Coronavirus, Coldiretti: crollano i prezzi della soia, a rischio intesa USA-Cina

La Cina è la più grande consumatrice mondiale di soia ed è costretta ad importarla per utilizzarla nell’alimentazione del bestiame
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Dal commercio all’industria, dai mercati finanziari fino alle materie prime, gli effetti recessivi sull’economia provocati dalla diffusione del coronavirus contagiano anche i prodotti agricoli con le quotazioni della soia che sono crollate per nove giorni consecutivi al Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale del commercio delle materie prime agricole“: è quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che “il prezzo della soia sul mercato futures è sceso di circa il 10% dall’inizio dell’anno sull’onda delle crescenti preoccupazioni sul calo della domanda del mercato cinese. Una conseguenza dell’emergenza sanitaria che si riflette – sottolinea la Coldiretti – sull’economia cinese ma che ha anche un effetto valanga sul mercato globale. La Cina infatti è la più grande consumatrice mondiale di soia ed è costretta ad importarla per utilizzarla nell’alimentazione del bestiame in forte espansione con i consumi di carne. La soia – precisa la Coldiretti – è uno dei prodotti agricoli più coltivati nel mondo, con gli Stati Uniti che si contendono con il Brasile il primato globale nei raccolti. L’intesa raggiunta tra Stati Uniti e Cina sui dazi che ha scongiurato l’acuirsi della guerra commerciale è stata favorita proprio dall’impegno del gigante asiatico ad aumentare i propri acquisti di soia dai farmers statunitensi storici elettori di Donald Trump che – ricorda la Coldiretti – ha stanziato peraltro in loro aiuto un piano di 16 miliardi di dollari.Ora la frenata dell’economia e la conseguente riduzione degli acquisti da parte del gigante asiatico potrebbe far cambiare i programmi e modificare gli equilibri raggiunti con nuove tensioni sui rapporti commerciali e sull’economia mondiale che – sostiene la Coldiretti – vanno ben oltre il settore agricolo. L’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è infatti – sottolinea la Coldiretti – sempre piu’ fortemente integrato con i movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime agricole. Un cambiamento che riguarda direttamente l’Italia che – precisa la Coldiretti – è il primo produttore europeo di soia con circa il 50% della soia coltivata ma che è comunque deficitaria e deve importare.Una situazione che va attentamente monitorata dall’Unione Europea per salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali, dagli accordi di libero scambio alle guerre commerciali come i dazi di Trump, la Brexit o l’embargo con la Russia.In Italia il cibo – conclude la Coldiretti – è diventato la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione, che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offre lavoro a 3,8 milioni di occupati, oltre ad essere di fondamentale importanza per l’ambiente e la salute.

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