassie con stelle di massa inferiore a quella del Sole di circa 3 miliardi di volte, approssimativamente come la Grande Nuvola Magellanica, una piccola vicina della Via Lattea, i ricercatori hanno poi scelto i candidati in base alle informazioni ottenute dalle immagini del National Radio Astronomy Observatory tra il 1993 e il 2011.
Reines e il suo team hanno quindi usato il VLA per creare nuove e più sensibili immagini ad alta risoluzione di 111 delle galassie selezionate. “Le nuove osservazioni hanno rivelato che 13 di queste galassie mostrano l’esistenza di un enorme buco nero che sta attivamente consumando la materia circostante. Siamo rimasti molto sorpresi di scoprire che, in circa la metà di quelle 13 galassie, il buco nero non è al centro della galassia, a differenza di come avviene nelle galassie più grandi“, sostiene la ricercatrice. Gli studiosi affermano che questo potrebbe indicare una fusione primordiale tra le galassie, che è coerente con le simulazioni al computer, che prevedono che circa la metà degli enormi buchi neri nelle galassie nane si ritroverà a vagare agli estremi delle galassie. “Questo lavoro ci ha insegnato che dobbiamo ampliare le nostre ricerche riguardo i buchi neri nelle galassie nane, senza limitarci ad osservarne i centri, per ottenere una comprensione più completa della loro conformazione e capire quali meccanismi abbiano contribuito alla loro formazione nell’Universo primordiale”, conclude la ricercatrice.