Coronavirus, The Lancet: “Egitto e Algeria tra le aree più a rischio in Africa”, in Ucraina folla contro pullman di evacuati dalla Cina

Si stima che il rischio complessivo di importare casi di Covid-19 in Africa sia inferiore rispetto all'Europa ma la capacità di risposta e reazione è più limitata
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Egitto, Algeria e Sudafrica sono le aree maggior rischio di casi di infezioni da nuovo coronavirus in Africa. È quanto emerge da uno studio pubblicato su ‘The Lancet’ che stima la preparazione (ovvero la capacità del sistema sanitario) e la vulnerabilità (ovvero le condizioni demografiche, ambientali, socioeconomiche e politiche che potrebbero influire sulla capacità di un paese di rispondere) dei paesi africani, nonché la loro probabilità di importare casi dalla Cina. Fra gli autori la scienziata italiana Vittoria Colizza dell’Inserm, Sorbonne Université, Francia. Gli autori stimano che il rischio complessivo di importare casi di Covid-19 in Africa sia inferiore rispetto all’Europa (1% vs 11% delle persone che dalla Cina vanno in Africa o in Europa, rispettivamente) ma ricordano che la capacità di risposta e reazione è più limitata in Africa.

Algeria, Etiopia, Sudafrica e Nigeria sono stati inclusi nei 13 paesi in cima alla lista, identificati dall’Organizzazione mondiale della sanità in base ai collegamenti diretti e al volume dei viaggi verso la Cina. Ma questi Paesi sono anche tra i più attrezzati dal punto di vista dei servizi sanitari. Diverse misure per prevenire l’importazione di casi dalla Cina sono già state implementate in molti paesi africani ma servon misure aggiuntive. “I paesi africani hanno recentemente rafforzato la loro preparazione alla gestione delle importazioni di casi di Covid-19 – sottolinea Colizza – tra cui la sorveglianza aeroportuale, lo screening della temperatura nei punti d’ingresso del Paese, le raccomandazioni di evitare i viaggi in Cina e il miglioramento delle informazioni sanitarie fornite agli operatori sanitari e al pubblico in generale. Tuttavia, alcuni paesi rimangono mal equipaggiati”. “Mentre quasi i tre quarti di tutti i paesi africani hanno un piano di preparazione alla pandemia influenzale, la maggior parte di questi sono obsoleti e considerati inadeguati per affrontare una pandemia globale. Inoltre, nonostante gli sforzi per migliorare la capacità diagnostica da parte dell’Oms, alcuni paesi non hanno le risorse per testare rapidamente il virus, il che significa che le analisi dovrebbero essere eseguite in altri paesi. È essenziale formare, equipaggiare e rafforzare le capacità diagnostiche dei laboratori e i dipartimenti di emergenza per ridurre i tempi di consegna dei risultati, gestire casi confermati e contatti più rapidamente e osservare misure rigorose di controllo delle infezioni. Allo stesso modo, aumentare il numero di letti e forniture disponibili nei Paesi a risorse limitate è fondamentale” per contrastare l’eventuale diffusione della malattia nel Paese.

Coronavirus, in Ucraina folla contro pullman di evacuati dalla Cina

Scontri e caos in Ucraina, dove 70 persone evacuate dalla Cina a causa dell’epidemia da Coronavirus hanno incontrato l’opposizione al loro rientro di centinaia di abitanti. I pullman hanno raggiunto la destinazione scelta per la quarantena dopo ore di tensione, in cui i dimostranti hanno bloccato la strada e lanciato sassi contro i veicoli, rompendone anche un finestrino. A manifestare, centinaia di abitanti del villaggio di Novi Sanzhary, nella regione di Poltava, che hanno tentato di impedire l’arrivo dei mezzi per paura del contagio. Hanno creato blocchi stradali, bruciato pneumatici e si sono scontrati con la polizia. Più di 10 persone sono state fermate, secondo il ministro dell’Interno Arsen Avakov che si è recato sul posto per tentare di calmare la rabbia della folla. Il presidente Volodymyr Zelenskiy ha commentato che le proteste “non mostrano il miglior lato del nostro carattere”, tentando di rassicurare gli abitanti che non ci sarà alcun pericolo per loro. L’aereo con 45 ucraini e 27 cittadini stranieri è arrivato da Wuhan, epicentro dell’epidemia; tra gli evacuati ci sono cittadini di Bielorussia, Kazakistan, Argentina, Ecuador, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Panama e altre nazioni.

L’Iraq avvia il rimpatrio dei suoi cittadini dall’Iran

Le autorita’ irachene hanno avviato i preparativi per l’evacuazione dei suoi cittadini in Iran, dopo che nella Repubblica islamica sono stati registrati cinque casi di Coronavirus (Covid-19) che hanno gia’ provocato due morti. “Il ministero dei Trasporti ribadisce la sua volonta’, in collaborazione con il ministero della Salute, di evacuare gli iracheni presenti in territorio iraniano e di trasferirli in Iraq, dopo aver effettuato i controlli necessari da parte del personale sanitario specializzato“, si legge in un comunicato stampa del dicastero dei Traporti di Baghdad. Secondo quanto riferito ad “Agenzia Nova” da fonti della sicurezza irachena, sarebbero in corso preparativi per realizzare dei centri per la messa in quarantena lungo il confine. Intanto la compagnia di bandiera irachena Iraqi Airways ha sospeso tutti i voli da e verso l’Iran. La disposizione e’ stata adottata oggi e restera’ in vigore fino a nuovo avviso. Lo stop ai voli segue le raccomandazioni del ministero della Salute per adottare tutte le misure necessarie per impedire l’ingresso del virus nel territorio iracheno. Fanno eccezione le delegazioni diplomatiche e i cittadini iracheni attualmente presenti in Iran, che saranno soggetti a speciali procedure mediche da parte delle squadre del ministero della Salute al loro rientro in patria.

Per evitare la diffusione dell’epidemia in Iraq, il ministro della Salute, Jaafar Sadiq Allawi, ha proposto al primo ministro Adel Abdul-Mahdi di predisporre un divieto temporaneo di ingresso ai cittadini iraniani e agli iracheni di visitare l’Iran, mentre il ministero dell’Interno iracheno ha deciso di sospendere l’ingresso dei turisti provenienti dal territorio iraniano. Secondo quanto riferito ad “Agenzia Nova” da fonti della sicurezza, sarebbero in corso preparativi per realizzare dei centri per la messa in quarantena lungo il confine.

Hubei estende al 10 marzo blocco imprese

La provincia dell’Hubei, epicentro dell’epidemia di Coronavirus, ha esteso il blocco per le imprese per la terza volta, fino al 10 marzo, a oltre un mese e mezzo dalla fine del Capodanno lunare. Le societa’, tranne quelle di primaria importanza come servizi di pubblica utilita’, cibo e medicine, resteranno chiuse per limitare il contagio. Lo stop era atteso fino a giovedi’, ma il nuovo blocco rischia di causare gravi danni all’economia. Nel resto della Cina le attivita’ sono ripartire il 10 febbraio. L’Hubei ospita impianti di case dell’auto come Honda Motor, Nissan Motor e Gm.

In Israele fino a 7 anni di carcere per chi evade dalla quarantena

Chi non rispetta la quarantena per il coronavirus in Israele rischia fino a sette anni di carcere. Lo ha reso noto il ministero israeliano della Salute, citato da Times of Israel. Secondo le disposizioni delle autorità israeliane per il contrasto al Covid-19, i viaggiatori in arrivo da Cina, Hong Kong, Macao, Singapore e Thailandia devono isolarsi a casa per un periodo di 14 giorni. Chi violerà consapevolmente questa disposizione rischia fino a sette anni di carcere, mentre nel caso di una negligenza, il massimo della pena è tre anni, ha reso noto oggi il ministero.

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