Circa 200 adepti della Chiesa di Gesù Shincheonji, che ha la sua sede a Daegu in Corea del Sud, si sono incontrati a Wuhan, il focolaio del Coronavirus, fino alla metà di dicembre, nonostante già circolassero voci di un’infezione in corso: dopo alcune settimane, la setta è diventata un potente focolaio di Covid-19, facendo registrate circa il 60% dei contagi totali nazionali, saliti oggi a 1.766.
Delle circa 200 persone presenti allora a Wuhan, riporta il South China Morning Post, molte sono attualmente in quarantena.
“Le voci sul virus cominciarono a circolare a novembre, ma nessuno le prese sul serio“, ha spiegato un membro della setta, una maestra d’asilo di 28 anni. “Ero a Wuhan a dicembre quando la nostra chiesa sospese tutte le riunioni non appena venimmo a conoscenza del Coronavirus“, ha spiegato la donna.
A Daegu, città da 2,5 milioni di abitanti, un silenzio spettrale regna per le strade. Sulle porte e sulle vetrine dei negozi campeggiano i cartelli che segnalano la chiusura delle attività. I residenti e chiunque abbia visitato l’area sono esortati a restare in casa e a minimizzare gli spostamenti all’aperto per le prossime due settimane.
Le autorità sanitarie stanno lottando per contenere il crescente numero di pazienti affetti dal coronavirus. Gli ospedali nell’area di Daegu e nei suoi dintorni stanno preparando velocemente i reparti e il governo è alla ricerca di volontari dello staff medico per avere aiuto contro questa crisi senza precedenti. Il senso di emergenza è emerso quando il presidente sudcoreano Moon Jae-In ha innalzato l’allerta al livello massimo.