Nel 2003 a Pechino, per contrastare l’epidemia della Sars, 4.000 persone lavorarono giorno e notte per costruire un ospedale in sette giorni. Oggi, a Wuhan, centro del focolaio del nuovo coronavirus, le autorità cinesi vogliono fare di meglio: basteranno 6 giorni per mettere in piedi un edificio sanitario da 25 mila metri quadri, in grado di ospitare mille letti. E nelle prossime settimane ne sarà costruito un secondo in grado di ospitare 1.300 letti.
Per accelerare i lavori di costruzione durante i giorni delle feste di Capodanno, scrive il South China Morning Post di Hong Kong, gli operai riceveranno al giorno 1.200 yuan, circa 156 euro, il triplo della diaria normale. Decine di ruspe sono al lavoro, come formiche, per eseguire l’opera a cui si sono prestati ingegneri arrivati da tutto il Paese. Per il personale sanitario, sono già pronti 150 medici dell’Esercito arrivati a Wuhan nei giorni scorsi. “È fondamentale avere un ospedale in quarantena dove mandare persone con malattie infettive, dotato degli equipaggiamenti di sicurezza e di protezione“, ha dichiarato Joan Kaufman, docente di sanità globale e medicina sociale alla Harvard Medical School, citato dalla BBC.
“La Cina ha una storia di risultati rapidi anche per progetti monumentali come questo“, afferma Yanzhong Huang, membro senior per la sanità globale al Council on Foreign Relations, think tank americano. “Con un approccio autoritario, il Paese si affida alla mobilitazione dall’alto verso il basso. Possono superare la natura burocratica e i vincoli finanziari e sono in grado di mobilitare tutte le risorse“. La struttura, come nel caso dell’ospedale di Pechino, sarà formata da elementi prefabbricati. “Il lavoro di ingegneria – ha aggiunto – è quello in cui la Cina è brava. Hanno record di costruzione di grattacieli ad alta velocità. Questo è molto difficile da immaginare per gli occidentali ma può essere fatto“.