Meteo – Il Nord Atlantico è stato incredibilmente attivo fino a questo punto dell’inverno, producendo numerosi e intensi cicloni extra-tropicali nelle scorse settimane. Nel frattempo, l’Europa è rimasta prevalentemente bloccata sotto sistemi di alta pressione.
Il tutto è dovuto all’intensità del vortice polare, una colonna di aria molto fredda che staziona sulla regione polare durante l’inverno e che forma una grande area di bassa pressione nell’atmosfera. Quando il vortice polare è forte, come in questo caso, tende a “rinchiudere” l’aria fredda sulle alte latitudini dell’Artico, rendendo difficile che durature ondate di freddo raggiungano le medie latitudini. Così le latitudini più basse degli Stati Uniti e l’Europa rimangono sotto condizioni miti. Il vortice polare era estremamente forte all’inizio dell’inverno nella stratosfera, ma poi ha iniziato a combinarsi con la troposfera più in basso con il prosieguo di dicembre.
Nelle ultime settimane, l’Europa è stata prevalentemente dominata dall’alta pressione, che finora ha prodotto un inverno mite su buona parte del continente. Persino la Russia ha avuto temperature molto alte per l’inverno, tanto che per le celebrazioni del Capodanno a Mosca è stato necessario ricorrere alla neve artificiale. Anche la Scandinavia ha vissuto condizioni più calde della norma, con la Norvegia che ha avuto la sua giornata di gennaio più calda mai registrata con i +19°C raggiunti a Sunndalsora. Se a dicembre 2019, l’Italia era stata imbiancata dalla neve e raggiunta dal freddo in qualche occasione, a gennaio l’alta pressione ha garantito condizioni di stabilità e condizioni meteorologiche che di invernale avevano ben poco. Grandi nebbie e il problema dello smog hanno interessato le regioni italiane dalla Pianura Padana fino a Roma.
Inoltre, la grande intensità del vortice polare ha favorito la formazione di grandi cicloni nell’Atlantico nelle ultime settimane.
Ci sono stati almeno 6 grandi sistemi, la maggior parte dei quali ha subito una rapida intensificazione, sviluppando quindi un’impressionante struttura che ha offerto spettacolari immagini dai satelliti.
Il 13 gennaio 2020 si è formato il potente ciclone bomba Brendan.
Con un’intensificazione davvero esplosiva e una pressione centrale minima al di sotto dei 940hPa, ha sviluppato una violenta tempesta di vento verso Irlanda e Scozia, con venti localmente vicini ai 140km/h lungo la costa e fino a 200km/h nelle Highlands.
Il 10 gennaio 2020 ha visto lo sviluppo esplosivo di un ciclone in movimento verso l’Islanda.
Con un’eccezionale struttura del core ciclonico, il sistema ha avuto una pressione centrale minima leggermente al di sotto dei 940hPa.
Il 25 dicembre 2019, due cicloni si sono formati fianco a fianco nel Nord Atlantico. Mentre quello orientale è svanito lentamente, quello occidentale ha dominato l’intero Nord Atlantico, spingendo la pressione centrale minima verso i 960hPa.
Il 2020 è iniziato con un intenso ciclone extra-tropicale nel Nord Atlantico. Nel corso della notte tra 31 dicembre 2019 e 1 gennaio 2020, il ciclone ha subito una rapida intensificazione, raggiunge una pressione centrale minima di 960hPa nelle ore mattutine.
Il 26 dicembre 2019, un mostruoso ciclone ha dominato l’intero Nord Atlantico. Il sistema si è originato dai cicloni del giorno di Natale. La sua struttura è stata molto ampia mentre il suo core si muoveva lentamente verso l’Islanda e si indeboliva.
Il 4 gennaio 2020, si è formato un ciclone in rapida intensificazione, determinando una tempesta invernale breve ma molto intensa sull’Islanda occidentale con condizioni di blizzard molto forti. Il sistema ha spinto la sua pressione centrale minima al di sotto dei 970hPa mentre si muoveva a nord dell’Islanda, determinando un impressionante gradiente di pressione nel Paese. Le Highlands hanno riportato raffiche di vento di oltre 220km/h!
E sembra che il vortice polare rimarrà forte anche nelle prossime settimane, forse fino alla fine del mese. Il Nord Atlantico, così, continuerà ad essere ancora attivo e in Europa continuerà a dominare l’alta pressione.